2015-06-10 15:36:00

Immigrati a Belluno, il Nord che integra con intelligenza


La situazione dei flussi migratori via mare è estenuante e tragica. Si legge nel messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Festa della Marina, in cui ringrazia tutti coloro che salvano le vite dei migranti. In Europa, intanto slitta la decisione per il piano di ricollocamento intra-Ue di 40 mila migranti, nonostante la sollecitazione della Commissione europea di raggiungere un accordo sulle quote. Si deve agire subito e non tra quattro mesi: si chiede ai ministri degli Interni europei. In Italia, dove i migranti arrivati da inizio anno sono 54 mila, la polemica è incendiata da Lega e Forza Italia, che si scagliano contro i prefetti e chiedono di fermare, anche militarmente, quella che è stata definita “l’invasione”. Il governatore lombardo Maroni preme per sospendere le assegnazioni ai Comuni e assicura premi a chi rifiuterà di accogliere i migranti.

Esempio fuori dal coro quello del Comune di Belluno, dove i 36 mila cittadini hanno aperto le braccia a 70 migranti, che ricambiano l’accoglienza con lavori di volontariato, come dipingere cancellate delle scuole o pulire i parchi e le fontane, provvedere al decoro urbano o occuparsi dell’Archivio di Stato, compito riservato alle donne. La ricetta è facile, spiega il sindaco Jacopo Massaro: piccoli gruppi di profughi accolti in appartamenti gestiti da cooperative che tra l’altro provvedono anche a insegnare loro l’italiano e il rispetto delle regole. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. – I Comuni non sono i deputati alla gestione dell’emergenza sbarchi: non ricevono soldi, non gestiscono l’emergenza, semplicemente subiscono, ovviamente sul proprio territorio, la questione dell’emergenza sbarchi. Allora cosa succede? Che è possibile, se qualcuno lo vuole, con grande dispendio di energie, come abbiamo fatto a Belluno, non accettare di subire “passivamente” un certo tipo di processo, che comunque è inevitabile, ma decidere di governarlo. Noi siamo andati in Prefettura e abbiamo parlato chiaro: se si vogliono mettere delle persone, dei migranti, nel comune di Belluno, occorrono una serie di regole, di modalità operative per assicurare determinati standard che garantiscano la capacità di integrazione da parte di queste persone, che sosteranno nella città di Belluno. E questo sistema funziona. Certo, l’applicazione del buon senso in questo caso passa attraverso a un grande dispendio di energie per riuscire a regolare questi rapporti tra noi, i migranti, la prefettura e chi gestisce i migranti.

D. – E la reazione dei cittadini in tutto questo?

R.  – L’idea nostra è stata proprio questa: sicuramente si creeranno tensioni sociali all’interno della città, perché è difficile da accettare, da capire soprattutto, il fenomeno dell’emergenza sbarchi da parte dei cittadini. Se invece adottiamo tecniche, modalità operative tali per cui le persone vengono invece attivamente integrate, di sicuro la cittadinanza accetterà meglio questo tipo di fenomeno. E’ ovvio che ci sono comunque tensioni, difficoltà, paure, ogni tanto, ma di sicuro da noi è un fenomeno che si limita a quello che è fisiologico e non c’è alcuna alimentazione di una escalation di tensione. Tutto sommato, abbiamo una forte accettazione complessiva. Noi abbiamo preteso che questi ragazzi, queste persone che arrivano, per esempio, non fossero mai messi in grandi gruppi, vogliamo che vadano in appartamenti sparsi su tutto il territorio, in piccoli gruppi di 3-4-5 persone alla volta, cosa che crea una dimensione più 'familiare. Questo, per esempio, ha favorito il processo di integrazione con i vicini di casa i quali all’inizio sono spaventati, poi dopo finisce quasi sempre che sono i vicini di casa che si prendono cura dei migranti.

D. – La realtà di Belluno si scontra apertamene con quello che in questo momento è il messaggio che invece viene da molti altri Comuni del nord…

R. – Sì, esatto. Si può decidere di non occuparsi del problema ma in questo caso si subisce e basta. Si passa alcune volte, con i cittadini, per i "paladini" della difesa del territorio che si è opposto al fatto che ci fossero flussi incontrollati, quando in verità da un lato non ci si fa carico di un problema nazionale – e un minimo di senso di responsabilità dobbiamo avercelo tutti – mentre dall’altro lato, sostanzialmente, non si risolve niente. Quelli che continuano a dire: “Noi non li vogliamo”, in verità sono inondati tanto quanto prima, solo che disimpegnandosi completamente non hanno e non stanno governando questo processo. E cosa succede? Loro sì che hanno problemi... Proprio per questa tendenza al disimpegno e all’opposizione precostituita oggi si trovano in difficoltà e loro, sì, hanno problemi di ordine pubblico, di carattere igienico-sanitario, hanno problemi sotto tanti aspetti che invece per fortuna invece a Belluno sono mitigati.








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