2015-06-02 19:01:00

Crisi greca: Atene propone accordo ma Ue frena. Negoziati in corso


La crisi della Grecia ancora in primo piano: nessuna certezza sullo stato dei negoziati con i creditori internazionali. Dopo la proposta di accordo - annunciata stamane dal premier ellenico Tsipras - per consentire lo sblocco dei prestiti, si sono rincorse nella giornata voci contrastanti, fino alla ‘bocciatura’ del piano di Atene da parte dell’Eurogruppo. Intano le Borse europee restano in balia delle notizie sulle trattative in corso. Il servizio d iRoberta Gisotti

 

La proposta di Tsipras, raccolta in 47 pagine di cui non si conoscono i contenuti, non ha convinto per ora le parti al tavolo dei negoziati.. “Ci sono progressi ma non sono sufficienti”: ha commentato nel pomeriggio il ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo Dijssembloem, ammonendo: “non è giusto pensare che possiamo incontrarci a metà strada”. Poche ore prima il governatore della Banca centrale di Atene Stournaras, aveva invece dichiarato: “un compromesso tra Grecia e creditori internazionali non è lontano”, dicendosi  “molto ottimista” sul fatto che Atene non abbandonerà l’Euro. Di certo il governo ellenico non firmerà un accordo incompatibile con il proprio programma antiausterità.  E, se le dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo abbassano i listini delle Borse europee, le attese per un accordo rafforzano però l’Euro sul dollaro (1,111) e sullo yen (138,04). Non resta che sperare che il lavoro negoziale per evitare il fallimento della Grecia prosegua “con maggiore intensità”, come auspicato ieri nel vertice a Berlino tra Francia, Germania, Banca centrale europea (Bce), Commissione europea e Fondo monetario internazionale (Fmi), nelle cui casse venerdì 5 giugno Atene - confermano fonti dell’esecutivo -  verserà comunque 300 milioni di euro, anche nel caso non avrà raggiunto un accordo con i creditori.

Per un'analisi sulla situazione attuale Massimiliano Menichetti ha intervistato il prof. Luigi Paganetto, presidente della "Fondazione economia" dell'Università Tor vergata:

 R. – Questo tira e molla non aiuta, perché i mercati finanziari ne risentono. Credo che ci sia l’esigenza forte di evitare che si discuta di Grexit, di uscita della Grecia, dall’Unione Europea: di questo ne sono tutti consapevoli. Credo che, alla fine, si troverà una soluzione che non potrà che essere una ristrutturazione del debito della Grecia, con una maggiore lungimiranza da parte di quelli che oggi sono intransigenti. Questo è l’unico modo per consentire all’esecutivo greco di non ripetere le formule che già hanno portato alla caduta dei precedenti governi, e – allo stesso tempo – di impegnarsi in scelte che sono necessarie, perché è anche vero che interventi sull’uso delle risorse – i cosiddetti risparmi – vanno fatti. Credo che alla fine una posizione di equilibrio si troverà, perché questo è interesse della Grecia ed è interesse di tutti.

D. – Una crisi che può destabilizzare l’Europa?

R. – Se si arrivasse ad una uscita, questo sarebbe un colpo molto serio all’equilibrio tra Euro, governance europea e crescita dell’Europa. Credo che di questo siano consapevoli tutti gli attori. Diciamo che è un tiro alla fune, alla fine del quale la Grecia qualche prezzo dovrà pagarlo, ma anche i creditori – allo stesso tempo – dovranno prendere atto che altrimenti non se ne esce.

D. – Professore, si ha un po’ l’impressione che tutti gli attori contribuiscano al dibattito anche con dichiarazioni che poi vengono riprese dalle testate di tutto il mondo, che cioè sia anche un tiro alla fune un po’ mediatico…

R. – Indubbiamente! Se ne parlato tanto, se ne è parlato troppo! Poi certamente la Grecia deve essere pronta a fare qualcosa, ma il qualcosa dovrà andare fuori dalle dichiarazioni roboanti che hanno molti, ma non tutti, perché in effetti c’è chi è più ragionevole e chi è meno.

D. – Tempi brevi o tempi lontani?

R. – Credo che, a questo punto, che i tempi debbano essere relativamente brevi perché c’è questa scadenza del 30 giugno. Lì ci sarà probabilmente anche un documento da parte delle grandi istituzioni internazionali per dire “almeno questo fatelo!”. 








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