2015-05-29 15:12:00

Roma, incontro mondiale delle nuove forme di vita consacrata


Alcune di loro hanno ricevuto da poco il riconoscimento diocesano o pontificio, altre sono in cammino per essere approvate. Si tratta delle “nuove forme di vita consacrata”, ovvero delle numerose comunità fiorite nella Chiesa postconciliare. Un gruppo di delegati di una trentina di queste realtà si incontrano per due giorni a Roma nel loro terzo appuntamento mondiale, dedicato per il 2015 al tema delle “strutture di comunione e di governo”. Alessandro De Carolis ne ha parlato con una delle organizzatrici, María Isabel Chacón Gil, missionaria idente dell’Istituto Id di Cristo Redentore:

R. – L’invito a questo incontro è per tutti quegli Istituti ed Associazioni di diritto diocesano che sono già stati riconosciuti sotto questa denominazione o che si trovano in questo cammino perché sentono di essere “vita consacrata” in una forma che ancora non è stabilita nel Codice di diritto canonico. Perciò, riflettiamo insieme su questa nuova identità.

D. – Quanti sono questi istituti o comunità?

R. – Grazie a Dio sono tante le comunità che, soprattutto il Concilio Vaticano II, sono sorte da questa  nuova ecclesiologia e da questa nuova ispirazione dello Spirito Santo. Nel primo incontro che si è celebrato, nel 2011, c’erano 80 rappresentati di 22 istituzioni diverse,  provenienti da un 11 Paesi. La partecipazione nel  secondo e terzo incontro è cresciuta, perché la celebrazione di questo incontro si è diffusa. Allora tante nuove realtà, nuove comunità, vogliono partecipare per condividere questo percorso e  per trovare questi elementi comuni delle nuove forme di vita consacrata e condividere la propria originalità.

D. – Siete tante comunità, quindi con tati carismi diversi, però avete anche questa caratteristica della novità, cioè di essere delle nuove forme di vita consacrata. C’è un elemento che vi accomuna?

R. – Ci sono diversi elementi che ci accomunano. Uno, ad esempio, è la spiritualità di comunione che è venuta Concilio Vaticano II. Un’altra caratteristica è questo spirito della nuova evangelizzazione: vivere il Vangelo in una forma più radicale nelle diverse missioni che poi la comunità svolge.

D. – In questa varietà, quando parliamo di consacrazione, parliamo anche di consacrazione laicale …

R. – Esattamente. Uno dei grandi aspetti  di questa novità, è che un unico istituto accoglie tutti gli stati di vita, cioè laici e chierici, donne e uomini, sposati, celibi…  Questa  è la ricchezza: formiamo una stessa famiglia unita nello stesso carisma e nella stessa missione. Questa è una novità perché lo Spirito sta ispirando questa nuova forma di vivere il Vangelo nel mondo.

D. – In particolare, in concreto, cosa vi proponete di affrontare quando parlate di “comunione e di governo”?

R. – Come missione generale, i nostri incontri hanno sempre avuto questo inizio: aprire cammini. Perché stiamo aprendo un cammino per essere uno strumento per la Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica, e di servizio sotto la sua tutela, per aiutare queste comunità affinché trovino una via legislativa, una via canonica del riconoscimento.

D. – Queste nuove forme di vita consacrata possono contare su un numero di chiamate, di vocazioni, consistente?

R. – Certamente. Come tutte le comunità, le istituzioni che sorgono in un determinato momento della Chiesa sono la risposta all’ispirazione dello Spirito che indica il bisogno della Chiesa in un determinato periodo. Perciò queste comunità sono figlie di questa epoca – tra il Concilio Vaticano II e oggi -  ma sono movimenti che effettivamente attraggono tante vocazioni. Crediamo e condividiamo sempre questa vitalità, questa ricchezza dello Spirito che si manifesta in queste realtà per il bene della Chiesa nel mondo, in comunione con tutte le comunità tradizionali, perché lo Spirito è sempre lo stesso.








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