2015-06-17 15:55:00

Card. Souraphiel: Chiesa etiope piccola, ma cristiani restano


Si è chiusa oggi in Vaticano l’88.ma Plenaria della Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali. Dopo Siria e Iraq e Armenia, particolare attenzione è andata all’aiuto delle Chiese di Eritrea ed Etiopia. Il capo di quest’ultima, il neo-cardinale Berhaneyesus Souraphiel, ne ha parlato al microfono di Gabriella Ceraso:

R. – L’Etiopia, come molti sanno, è un Paese di antica cristianità che vive un momento di tensione, perché non soltanto c’è l’aumento della disoccupazione ma anche la sfida dell’islam. Speriamo che gli altri Paesi vengano a conoscenza anche di questo: in Etiopia, ora, ci sono tanti cristiani e loro vogliono rimanere lì.

D. – Cosa fare, invece, per tutti quei giovani che spinti dalla disoccupazione, dalla povertà del Paese, stanno emigrando verso l’Europa ma anche verso il Sudafrica?

R. – Noi come Chiesa cattolica rappresentiamo l’1% della popolazione. Ma pur essendo così piccoli vogliamo cambiare la situazione dal di dentro, chiedendo aiuto per educare la gioventù, per investire nell’Etiopia. Così i nostri giovani rimangono e così anche la ricchezza del cristianesimo rimarrà in Etiopia.

D. – Quando è diventato cardinale si era promesso di portare la Chiesa d’Etiopia anche in seno all’Unione Africana, come osservatore…

R. – Stiamo per firmare un accordo, alla fine di luglio.

D. – Cosa significherà?

R. – Contribuire a rafforzare la posizione cattolica, specialmente con la Dottrina sociale della Chiesa. Dare il primo posto alla persona umana, non agli interessi internazionali o alle grandi compagnie.








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