2015-06-16 13:29:00

Giornata del bambino africano: stop a matrimoni forzati


Come ogni anno dal 1991, si celebra oggi la Giornata mondiale del bambino africano. L’evento commemora gli scolari uccisi a Soweto in Sudafrica, perché protestavano contro la cattiva qualità dell’insegnamento che gli veniva riservato sotto il regime dell’apartheid. Questa edizione della Giornata è dedicata all’intensificazione dell’impegno per mettere fine ai matrimoni precoci. Eugenio Murrali ha intervistato padre Efrem Tresoldi, direttore della rivista comboniana "Nigrizia":

R. – In vari Paesi dell’Africa subsahariana, si parla di circa 58 milioni di ragazze che, ancora oggi, sono costrette a matrimoni precoci. C’è ancora molto da fare, soprattutto nel campo dell’istruzione, nei confronti dei genitori, degli adulti, ma anche a partire dall’istruzione scolastica.

D. – Nascere in Africa è ancora oggi per molti una condanna a morte?

R. – Purtroppo sì, in diversi Paesi è proprio una condanna a morte… I bambini sono poi i più indifesi, i più vulnerabili. Penso soprattutto alle situazioni di guerra che riguardano ancora oggi molti Paesi dell’Africa. In questi contesti, i bambini sono vittime di tante violenze, a partire dal rapimento, dal sequestro, per diventare poi bambini soldato. Occorre anche uno sforzo maggiore per riabilitarli una volta che il conflitto cessa, e vengono di nuovo ripresi dalle famiglie. Penso, ad esempio, al lavoro egregio delle suore, nel Nord dell’Uganda, che hanno riabilitato tante centinaia di ex bambini soldato, aiutandoli a riprendere in mano la propria vita. Perché, una volta che cessa il rumore delle armi, queste continuano a ferire il cuore dei bambini per le violenze subite, per quelle che sono stati forzati a commettere contro altre persone, contro la loro volontà.

D. - Quali sono le emergenze?

R. – Quella della possibilità di studio, di istruzione scolastica. A oggi si parla di circa 45 - forse 50 - milioni di bambini dell’Africa subsahariana che non hanno accesso all’istruzione. E poi la malnutrizione: si dice che, ogni anno, circa 4,5 milioni di bambini africani sotto i 5 anni muoiono per malattie legate alla malnutrizione, oppure malattie che possono essere prevenute. Quindi uno sforzo maggiore per limitare la mortalità infantile deve essere ancora fatto.

D. – Lo sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere?

R. – Questa è un’altra grandissima piaga: si parla di circa 60 milioni di bambini che in Africa subsahariana sono impiegati nel lavoro minorile. Ad esempio nel Kivu – nella zona orientale del Congo – i bambini vengono utilizzati in miniere illegali, nei tunnel scavati sotto terra, perché sono più piccoli e possono raggiungere anche maggiori profondità grazie alla loro piccola statura. Quindi questi bambini vengono non soltanto abusati a motivo della loro minore età, ma addirittura corrono maggiori pericoli degli adulti per estrarre l’oro, il coltan e altri minerali preziosi.

D. – Ci sono stati passi avanti in questi anni?

R. – La maggiore frequenza della scuola in alcuni Stati africani. Ci sono anche segni positivi per quanto concerne, ad esempio, le mutilazioni genitali femminili: una pratica diffusa che riguarda circa 40 milioni di bambine dai dieci anni in su. Alla fine del mese scorso, il parlamento della Nigeria ha approvato una legge che considera un crimine la mutilazione genitale femminile. 








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