2015-06-02 12:49:00

Ucraina: sale bilancio vittime, riunione a Minsk


Riunione del Gruppo di contatto oggi in Bielorussia, tra Osce, Russia, Ucraina e gruppi separatisti, per attuare gli accordi di "Minsk-2" e cercare una soluzione pacifica al conflitto nel Donbass. L’incontro nella capitale bielorussa mira a fare il punto sul cessate-il-fuoco raggiunto a febbraio scorso, dopo una prima intesa del settembre 2014, e giunge quando il Ministero degli esteri di Mosca ha fatto sapere che la Russia si riserva il diritto di schierare, se necessario, armi nucleari in qualsiasi parte del proprio territorio, compresa la penisola di Crimea, annessa lo scorso anno nonostante la contrarietà della comunità internazionale. L’Onu ha intanto denunciato che il bilancio del conflitto nell’est dell’Ucraina è di oltre 6.400 vittime dall’aprile dell’anno scorso. In questo quadro, quanto di fatto nelle regioni di Donetsk e Lugansk è stato rispettato il cessate-il-fuoco? Risponde Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana e profondo conoscitore dell’area ex sovietica, intervistato da Giada Aquilino:

R. – Questo cessate-il-fuoco è in larga parte certamente rispettato ma in una parte minore, anche se non meno significativa, non lo è. Non meno significativa perché è il segnale che comunque in quell’area c’è un’instabilità di fondo che non è stata ancora regolata e, soprattutto, ci sono le attività e la presenza di molti “provocatori”, che hanno interesse a tenere la situazione in ebollizione: “provocatori” che sono sul fronte ucraino, come sul fronte dei cosiddetti indipendentisti aiutati dalla Russia.

D. – Perché tutto ciò, di fatto, succede?

R. – Succede proprio perché in realtà questa è una crisi che è stata largamente inseguita da ambo le parti e, comunque, è una crisi di portata mondiale. Sul Donbass convergono gli interessi non solo appunto di Mosca e di Kiev, dei cosiddetti indipendentisti, degli estremisti ucraini, ma anche interessi che riguardano la Nato, interessi che riguardano i Paesi europei, dell’ex “blocco sovietico”, interessi americani, addirittura interessi legati al mercato mondiale dell’energia. Quindi, è veramente un quadro difficilissimo da comporre adesso che la crisi si è scatenata e si è acuita in ormai anni di confronto armato.

D. – C’è poi la questione della Crimea annessa da Mosca. Lì, la Russia potrebbe davvero arrivare a schierare armi nucleari o le dichiarazioni dei vari dirigenti russi in tal senso hanno altri scopi?

R. – Penso che si debba scindere la retorica dai fatti concreti. Non credo proprio che la Russia abbia intenzione di arrivare a una provocazione simile. Vorrei anche ricordare, a proposito di provocazioni, che nel 2008 è stato installato in Polonia uno scudo stellare che, allora, fu detto serviva a proteggere l’Europa dai missili nucleari iraniani e che, in realtà, serve solo a garantire alla Nato la certezza di un eventuale primo colpo nucleare senza rappresaglia da parte della Russia. Quindi, sulla questione delle armi nucleari bisognerebbe essere cauti e un po’ più obiettivi.

D. – Una soluzione davvero pacifica al conflitto nel Donbass allora per dove può passare oggi?

R. – L’Ucraina non può rinunciare al Donbass. Il Donbass è la spina dorsale dell’economia ucraina, lo è sempre stato e quindi un’Ucraina senza Donbass è un’Ucraina almeno dimezzata. D’altra parte, ormai, per come sono andate le cose anche per la Russia è difficile fare dei passi indietro. Una soluzione di compromesso potrebbe essere uno statuto speciale per queste regioni. Ma con quali criteri? Con quali misure? Con quale livello di autonomia rispetto a Kiev? Insomma, è davvero una questione difficilissima.








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