2015-06-06 10:57:00

I pediatri italiani: necessaria alleanza tra famiglia e medici


Il rischio anoressia e bulimia a partire dagli otto anni, la necessità di una carta dei diritti per i bambini disabili in ospedale, e di una piramide alimentare transculturale per integrare i popoli. Se ne è parlato al 71° Congresso congresso italiano di Pediatria, organizzato a Roma dalla Sip, Società Italiana di Pediatria. Medici e operatori sanitari provenienti da tutta Italia hanno discusso su come prevenire i disturbi alimentari nei piccoli pazienti e su come garantire cure immediate a chi ha una malattia cronica o rara. Maria Gabriella Lanza ha intervistato il presidente della Sip, Giovanni Corsello:

R. – Uno dei messaggi emersi dal congresso è stato l’importanza di un’alleanza strategica tra la pediatria e le famiglie. La comunicazione con le famiglie è importante per cercare di contrastare quel calo di coperture vaccinali che sta facendo riemergere malattie infettive che ritenevamo controllate, come il morbillo in primo luogo, e che è riesploso in Italia nel 2014, dovuto alle paure di possibili malattie neurologiche collegate alle vaccinazioni. Nelle famiglie questo ha creato paura.

D. – Avete creato una piramide alimentare arricchita con cibi tipici degli stranieri che vivono nel nostro Paese. L’integrazione quindi può partire anche dalla tavola?

R. – All’insegna dei principi salutari della dieta mediterranea, che prevede un uso privilegiato di vegetali, frutta, cerali, riteniamo che sia necessario integrare, dal punto di vista multiculturale, l’alimentazione rispettando quelli che sono gli alimenti delle varie culture. Quindi, abbiamo prodotto questa piramide nutrizionale multiculturale che è uno strumento in più per favorire, anche in queste popolazioni, i principi di un’alimentazione equilibrata, evitando le carenze di alcuni nutrienti.

D. – Secondo i vostri dati l’anoressia e la bulimia possono cominciare già all’età di otto anni. Quali sono i segnali a cui i genitori devono prestare attenzione?

R. – I genitori devono prestare attenzione a cambiamenti bruschi nello stile, nei comportamenti dei loro bambini, dei loro adolescenti, non solo in termini di relazione con il cibo, ma anche tendenze all’isolamento, rifiuto di attività relazionali, abuso del tempo dedicato ai social network.

D. – Avete realizzato anche la carta dei diritti dei bambini disabili in ospedale. Cosa prevede e perché è importante?

R. – Insieme alla Società di malattie genetiche pediatriche, abbiamo portato avanti questa iniziativa di elaborare una sorta di carta dei diritti dei bambini con disabilità che preveda i diritti del bambino non solo quando si trova in ospedale, ma anche quando è nel territorio, nel suo ambiente, quando va a scuola, quando deve svolgere attività, ludiche o sportive, e questo per mettere l’accento sull’importanza di una qualità della vita all’insegna del rispetto della persona.








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