2015-06-14 20:30:00

Milano, gli immigrati bloccati raccontano la loro odissea


Continua l’emergenza immigrazione in Italia. Decine di persone sono ancora bloccate a Ventimiglia, al confine con la Francia, mentre si cerca una soluzione per accogliere i migranti rimasti nelle stazioni di Roma e Milano. “L’immigrazione è un tema grave”, ha detto stamattina il presidente del consiglio Matteo Renzi, ma “se l’Europa non ci ascolta, abbiamo pronto un piano B”. Il servizio di Michele Raviart: .

“Per favore, aprite la strada. Dobbiamo passare”. Lo scrivono sulle magliette e sugli asciugamani, le decine di migranti che hanno passato la notte sugli scogli di Ventimiglia, in attesa della riapertura delle frontiere con la Francia. La deroga al trattato di Schengen, attuata per il G7 tedesco della scorsa settimana, scade infatti domani anche se la Francia potrebbe solo aver reintrodotto i controlli fissi al confine, prerogativa che prescinde dal trattato. A cercare di passare sono principalmente Eritrei e profughi della guerra siriana che vogliono raggiungere i loro parenti nel nord Europa. Secondo la convenzione di Dublino, se identificati, sarebbero tuttavia costretti a rimanere in Italia. “I principi di Dublino vanno cambiati”, ha detto Matteo Renzi, sostenendo di avere un piano alternativo, qualora al consiglio europeo del 25 giugno prossimo non si trovasse un’intesa sul piano immigrazione.  Il mancato accordo “sarebbe una ferita innanzitutto per l’Europa”, ha detto Renzi, che ha definito insufficiente “e quasi provocatorio” parlare di accoglienza  solo per 24 mila persone”. Intanto il comune di Roma ha allestito una tendopoli vicino alla stazione Tiburtina, dove nei giorni scorsi si erano accampati i rifugiati, mentre si attende la ristrutturazione di una struttura delle ferrovie. Registrati anche alcuni casi di scabbia, ma fanno sapere fonti istituzionali “la situazione è assolutamente sotto controllo”.

A Milano questa notte i migranti hanno dormito nell’area esterna alla Stazione centrale, in attesa di individuare un nuovo centro di accoglienza che, fa sapere il questore, sarà pronto al massimo entro tre giorni. Adriana Masotti ha raccolto tra loro alcune testimonianze, con la collaborazione tecnica di Vincenzo Proto:

Sono giovani i migranti africani che s’incrociano alla Stazione centrale di Milano, uomini e donne e non mancano i bambini, alcuni piccolissimi. Gli operatori del presidio sanitario in funzione da poco rilevano casi di scabbia. Alle spalle di ciascuno un lungo, travagliato e costoso viaggio, di fronte un futuro incertissimo. In oltre un centinaio hanno passato giorni e notti stretti in due mezzanini a lato di una delle tante scale di accesso ai treni. Da ieri, dopo lo sgombero ad opera della polizia, hanno trovato rifugio nell’androne esterno la stazione. In pochi parlano inglese:

“Sono qui da tre giorni – dice un ragazzo eritreo – vorrei andare in Inghilterra o in Norvegia. Sono partito con mia moglie. Lei ora è a Catania e mi raggiungerà. Non ho nessun numero di telefono, ma mi raggiungerà più tardi. Abbiamo viaggiato a piedi, in barca, in molti modi. E’ molto difficile arrivare qui. Abbiamo fatto un lungo cammino per arrivare. Abbiamo bisogno di riposo, ma non vogliamo restare qui. Gli italiani vogliono prenderci le impronte digitali, ma noi non vogliamo, perché qui la situazione non è buona. Vorrei un bel posto, sicuro…”

Alla domanda del perché ha lasciato l’Eritrea, risponde:

“Conoscete l’Eritrea…. Se avete informazioni sul Paese, sapete che gli eritrei sono tutti immigrati. La situazione politica non è buona. Per questo motivo ho lasciato il mio Paese, per motivi politici, solo per motivi politici”.

Riguardo al costo del viaggio spiega:

“Per viaggiare dall’Eritrea all’Egitto si pagano circa 1.000 dollari, dal Sudan all’Egitto 1.500 dollari, se le persone sono oneste. Se non lo sono, si può arrivare a pagare fino a 10 mila dollari. Dal Sudan alla Libia 1.600 dollari, dalla Libia all’Italia, al Mediterraneo, 2.000 dollari a persona. Questo se sei fortunato. Se non sei fortunato e incontri altri tipi di persone e vieni preso da altri uomini, devi pagare di nuovo. Ci sono quindi molti problemi. I viaggi non sono legali, infatti, e tutti possono fare quello che vogliono”. 

Un altro migrante viene dal Darfur in Sudan:

“Sono arrivato qui da tre giorni – dice – e vorrei andare a Ventimiglia. I miei amici sono lì. Ora, però, non ho soldi. In Darfur c’è la guerra, quindi sono andato a Khartoum, dove ho preso un mezzo per andare in Egitto e dall’Egitto poi sono arrivato qui. Ora andrò in Francia, perché i miei amici sono lì. Ho una moglie in Sudan. Non ho soldi al momento. Non so cosa posso fare”.

Con i migranti i volontari che li aiutano come possono, fornendo acqua, cibo e vestiti. Uno di loro ci racconta:

R. – Sono un volontario senza bandiera. Io faccio le notti. Ho una Onlus amica che mi porta il cibo per le colazioni, quello sì. Ho 400 colazioni da distribuire, ne ho distribuite 400 ieri mattina. Ieri abbiamo dato 800-900 panini, 1.000 bottiglie d’acqua.

D. – I servizi che vengono offerti quali sono e chi li fornisce?

R. – Il Comune di Milano offre assistenza in quattro o cinque centri di accoglienza. Chiaramente la disponibilità dei posti è limitata. Conseguentemente, la rimanenza resta all’addiaccio, cioè dormono in stazione o ai giardinetti o a Porta Venezia e sono qualche centinaio di persone.

D.  – In genere quanto si ferma una persona qui?

R. – Ultimamente, si fermano 3-4 giorni.

D.  – Stanno qui in attesa di un centro di accoglienza o in attesa di partire per un’altra destinazione?

R. – Adesso non si parte, ci sono le frontiere chiuse verso il nord Europa. Non si sa cosa fare e loro non hanno l’economia che aveva il popolo siriano. Ora devo lasciarti che ho da fare…

D.  – Ma che cosa significa per lei stare qui in mezzo a loro?

R.  – Io sorrido!








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