2015-05-25 13:01:00

"Divorzio breve" in vigore, ridotto tempo riflessione per i coniugi


Entra in vigore domani, martedi 26 maggio, la legge sul divorzio breve che riduce i tempi della separazione dai tre anni previsti finora a dodici mesi, in caso di contenzioso, o a soli sei mesi, in caso di accordo consensuale. I circa 200 mila procedimenti già in corso potranno accedere alle “nuove regole” e per questo c’è il rischio che l’attività dei tribunali, in carenza di personale amministrativo, si ingolfi. “La riduzione dei tempi non è un aiuto reale ai coniugi in difficoltà”, spiega Francesca Romana Baldacci, avvocato del Foro di Roma, esperto di famiglia e minori. Paolo Ondarza l’ha intervistata:

R. – Il tempo necessario per passare dalla separazione al divorzio era un tempo di riflessione proprio per verificare se ci fosse o meno la possibilità di una riconciliazione. Infatti, il cambiamento di stato giuridico è poi dopo con il divorzio: prima, durante la separazione, è come se fosse un momento di verifica di quello che è il sentimento, il risentimento di questa coppia e di questa famiglia.

D. – Potremmo dire che era un tempo per stemperare le emozioni inevitabilmente forti in una situazione di crisi matrimoniale?

R. – Sicuramente sì; anche perché quando si va alla separazione, tra i due coniugi non c’è una situazione assolutamente paritaria. Normalmente c’è uno dei due coniugi che vuole la separazione, o comunque la chiede o addirittura la pretende, e l’altro coniuge che spesso la subisce. E’ raro il caso in cui entrambi siano arrivati ad una separazione davvero consensuale. Quindi, avviene spesso che la parte più debole in realtà poi si trovi a dover affrontare una situazione che vive come insostenibile e in questa situazione insostenibile sia disposta a pagare qualunque costo: emotivo, economico … Per cui le condizioni di separazione, spesso, anche se concordate, non sono in realtà realmente condivise, ma sono spesso subite da uno dei due coniugi. Quindi, il tempo più lungo poteva servire o ad una riconciliazione o comunque ad una sperimentazione di una quotidianità che, soprattutto laddove ci siano i figli, ha un’importanza rilevante, perché si tratta di vivere da soli quello che prima avrebbe dovuto essere condiviso da entrambi i genitori. Si tratta di avere ad esempio una condizione economica sicuramente meno favorevole perché il reddito della famiglia viene diviso, e spesso neanche equamente … Quindi, sei mesi da una separazione consensuale al divorzio sono veramente troppo, troppo pochi.

D. – Chi saluta favorevolmente questo provvedimento critica la lungaggine dei processi …

R. – In realtà, mentre i tempi troppo lunghi per la giustizia sono sempre negativi in tutte le altre materie, in questa materia hanno consentito spesso – almeno secondo la mia esperienza professionale – la possibilità di riflessione, la possibilità di riprendersi anche da una separazione, appunto, a volte non voluta, la possibilità di sperimentare questa quotidianità più complessa e a volte hanno portato a forme di riconciliazione o quantomeno a un divorzio che avesse condizioni più eque rispetto a una separazione che, le ripeto, spesso è voluta a tutti i costi perché sembra il rimedio ad una situazione divenuta intollerabile. Inoltre la separazione viene vissuta come se fosse un diritto e quindi è una visione – come sempre – molto adultocentrica della famiglia e non tiene conto del fatto che i figli, in tutto questo, siano le prime vittime del loro diritto ad avere una famiglia, diritto riconosciuto dalle nostre leggi ordinarie.








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