Il mondo conosce “un aumento inquietante di guerre, conflitti o violenze religiose” e allora è sempre più importante promuovere “il dialogo interreligioso”, che “è la via principale per instaurare, nella società, una cultura della pace”: così il cardinale Philippe Ouéadrogo, arcivescovo di Ouagadougou, in Burkina Faso, si è rivolto ai fedeli raccolti nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione, nei giorni scorsi. Il porporato ha tenuto una catechesi specifica per riferire alla comunità locale i risultati del Simposio internazionale sul tema “Le iniziative africane di educazione alla pace e allo sviluppo attraverso il dialogo interreligioso ed interculturale”, tenutosi a Cotonou, in Benin, alla fine dello scorso maggio.
La preghiera, primo passo da compiere verso
l’altro
Nella sua catechesi, il cardinale Ouéadrogo ha sottolineato
che il dialogo interreligioso deve partire da tre principi: l’ospitalità reciproca,
la solidarietà concreta e l’impegno comune al servizio della pace. Riguardo al primo
punto, il porporato ha sottolineato che “per comprendere l’altro, bisogna compiere
il primo passo verso di lui e il primo passo si compie con la preghiera” che “lascia
spazio a Dio ed all’altro”, perché “la preghiera permette di spogliarsi da ogni forma
di pregiudizio e di violenza”. In quest’ottica, il porporato ha espresso apprezzamento
per iniziative come la Giornata mondiale di preghiera per la pace, voluta da Giovanni
Paolo II nel 1987 ad Assisi, o anche per “le tante testimonianze di fraternità e solidarietà”
interreligiose presenti in Burkina Faso e che “fanno nascere un clima di condivisione
e di stima reciproca”. “L’ospitalità reciproca – ha aggiunto il cardinale Ouéadrogo –
permette di scoprire che l’altro, nonostante le differenze di cultura e di religione,
è un fratello”.
Superare i pregiudizi e costruire ponti,
non muri
Gli ostacoli da superare, dunque, ha continuato l'arcivescovo
di Ouagadougou, sono “i pregiudizi e le difficoltà legate al contesto storico, geografico,
politico e religioso”. E sono ostacoli da superare per costruire ponti, non muri,
così da “favorire l’incontro in un dialogo fecondo e rispettoso delle convinzioni
di ciascuno”. Riguardo alla solidarietà, il porporato ha esortato i fedeli a lavorare,
insieme, alla “promozione della dignità di tutti gli esseri umani, permettendo a tutti
di godere dei diritti fondamentali”. “Il dovere alla solidarietà e all’assistenza
– ha spiegato – deve esercitarsi a beneficio di tutti, soprattutto dei più poveri,
degli emarginati”. “Bisogna inventarsi vie e mezzi per la pace e lo sviluppo integrale
di ogni persona umana”, ha ribadito il porporato.
Occorre sinergia tra tutti gli attori sociali
Riguardo al terzo punto, l’impegno comune al servizio
della pace, l’arcivescovo di Ouagadougou ha sottolineato “la necessità di promuovere
una cooperazione e una sinergia tra tutti i protagonisti della vita sociale”, “moralizzando
la vita politica” e promuovendo “una collaborazione effettiva e franca delle comunità
religiose con lo Stato”. Anche perché, ha evidenziato il porporato, “bisogna riconoscere
che la definizione del luogo e del ruolo delle religioni nello spazio pubblico non
è facile”, a causa talvolta di “una volontà di strumentalizzazione”. Di qui, l’invito,
alla popolazione, a “stabilire relazioni più pacifiche tra persone di culture e religioni
diverse”, lavorando a “la formazione delle coscienze nella famiglia e nella scuola,
educando i giovani alla pace, alla giustizia, al rispetto reciproco”.
Puntare su scuola e famiglia
In famiglia e a scuola si imparano la lingua, l’educazione,
la religione, la responsabilità, la fraternità, insieme alla socializzazione e al
rispetto. E ancora: il porporato sottolinea che il dialogo interreligioso deve basarsi
sul dialogo teologico-dottrinale, perché a partire dalla “ricerca della verità”, “le
religioni possano essere al servizio dell’amore vero, del matrimonio e della famiglia,
futuro dell’umanità”.
Edificare una civiltà dell’amore
Infine, citando Giovanni Paolo II, il cardinale Ouéadrogo
ha lanciato un appello a costruire “una civiltà dell’amore, in cui l’uomo diviene
sempre più umano e in cui i valori del vero, del bello, del bene, della giustizia
e dell’uguaglianza costituiscono il terreno fertile dello sviluppo integrale, personale
e comunitario”. Perché “solo un’umanità in cui l’amore vincerà – ha concluso il porporato
– sarà in grado di godere di una pace autentica e duratura”. (I.P.)
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