2015-05-30 14:07:00

Rom, il card. Vallini: si superi la logica dei campi


L’incidente stradale provocato a Roma, mercoledì scorso, da tre giovani rom e costato la vita ad una donna filippina di 44 anni ha riacceso il dibattito sui campi rom. Il cardinale vicario Agostino Vallini, in un articolo che sarà pubblicato domani dal settimanale diocesano “Roma Sette”, sottolinea che tali campi non si giustificano se, di fatto, diventano definitivi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Rispetto della  legalità, cultura dell’accoglienza e inclusione sociale. Sono queste le priorità indicate dal cardinale Agostino Vallini che, soffermandosi sull’incidente avvenuto a Roma, auspica anche il superamento della logica dei campi rom, comprensibili solo quando si rivelano “soluzioni di emergenza e temporanee”. Paolo Ciani, responsabile delle attività con rom e sinti della Comunità di Sant’Egidio:

“E’ evidente che non c’è una connessione tra un incidente stradale e i campi rom, ma chi l’ha voluta sollevare ha voluto rimestare in un problema molto sentito dalla popolazione. E’ evidente che non c’è connessione perché nei campi rom abitano anche tante persone per bene, che non c’entrano nulla con quell’incidente, che non delinquono. I campi rom non possono essere una soluzione abitativa perenne”.

Diversi politici concordi sulla chiusura dei campi rom
Anche diversi esponenti politici invocano la chiusura dei campi rom. Tra questi, in un’intervista rilasciata al “Messaggero”, il presidente del Pd, Matteo Orfini, che sottolinea come la gestione emergenziale di questi spazi abbia consentito infiltrazioni criminali:

“I campi furono realizzati in Italia negli anni Ottanta e si chiamavano campi nomadi perché c’era la concezione che si trattasse di popolazioni nomadi. Allora, queste popolazioni non erano più nomadi e non lo sono tantomeno oggi. E infatti queste popolazioni ormai abitano da decenni in questi campi. Non è che si può dire soltanto: bisogna chiudere i campi. Il problema è capire come”.

Contro i rom dichiarazioni inaccettabili
Per il cardinale Vallini, sono inoltre “inaccettabili e da condannare” le dichiarazioni di alcuni politici che innescano nella popolazione sentimenti di rifiuto e di disprezzo. Ancora Paolo Ciani:

“Per fare politiche serie di integrazione non bastano slogan positivi o negativi, ma bisogna fare la fatica di tirar fuori dai campi famiglia per famiglia e situazione per situazione e giungere a una integrazione positiva col tempo e con la fatica. Con gli slogan si crea soltanto più disprezzo, più distanza, e spesso gli slogan che abbiamo sentito in questi giorni sono veramente parole irresponsabili. Il problema della popolazione è che non va sobillata nei suoi istinti più bassi”.

Il vero volto dell'incidente avvenuto a Roma
L’incidente stradale avvenuto mercoledì scorso a Roma ha alimentato nuovi e vecchi pregiudizi e non ha portato a riflettere su aspetti rilevanti ed emblematici:

“L’incidente è avvenuto in quartiere, Primavalle, che come Sant’Egidio conosciamo molto bene. Non si è sottolineato un aspetto. La donna morta proveniva dalle Filippine e già da tempo era diventata cittadina italiana. Era perfettamente integrata nel nostro Paese ed era un pochino il volto della nuova città, della nuova società contro cui una parte della politica, e una parte dei seminatori di odio, hanno in questi anni parlato male e con disprezzo. Quella donna è il volto di una città che già esiste di cui bisogna prendere atto, da valorizzare, da rafforzare e non da strumentalizzare per fini politici”.

L'impegno dei rom per l'integrazione
E i volti di una città che già esiste sono quelli di tanti rom che cercano, ogni giorno, di percorrere la strada dell’integrazione:

“E’ evidente che ci sono tanti rom che ogni giorno compiono lo sforzo di una vita dignitosa, di una vita di lavoro, di una vita per portare avanti la famiglia. Ci sono, e l’abbiamo visto, dei rom che compiono delitti. Vanno assicurati alla giustizia ma non si può condannare un popolo a essere considerato un popolo di ladri”.








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