2015-06-12 10:45:00

Gender. Mamma: nell'educazione scuola non scavalchi genitori


In piazza san Giovanni in Laterano a Roma, il prossimo 20 giugno alle 15.30, con il comitato “Difendiamo i nostri figli” ci saranno numerosi genitori provenienti da varie parti di Italia che lamentano l’indottrinamento gender subito a loro insaputa dai ragazzi nelle aule scolastiche. Tra loro, c’è Tiziana Piedimonte: sua figlia nella scuola media di Capaci ha partecipato a un corso contro il bullismo e la discriminazione, ma senza che i genitori fossero avvertiti che la didattica era affidata ad organizzazioni gay Lgbt. Ascoltiamo la testimonianza raccolta da Paolo Ondarza:

R.  – Prima di tutto, dobbiamo precisare che la scuola ha presentato dei laboratori contro il bullismo e le discriminazioni. Io ho dato adesione. Il giorno 28 novembre nostra figlia chiede alla maestra di poter chiamare al telefono perché non si sente bene. Mio marito è andata a prenderla e la bambina ha cominciato a dire: “Papà, sai, c’erano due omosessuali in classe che parlavano di famiglia, che i figli si possono avere con l’inseminazione artificiale…”. Dopo una mezz'oretta, siamo tornati a scuola, c’ero pure io, abbiamo chiesto spiegazioni, chi fosse l’insegnante in classe e quali associazioni stavano sviluppando il laboratorio. Non mi hanno voluto dire niente di tutto questo. Un bambino che era all’interno di questa classe ha detto alla mamma che avevano fatto vedere anche omosessuali e lesbiche in intimità. Ora, noi stiamo cercando di accedere agli atti, non so se la scuola risponderà. Il discorso è che non si deve discriminare nessuno, però da questo passare a lezioni che contengano anche questioni di sessualità, no.

D.  – Quanti genitori si sono mobilitati dopo questa cosa?

R. – Come genitori siamo 4-5 in tutto il paese ad esserci mobilitati. C’è una bambina di seconda media, sua madre mi raccontava di essere andata a prenderla a scuola perché aveva chiamato anche lei dicendo che non stava bene. L’ha presa in lacrime mentre diceva: “Mamma portami via, portami via!” La bambina non è riuscita a spiegare niente a sua madre, si è confidata con il padre, dicendogli che gli avevano spiegato la masturbazione. Io ho provato a parlare con questa ragazzina ma tuttora ha il rifiuto.

D. – Indipendentemente che si descriva un atto sessuale, omosessuale, eterosessuale, di autoerotismo, lo si fa nei confronti di minori senza informare i genitori…

R. – Io dico sempre che la scuola ha sbagliato a non avvisare noi genitori, perché siamo i primi educatori. Noi genitori conosciamo modi e tempi per spiegare ai nostri figli determinate cose: possiamo avere 10 figli ma ogni figlio avrà il suo modo e il suo tempo in cui vanno spiegate determinate cose.

D. - E “Difendiamo i nostri figli” è il titolo della manifestazione del 20 giugno. Dunque le ragioni per scendere in piazza ci sono…

R. – Ci sono tutte. Noi siamo i primi educatori. Articolo 26 comma 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, articolo 30 della Costituzione italiana: noi genitori ci dobbiamo riprendere il mano il nostro diritto di primi educatori, la scuola non può scavalcarci. Ci saranno genitori che magari diranno pure di sì: va bene, non per questo tutti gli altri devono essere scavalcati.








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