2015-06-10 12:40:00

Francesco: non lasciamo le famiglie sole nella malattia


La malattia, che tocca gli affetti più cari: ne ha parlato stamane il Papa all’udienza generale in piazza S. Pietro, proseguendo nel ciclo di catechesi dedicate alla famiglia. Nella prova della malattia - ha raccomandato Francesco - non lasciamo sola la famiglia. Il servizio di Roberta Gisotti:

“Con un di più di sofferenza e di angoscia”, così viene vissuta la malattia in famiglia. E’ l’amore - ha spiegato il Papa - che ci fa sentire questo “di più”. Quante volte “per un per un padre e una madre, è più difficile sopportare il male di un figlio, di una figlia, che non il proprio”, ha aggiunto Francesco, ricordando come la famiglia sia sempre stata “l’ospedale più vicino”:

“Ancora oggi, in tante parti del mondo, l’ospedale è un privilegio per pochi e spesso è lontano. Sono la mamma, il papà, i fratelli, le sorelle, le nonne  che garantiscono le cure e aiutano a guarire”.  

Tanti gli episodi nei Vangeli che “raccontano gli incontri di Gesù con i malati e il suo impegno a guarirli”:

"Se penso alle grandi città contemporanee, mi chiedo dove sono le porte davanti a cui portare i malati sperando che vengano guariti! Gesù non si è mai sottratto alla loro cura. Non è mai passato oltre, non ha mai voltato la faccia da un’altra parte".

 “La guarigione veniva prima della legge, anche di quella così sacra come il riposo del sabato”:

“I dottori della legge rimproveravano Gesù perché guariva il sabato, faceva il bene il sabato … Ma l’amore di Gesù era dare la salute, fare il bene. E questo è al primo posto, sempre!”

Ecco il compito della Chiesa, ha detto il Papa:

“Aiutare i malati, non perdersi in chiacchiere, aiutare sempre, consolare, sollevare, essere vicino ai malati;”

Il Papa poi, rievocando la pagina evangelica della donna pagana che supplica con insistenza Gesù e ottiene, dopo un primo rifiuto, la guarigione della figlia, ha invitato alla preghiera continua per i propri cari colpiti dal male:

“La preghiera per i malati non deve mai mancare. Anzi dobbiamo pregare di più, sia personalmente sia in comunità”.

Quindi, la raccomandazione a “educare i figli fin da piccoli alla solidarietà nel tempo della malattia”:

“Un’educazione che tiene al riparo dalla sensibilità per la malattia umana, inaridisce il cuore. E fa sì che i ragazzi siano 'anestetizzati' verso la sofferenza altrui, incapaci di confrontarsi con la sofferenza e di vivere l’esperienza del limite”.

Quante volte, ha detto Francesco, vediamo arrivare al lavoro uomini e donne stanchi dopo notti insonni per avere assistito un malato in famiglia:

“Quelle eroicità nascoste che si fanno quando uno è ammalato, quando il papà, la mamma, il figlio, la figlia … E si fanno con tenerezza e con coraggio”.

“La debolezza e la sofferenza dei nostri affetti più cari e più sacri - ha aggiunto il Papa - possono essere, per i nostri figli e i nostri nipoti, una scuola di vita”, se  accompagnate da “preghiera” e da “vicinanza affettuosa e premurosa dei familiari.  

Infine un appello alla solidarietà:

“La comunità cristiana sa bene che la famiglia, nella prova della malattia, non va lasciata sola”.

E un grazie:

“Questa vicinanza cristiana, da famiglia a famiglia, è un vero tesoro per la parrocchia; un tesoro di sapienza, che aiuta le famiglie nei momenti difficili e fa capire il Regno di Dio meglio di tanti discorsi! Sono carezze di Dio. Grazie”.








All the contents on this site are copyrighted ©.