2015-05-26 12:00:00

Euroscettici e calo Borse: Renzi chiede a Ue più efficacia


Chiusura in calo ieri per le Borse europee e perdite per diverse Banche, in particolare in Italia, e ad eccezione di Londra. A pesare la crisi greca, con Atene che ieri ha confermato che pagherà il debito al Fondo monetario internazionale (Fmi) dopo aver annunciato il contrario. E c’è la tensione dopo il voto in Spagna e Polonia, che, pur in situazioni diverse,  ha fatto emergere le critiche all’austerity. Da parte sua, il premier italiano, Matteo Renzi, prende posizione con una lettera alle istituzioni europee. Il servizio di Fausta Speranza:

"Unione Europea a un bivio: tra il tirare a campare e l'affrontare con determinazione le nuove sfide”. Renzi dà il suo contributo alla riflessione sulla riforma del sistema di governo dell'Unione economica e monetaria europea, interpellando Commissione, Consiglio, Bce, Eurogruppo e parlamento Ue. Una lettera in vista del prossimo Consiglio che di questo si occuperà. Le richieste non sono nuove: crescita e "misure per affrontare i costi sociali della crisi. Solo così – sottolinea Renzi – si migliora la fiducia dei cittadini nell'Ue. Il punto è che di fronte all’euroscetticismo, Renzi propone non meno Europa ma più Europa. La lettera è chiara: parla di rafforzare la governance comune di riforme e politiche di bilancio pro-crescita. Senza maggiore integrazione, avranno meno peso i pur significativi investimenti della Commissione. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Bce, con un focus preciso: Draghi chiede di rafforzare la condivisione dei rischi. Chiede “un’architettura istituzionale più efficace”, dove ci sia – precisa – un riequilibrio più cooperativo.

Dell'intrecciarsi del piano dell'economia finanziaria delle Borse con quello dell'economia reale Fausta Speranza ha parlato con Carlo Altomonte, docente di Politiche economiche all'Università Bocconi:

R. – Oggi, l’Europa, dal punto di vista dell’economia reale, sta iniziando una lenta ripresa, una fase espansiva di ciclo – nell’ultimo trimestre l’Europa è cresciuta addirittura più degli Stati Uniti – però ovviamente questi sentimenti positivi che abbiamo ancora faticano a tradursi in effetti per tutti i cittadini, soprattutto in termini di tasso di occupazione. Questo evidentemente continua ad alimentare un certo euroscetticismo, un certo disincanto dei cittadini che alimenta un vuoto di protesta più nazionalista – più di destra in Polonia e più di sinistra e comunque di protesta in Spagna – oltre ovviamente al voto di Syriza in Grecia che ha destabilizzato un po’ il quadro dei rapporti tra Stati per Atene.

D. – In tutto questo, Draghi raccomanda più “condivisione di rischi”…

R. – Sostanzialmente, Draghi ha messo l’accento sul fatto che in questa fase di ciclo economico, con una politica monetaria così a supporto dell’economia – tassi d’interessi negativi, acquisto di titoli sul mercato da parte della Banca Centrale – è il momento in cui calcare di più la mano sulle riforme strutturali per migliorare la competitività dell’economia europea. E questo perché attraverso le riforme strutturali, attraverso la capacità delle economie europee di essere più flessibili e più in grado di reagire agli shock economici, si rafforza da un lato la crescita – perché questi due effetti andranno a interagire tra di loro quello della politica monetaria e quello delle riforme – e dall’altro anche si riducono in qualche modo i costi dello stare insieme nelle moneta unica, perché ogni singola economia potrà adattarsi più facilmente alle proprie situazioni. Prendiamo ad esempio la situazione dei salari bloccati al rialzo o al ribasso: se i salari non seguono un po’ il ciclo economico, evidentemente questo genera dei differenziali tra Paesi che poi creano tensioni tra i Paesi stessi.

D. – Dopo anni di austerity, adesso abbiamo una Commissione europea che fa scelte tipo gli ultimi investimenti abbastanza massicci, scelte un po’ nuove. Ma c’è comunque ancora bisogno di accompagnare questi investimenti con misure precise, vero?

R. – Sì, fondamentalmente è un po’ cambiato il tono. Non è un caso, ripeto, che il ciclo economico negli ultimi tre mesi abbia iniziato a migliorare. È cambiato il tono della politica monetaria che è diventata di nuovo espansiva con le ultime azioni di Draghi. E' cambiato, e finalmente si è chiuso, il processo di vigilanza bancaria e quindi il credito, piano piano, ha smesso di contrarsi. In alcuni Paesi, ha già cominciato a salire – in Italia è ancora a zero perché abbiamo il problema delle sofferenze bancarie – ma dovrebbe iniziare a mostrare segni di ripresa nei prossimi mesi. Anche il tono della politica fiscale è tornato in territorio neutrale, cioè non frena più la crescita. Bisogna ovviamente fare di più, però. Si fatica in questo momento a farlo a livello centrale: al momento va fatto a livello dei singoli Stati nazionali, dove il patto che la Commissione fa con gli Stati membri è chiaro: potete spendere di più se fate riforme. Più riforme  fate – lavoro, scuola, giustizia, parlando all’Italia – più potrete allentare i vincoli di finanza pubblica. Questa evidentemente è un po’ la strada che stiamo seguendo. In Italia, Matteo Renzi in queste ultime ore dice: “Dobbiamo fare di più anche a livello europeo”. Per questo ci sarà una riunione del Consiglio europeo a fine giugno, in cui si inizierà a parlare di politica fiscale comune europea. Ovviamente, è una strada lunga, difficile, con tante necessità di conciliazioni di elementi politici. Ma stiamo andando in quella direzione.








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