2015-06-06 17:10:00

Sarajevo. Il Papa e i nuovi ponti da costruire per la pace


"Con lacrime di gioia sto seguendo questa visita. Speriamo che, seppur di un giorno solo, essa segnerà l’inizio di un nuovo passo per tutta la Bosnia-Erzegovina. Il Papa è un seminatore di pace. E noi siamo stanchi di questa parola detta a voce da anni e anni. Qui si parla di pace solo a livello formale. In realtà continuiamo a vivere in una tregua perenne. E’ rimasto un muro nella testa della gente e, anche se non si vedono confini fisici, nei cuori ci sono tante frontiere. Se non siamo disposti a perdonare questa tensione potrà continuare decine di anni". Così Francesco Radman ofm, docente di Sociologia al Seminario francescano di Sarajevo, Presidente della Commissione Giustizia e Pace della Provincia francescana Bosna argentina, a commento del Viaggio apostolico del Papa a Sarajevo.

Il religioso spiega come lavora la commissione: "Alla luce dello spirito di Assisi. Un mese all’anno invitiamo anche i politici a parlare e pregare la pace. Noi siamo molto attivi per sollecitare da parte loro più morale e più senso di responsaibilità per questo paese. La politica è bloccata, non sta cambiando da quando c’era la guerra. Per noi è come se non fosse finita ancora la prima guerra mondiale". E la proposta perché sorgano tante altre strutture come il Centro internazionale studentesco francescano - dove si svolge l'incontro ecumenico ed interreligioso - che "prima era un grande convento - racconta - poi fu trasformato in un grande studentato per persone di tutte le religioni. Vorremmo che ne sorgessero di simili in tutto il paese. Vogliamo lanciare il messaggio alle nuove generazioni che possono dormire, mangiare, studiare insieme senza paura". 

"E’ una giornata meravigliosa", dice P. Stopo Alandjek ofm, insegnante di Religione al Liceo Classico gestito dai Francescani a Vìsico, 30 km da Sarajevo. "Qui le differenze tra le persone sono spesso sottolineate in negativo. Il Papa invece ci da il coraggio di sognare convivenza pacifica senza ipocrisie. Io sempre dico che dobbiamo cominciare dai bambini, come ha detto pure il Papa. Noi dobbiamo imparare dagli altri. La Bosnia può essere un modello per tutta l’Europa".

Nel 1993 un gruppo di giovani nel comasco decisero di mettersi in gioco a favore della gente di Sarajevo che avrebbe sofferto uno degli assedi più lunghi che la storia conosca. Nacque l'Associazione Sprofondo, per intuizione di don Renzo Scapolo. Ne fa parte Giuseppe Sordelli, che ci parla dei progetti portati avanti nel tempo a favore di anziani, disabili, persone abbandonate di Sarajevo. "Ci siamo impegnati a mettere il relazione le persone di etnie e religioni diverse attaverso un sostegno economico e di aiuto alimentare e una banca del lavoro che ha messo in moto un volano di solidarietà incredibile", racconta. "Mi ricordo il coraggio di questa gente di non cedere alle brutture della guerra. E’ la cosa che ancora mi porto nel cuore". Ora c’è una associazione locale, Bezdan, che ha eredito quello stile di intervento. "La pace va costruita, non solo amata e pensata", commenta ancora Sordelli. "E va costruita investendo sulle persone. Altrimenti rischia di essere sterile", questo ci ha voluto ripetere oggi il Papa. 








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