“Persone sono uccise, violentate e torturate. Bambini sono reclutati in gruppi armati e i saccheggi sono endemici” denuncia il South Sudan Council of Churches, l’organismo che raggruppa le Chiese cristiane del Sud Sudan, tra cui quella cattolica, in una dichiarazione pubblicata il 26 maggio e pervenuta a Fides. La guerra civile esplosa nel dicembre 2013 tra le due fazioni, fedeli rispettivamente al Presidente Salva Kiir e all’ex vice-Presidente Riek Machar, ha provocato finora almeno 10.000 morti e un milione di sfollati.
La guerra continua: non ci sono giustificazioni morali
Nonostante i colloqui di pace avviati da tempo ad Addis Abeba, in Etiopia, la guerra
continua. “Non ci sono giustificazioni morali perché le uccisioni continuino” afferma
il messaggio, che aggiunge: “è inaccettabile che i negoziati per spartirsi posti di
potere si tengano in lussuosi hotel mentre la popolazione continua a uccidere e ad
essere uccisa”.
Le violenze fomentate da leader che si definiscono cristiani
I leader delle Chiese affermano di “nutrire seri dubbi” sul fatto che i leader politici
e militari sud-sudanesi “molti dei quali si definiscono cristiani” ascoltino il loro
appello a fermare i combattimenti. “Nonostante tutto, vogliamo che essi sappiano,
insieme ai cittadini del Sud Sudan, ai nostri amici nella regione e alla comunità
internazionale, che li osserviamo e siamo consapevoli di quello che accade”. (L.M.)
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