2015-06-06 12:52:00

Nigeria: l’Onu denuncia gravi violazioni dei diritti umani


Ennesimo attentato la notte scorsa in Nigeria. Due kamikaze si sono fatti esplodere in un mercato della città di Yola, nell’est del Paese, provocando almeno 30 morti. Le autorità locali puntano il dito contro gli estremisti islamici di Boko Haram. Intanto, l’Onu denuncia gravi violazioni dei diritti umani anche da parte delle forze regolari, come l’uccisione di migliaia di persone detenute. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Massimo Alberizzi, storico corrispondente del Corriere della Sera e direttore del quotidiano on line "www.africa-express.info":

R. – Il rispetto dei diritti umani anche da parte delle autorità, quindi della polizia e dell’esercito, è abbastanza precario. In questa situazione drammatica, oserei dire ci sono intere zone che sono sotto il controllo di Boko Haram in Nigeria. E’ ovvio che quando arrivano le Forze dell’ordine, compreso l’esercito, prendono chiunque: o in qualità di guerrigliero oppure come sostenitore e favoreggiatore dei miliziani. Non c’è molta differenza. L’ulteriore dramma di questa situazione – direi il dramma nel dramma – riguarda la condizione dei minori che vengono anche torturati per estorcere informazioni sui miliziani. Però questo non giustifica assolutamente le torture.

D. – Fonti dell’Onu parlano di almeno 15 mila bambini usati da Boko Haram in Camerun…

R. – Sì, i bambini vengono utilizzati come bambini soldato. Vengono addestrati brevemente a sparare, ma non c’è un vero e proprio addestramento. Meettono nelle loro mani un mitra e gli dicono: “Guarda che se tu non spari da quella parte e spari contro di noi, noi ti ammazziamo subito”. Le bambine, invece, vengono utilizzate come schiave di sesso, diventando magari mogli dei comandanti… Forse, devo dire che la situazione delle bambine è ancora più drammatica di quella dei maschi.

D. – Cosa dire delle migliaia di persone morte in regime di detenzione?

R. – Si tratta soprattutto di scomparsi, nel senso che non ci sono neanche le prove che siano stati uccisi: cioè spesso non ci sono neanche i cadaveri, perché li fanno scomparire. Però, è gente che viene prelevata soprattutto dall’esercito più che alla polizia e viene portata da qualche parte. Dove non si sa: scompaiono, si danno per morti anche perché qualcuno è scomparso da qualche anno. Quindi, questa è una situazione più difficile da affrontare anche da parte dei difensori dei diritti umani visto che,, appunto, non ci sono neanche i cadaveri  di queste persone. E stiamo parlando delle azioni dell’esercito e della polizia. Però, è la stessa cosa da parte dei militanti di Boko Haram. Boko Haram arriva in un villaggio e dice: “Ah, voi siete sostenitori del governo”, prende tutti, li porta via e anche questa gente scompare, ovviamente. Come al solito i neutrali, chi non sta da una parte e dall’altra, sono quelli che ne fanno le spese perché poi non sono protetti né dagli uni né dagli altri.

R. – Quale può essere la risposta della nuova presidenza nigeriana?

R. – La nuova presidenza della Nigeria si presenta benissimo con grandi promesse. Ma questo accade dappertutto nel mondo della politica: si promette, tanto poi una volta eletti si può anche non mantenere. E’ il suo entourage che è un dramma: personaggi che non possono andare in America perché sono inquisiti dal Senato americano per riciclaggio di denaro, per corruzione, per distrazione dei fondi pubblici. Questa è la Nigeria, un Paese ricchissimo dove la gente, anche se sono tanti ed è il Paese più popoloso dell’Africa, potrebbe vivere non dico a livello scandinavo però a livello europeo. E invece vive al di sotto della soglia di povertà, mentre solo alcune famiglie vivono al di sopra delle ricchezze dei nostri considerati ricchi.

D. – Secondo te, è inutile pensare che ci saranno inchieste indipendenti su queste violazioni dei diritti umani?

R. – No, è inutile sperarlo. Le indagini indipendenti dovrebbero farle i governi e comunque i Paesi che sono connessi in qualche modo con la Nigeria e che garantiscono questa ricchezza enorme, spropositata, a poche famiglie nigeriane. Ma a parte gli Stai Uniti d’America e un pochino la Francia gli altri, compresa l’Italia, non si muovono in questo senso.








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