2015-05-27 13:25:00

Corruzione nel calcio mondiale. Arrestati sette dirigenti Fifa


Il mondo del calcio internazionale è stato travolto, questa mattina, dall’arresto a Zurigo di sette alti dirigenti della Fifa, accusati di corruzione e riciclaggio. L’inchiesta è partita dagli Stati Uniti, che stava indagando parallelamente alla magistratura elvetica, sulle gare per aggiudicarsi i campionati mondiali, gli accordi per il marketing e per i diritti televisivi . Nessuna imputazione per il presidente della Fifa Joseph Blatter, in carica da 17 anni mentre la Uefa ha chiesto il rinvio dell’elezione dei nuovi vertici dell’organizzazione, prevista per venerdì. Il servizio di Michele Raviart:

“Siamo davanti alla Coppa del mondo della corruzione, alla quale oggi è stato mostrato il cartellino rosso” . Le parole di Richard Weber, capo della sezione criminale del fisco americano, lasciano presagire che quello di stamattina è stato solo l’inizio di un’inchiesta che rischia di cambiare per sempre il mondo del calcio internazionale. Arrestati in un albergo a Zurigo due vicepresidenti della Fifa, Eugenio Figueredo, Jeffrey Webb,  e altri cinque dirigenti. Sotto accusa gli ultimi 25 anni di governo del calcio, con un giro sospetto di tangenti da centinaia di milioni di dollari. L’indagine parte dalla vendita dei diritti televisivi in Sudamerica nel 1991, passa per i mondiali del 2010 in Sudafrica - dove si sospetta una tangente di 110 milioni di dollari- e arriva all’assegnazione dei mondiali del 2018 e 2022 in Russia e Qatar. “Siamo parte lesa”, ha commentato il portavoce della Fifa Walter de Gregorio e anzi “l’inchiesta è un bene perché si farà pulizia”. Critiche sono arrivate dal ministro degli esteri russo Lavrov, che ha parlato di “illegale uso extraterritoriale della legge Usa”, mentre per ora sei dei sette arrestati hanno rifiutato l’estradizione negli Stati Uniti, in attesa della richiesta formale del governo svizzero.Nessuna incriminazione al momento per il presidente Joseph Blatter – atteso venerdì alla sua quinta rielezione  -  non è al momento indagato, ma il segretario della Giustizia degli Stati Uniti Loretta Lynch ha invitato lui e  tutta la Fifa “ad un esame di coscienza”.

Per un commento sulla vicenda e sulle ripercussione nel mondo del calcio Marco Guerra ha raccolto il commento di Italo Cucci, tra le firme più autorevoli del giornalismo sportivo italiano. 

R. – E’ significativo il fatto che l’indagine sia partita dagli Stati Uniti. Immagino che ci volesse proprio un inquisitore terzo, cioè non coinvolto nel calcio mondiale, come sono praticamente tutti gli altri Paesi. Ricordiamo che la Fifa, la Federazione Internazionale delle Associazioni di Calcio, ha più Paesi aderenti di quanti non ne abbia l’Onu. Una forza mondiale assoluta. Ci voleva, però, il Paese che è meno interessato a quelle che sono tutte le attività calcistiche. Gli Stati Uniti crescono lentamente, ma non sono partecipi del grande business della Fifa. Non c’è stupore, anche perché ormai fra il denaro, l’ipocrisia, il piacere comunque di coltivare uno sport bellissimo, si è diventati tutti abbastanza cinici e si dice: “Quando è che metteranno  le mani sul mondo della Fifa, dove circola denaro all’insegna di un potere illimitato...”. Si può disporre anche – tanto per dire l’ultima – di giocare un campionato del mondo in inverno, per far piacere all’emiro del Qatar. Ecco, questo è il calcio mondiale che in questo momento viene radiografato e nel cui corpo vengono trovati mille mali.

D. – Gli eventi legati al calcio generano un giro di soldi astronomico. Forse è sfuggito di mano tutto questo al mondo del calcio?

R. – Quando si dice business non è semplicemente una parola o – come molti dicono – un adeguamento ai tempi: il mercato, il denaro. Da una ventina d’anni, il calcio in questo modo non è più uno sport, ma semplicemente uno spettacolo, uno spettacolo corrotto fra l’altro, perché si sono buttate via tutte quelle che erano le “sostanze” morali. Non è per fare una predica – gli imbroglioni ci sono sempre stati, le situazioni dubbie anche – ma una volta c’era alla fine lo spirito vincente del pallone. Adesso è tutto denaro, le tv a pagamento...tutto è a pagamento. Se volete incontrare un campione e chiedergli come sta, probabilmente prima gli dovete dare un compenso immediato, perché altrimenti non parla nemmeno più. In questa maniera, si è tolto quell’aspetto sportivo che praticamente voleva dire anche “romantico”, che voleva dire anche “pulito”, che voleva dire “passione”, ed è diventato tutto una bottega.

D. – E poi ci sono i vertici alla guida mondiale del calcio, che sono gli stessi da 20 anni. Questa sclerotizzazione della dirigenza ha provocato dei danni? Si poteva evitare?

R. – La sclerotizzazione ha una sua spiegazione molto pratica, per un semplice motivo: Blatter è un uomo di successo, Blatter è il presidente che ha portato più soldi al calcio di tutti quelli precedenti messi assieme, Blatter è uno che, stando a questo tipo di morale, a questo tipo di conti che si vanno a fare, è quello che ha fatto più di tutti il bene del calcio. Poi, la sostanza la vediamo: 100 milioni di dollari di corruzione. Ci sono in ballo delle cifre che spesso e volentieri superano quello che è il fabbisogno di uno Stato, di un Paese. Avendo questi risultati, chi è che va a dire a Blatter: "Vattene?".

D. – Solo pochi giorni fa, l’indagine sul calcio dilettantistico in Italia. Si può credere ancora nel pallone alla luce di tutto questo?

R. – Quando si allentano i freni inibitori, tutto va a finire in questa maniera. Il calcio minore prende esempio dal calcio maggiore . Allo stesso tempo, è il periodo in cui si fanno più congressi, più dibattiti, più convegni che riguardano la morale dello sport. Evidentemente, parlandone molto, ci si è accorti che la morale è praticamente sparita. Non si può recuperare, però, con le chiacchiere, ma con fatti certi. Vale a dire: ci vuole un periodo di austerità e di controllo profondissimo e non basta il calcio a ripulire il calcio. In questi giorni, il fenomeno delle scommesse dice che siamo davanti a un problema di Stato e io spero ci sia una collaborazione fra le autorità calcistiche semi-impotenti e le autorità dello Stato, che per ora non hanno brillato, per poter mettere a posto questo capitolo di un problema sociale, non di un problema sportivo. Bisogna, inoltre, ricominciare dalle famiglie, da chi assiste all’attività sportiva minore. Quando papà e mamma vanno a vedere il ragazzino che gioca, spesso e volentieri rimangono turbati dalla maleducazione e dal fatto che l’unico traguardo che viene perseguito è quello del successo. E’ un fenomeno da rieducare in maniera profondissima.








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