2015-06-17 15:01:00

Commissione europea: incontro con i leader religiosi


Si è tenuta ieri a Bruxelles, presso la Commissione europea, l'annuale riunione ad alto livello con i leader religiosi. "Questo dialogo è più importante che mai", ha dichiarato il primo vicepresidente, Frans Timmermans,  le nostre società devono far fronte a sfide fondamentali e le Chiese e le religioni possono svolgere un ruolo importante nel promuovere la coesione sociale e colmare i divari”. Quindici i leader presenti appartenenti alla comunità cristiana, ebraica, musulmana, indù, buddista e mormone, riuniti a confronto sul tema "Vivere insieme e accettare le diversità". Le conclusioni della riunione forniranno materiale di discussione per il primo Convegno annuale sui diritti fondamentali dell'Ue, che si terrà l'1 e il 2 ottobre 2015 e che sarà incentrato sul tema "Tolleranza e rispetto: prevenire e combattere l'odio antisemita e antimusulmano in Europa". Per la Chiesa cattolica ieri sono intervenuti il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e la dott.ssa Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Adriana Masotti l’ha intervistata:

R. – Io veramente ho avuto l’impressione di un momento importante. Intanto, perché secondo me indica uno di quelli che Papa Giovanni Paolo II avrebbe chiamato “segni dei tempi”: cioè, il bisogno che le istituzioni civili sentono di ritornare al fatto religioso per essere aiutate a trovare soluzione ai problemi dell’umanità.

D.  – Vivere insieme e accettare le diversità è stato il tema dell’incontro: si dà per scontato che ci sono le diversità. E’ un dato da subire, oppure si può andare oltre?

R. – Si deve andare oltre, però certamente si dà per scontato che le diversità ci sono e che non possono essere appiattite, le diversità ci sono e devono rimanere. Ogni comunità e anche ogni persona deve saper accogliere l’altro sapendo che porta qualcosa in sé che è diversa da quello che lui stesso porta, ma che questo qualcosa può essere per lui un arricchimento, può essere per lui un dono. Quindi, andare al di là assumendo un atteggiamento di accoglienza dell’altro invece che di paura dell’altro, quindi non ergere muri a difesa di qualcosa che si ritiene minacciata, ma andare incontro all’altro in un atteggiamento dialogico di apertura, di accoglienza  – di amore, diremmo cristianamente parlando  – ed essere coscienti che c’è una complementarità di fondo fra tutti gli esseri umani e che quando si riconosce questa complementarità e la si costruisce insieme, quello è il vero presupposto per una convivenza pacifica e armoniosa.

D. – Nei fatti, questo non è tanto facile: quali sono le vie per una maggiore conoscenza e comprensione in Europa che sono emerse dal dialogo?

R. – Sono tante, soprattutto si sottolineava l’importanza dell’educazione, l’importanza dei messaggi che i capi religiosi possono dare contro le manifestazioni violente, contro le incitazioni all’odio, l’importanza che essi possano trasmettere e anche educare i propri fedeli, i fedeli delle proprie comunità, a un atteggiamento di apertura e di comprensione reciproca. E soprattutto si vedeva la necessità che nel concreto le persone si incontrassero, che si conoscessero, che stringessero rapporti di amicizia, legami. Quindi, non è tanto una responsabilità che riguarda solo i leader religiosi presenti, ma che attraverso di loro può arrivare a tutti i membri delle loro comunità, proprio per costruire ponti che permettano questa convivenza, che permettano questo incontro. Incontro che si può avere a tutti i livelli: a livello famigliare, a livello delle scuole, a livello dei divertimenti, a livello dei circoli culturali... Oppure, nel mettersi insieme a operare per il bene di una località o di un disagio sociale che si trova in un dato Paese. Però, quello che emergeva è l’importanza che, in tutto questo, i protagonisti fossero i rappresentanti di tutte le comunità, non che una comunità chiedesse un impegno alle altre senza averla chiamata a programmare insieme.

D. – Nel suo intervento, lei ha sottolineato il rispetto che ci vuole anche per le comunità locali e per la loro identità. Mi viene in mente il caso del crocifisso che qualcuno vorrebbe togliere per non disturbare i non cristiani…

R. – Io ho sottolineato la necessità che tutti siano rispettati e che quindi il rispetto verso gli altri implica anche il rispetto verso la comunità che accoglie, verso la comunità locale, quindi anche da parte di chi viene accolto ci vuole questa attenzione. Tante volte, nel desiderio di risolvere i problemi si pensa che una soluzione possa essere quella di togliere questi simboli religiosi della comunità ospitante per accogliere meglio gli altri. In realtà, questo non solo non risolve i problemi ma li acuisce ancora di più. Quindi, penso che le autorità, tutte, ma in particolare le autorità politiche, abbiano proprio l’obbligo di fare attenzione a questo e che tutti rispettino i diritti di tutti. La libertà religiosa è una libertà per tutti ed è una libertà che non può essere oppressiva a danno di una delle componenti della società.








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