2015-06-13 14:44:00

Migranti: Ue bloccata su quote profughi, emergenza in Italia


Ancora critica la situazione profughi a Ventimiglia, dove un gruppo di migranti è bloccato da due giorni al confine francese, presidiato dalle forze dell’ordine d’Oltralpe. A Milano e Roma si tenta di far fronte all’emergenza nelle stazioni Centrale e Tiburtina. L’Unione Europea intanto sarebbe orientata ad accelerare sulla politica dei rimpatri. Il servizio di Giada Aquilino:

Ventimiglia, Milano, Roma. È emergenza profughi in Italia, mentre in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno a Bruxelles già trapelano dettagli sulla bozza delle linee guida. Si accelera sulla politica dei rimpatri dei migranti economici, mentre è ancora in bianco il paragrafo sulla riallocazione dei migranti, punto più dibattuto del piano della Commissione Ue, che vorrebbe introdurre quote obbligatorie per ogni Paese membro. Da Ventimiglia, il sindaco Enrico Ioculano parla di situazione critica al confine con la Francia, presidiato dalle forze dell'ordine d'Oltralpe per impedire l'ingresso nel Paese di un gruppo di migranti: al momento 180-200 persone si trovano tra la zona della stazione e il centro cittadino. Forte la tensione. Altri 30 migranti, che da due giorni stazionavano sulla linea di frontiera, sono stati sgomberati da Polizia e Carabinieri, ma proseguono i sit in. Nella zona, a lavoro Caritas e Croce Rossa. A Milano, rilevati dieci nuovi casi di scabbia tra i profughi arrivati alla Stazione Centrale. Dopo una riunione fiume del comitato per l’ordine e la sicurezza, il questore del capoluogo lombardo Luigi Savina ha fatto sapere che entro “24/48 ore, al massimo 96” sarà pronto un nuovo centro di accoglienza. A Roma, si sta terminando l'allestimento della tendopoli sul lato est della Stazione Tiburtina che ospiterà 150 immigrati, dopo l'emergenza che ha visto centinaia di accampati - per lo più eritrei ed etiopi - in strada o nel vicino centro sociale ‘Baobab’.

Per l'emergenza migranti, cresce dunque l'attesa che si sblocchi il braccio di ferro europeo. Il dibattito è tra obbligatorietà delle quote di ripartizione, decisa dalla Commissione Ue, e volontarietà, ma anche sui criteri di calcolo per la ridistribuzione. Non se ne parla ancora nella bozza delle linee-guida del Vertice dei leader Ue del 25 e 26 giugno prossimi, dove invece si accelera sui rimpatri. Di fatto, la politica Ue paralizza la realtà e mostra gli aspetti negativi dell’Unione Europea, come spiega Antonio Villafranca, responsabile del Programma Europa per l'Ispi, Istituto studi politica internazionale, al microfono di Gabriella Ceraso:

R. – Il tema delle migrazioni non è una competenza esclusiva dell’Unione Europea. La cooperazione ci può essere, ma in buona parte è intergovernativa. E’ ovvio che ciascun Paese possa opporsi a questo tipo di ripartizione. Il problema è un altro: il problema è capire veramente che Europa stiamo costruendo e non per colpa delle istituzioni di Bruxelles, ma essenzialmente dei Paesi membri che dimenticano che sarebbe molto opportuno un coordinamento a livello europeo.

D. – Tra i Paesi che più si oppongono all’obbligatorietà delle quote proposte dalla Commissione, c’è tutta l’area baltica, ci sono i Paesi dell’Est… Ma perché sono così contrari?

R. – Non vogliono essere obbligati anche perché il tema delle migrazioni lì non è un tema sentito come lo è da noi. Purtroppo, nell’Est Europa, in alcuni Paesi del Nord Europa, questo è evidente. Quello che a me personalmente colpisce di più è l’atteggiamento di Paesi mediterranei dell’Europa, come la Francia, la Spagna, il Portogallo… Ma perché anche lì c’è una forte politicizzazione del tema delle migrazioni e ciascun Paese non vuole che venga gestito a livello europeo.

D. – La chiusura della frontiera a Ventimiglia da parte della Francia si può fare?

R. – Negli accordi di Schengen è previsto che in circostanze straordinarie si possa derogare. E’ un segnale comunque negativo. Le chiusure delle frontiere non serviranno mai…

D. – Il14 giugno dell’85, cioè 30 anni fa, fu firmato il Trattato di Schengen. Alla luce di quanto sta accadendo oggi, come lo valuta?

R. – Io credo sarebbe un errore straordinario e incredibile che si tornasse indietro rispetto a Schengen. Pensare di creare una qualsiasi coesione in Unione Europea limitando la mobilità delle persone è assolutamente assurdo. E se noi non siamo integrati in Europa, obiettivamente mi chiedo: i singoli Paesi chiusi in se stessi che ruolo possano avere, anche quando questi Paesi si chiamano Germania, nel mondo? Si è comunque troppo piccoli rispetto al nuovo mondo che abbiamo oggi e l’Europa deve essere integrata. Il primo anello dell’integrazione non può che essere, appunto, quello legato alla mobilità delle persone.

D. – Un’ultima cosa: per il Vertice del 25 e del 26 giugno in Europa, indiscrezioni dicono che si arriverà alle cosiddette “proposte win win”, in cui vincono sia gli Stati alle prese con l’emergenza, sia quelli che non vogliono perdere un consenso politico nazionale… Si arriverà a questo?

R. – In realtà gli ultimi "rumors", come si dice, è che possa essere tutto spostato a settembre e che quindi che, in realtà, al Consiglio di giugno non si riuscirà a prendere una decisione finale. Io dico sempre che la negoziazione va bene, si possono rivedere le percentuali, però quello che è fondamentale è capire che la gestione delle migrazioni – sia quelle che vengono dal Mediterraneo, ma anche di altri tipi di migrazioni che esistono in Europa – non possono che passare attraverso una gestione più coordinata e a livello comunitario.








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