2015-06-17 10:43:00

Papa: straziante il lutto in famiglia. Sia sorretto dalla fede


Sono la fede e la forza dell’amore a impedire che la morte renda vani i nostri affetti e ci faccia cadere nel vuoto più buio. Questo il cuore della catechesi che davanti a 25mila fedeli in Piazza San Pietro, il Papa oggi ha dedicato ancora alla vita della famiglia, in particolare all’esperienza straziante del lutto. Il Papa ha anche invitato i pastori a non negare il diritto al pianto anzi ad attingere alla testimonianza di quelle famiglie in cui la morte non ha avuto l’ultima parola. Al termine dell’udienza, il ricordo di Francesco è andato alla pubblicazione, domani, dell’Enciclica sulla custodia del creato. Il servizio di Gabriella Ceraso:

La compassione di Gesù che, nel Vangelo di Luca, si commuove al dolore di una vedova che ha perso l’unico figlio, e glielo restituisce resuscitandolo, guida la riflessione del Papa sull’esperienza della morte che, ”riguarda tutte le famiglie”, ma mai, osserva, ”riesce ad apparirci naturale”.

La perdita di un figlio o di un genitore
Straziante, e contro la natura dei rapporti familiari è per un genitore perdere un figlio :

“La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo: si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro. La morte, che si porta via il figlio piccolo o giovane, è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d’amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere”.

Qualcosa di simile accade anche quando un bambino perde i genitori e il vuoto dell’abbandono è ancor più angosciante perchè non ha l’esperienza per dare un nome a quanto è successo:

“Quella domanda: ‘Ma dov’è papà? Dov’è mamma?’ – Ma è in cielo’ – ‘Ma perché non lo vedo?’. Questa domanda che copre un’angoscia nel cuore del bambino o la bambina. Rimane solo”

La morte e la Risurrezione
Quante volte addirittura davanti al” buco nero” della morte, osserva il Papa, diamo la colpa a Dio, a causa del grande dolore che proviamo e che è reso peggiore e più ingiusto, spiega Francesco, dal “peccato del mondo”. Odio, superbia, avarizia, invidia, sono complici della morte e gli “affetti familiari" appaiono le loro "vittime predestinate e inermi”. Eppure possiamo impedire di cadere nel vuoto più buio, come riescono a fare molte famiglie che "con i fatti dimostrano che la morte non ha l’ultima parola”:

“Tutte le volte che la famiglia nel lutto – anche terribile – trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto. Il buio della morte va affrontato con un più intenso lavoro di amore”.

La risposta è la “luce della Risurrezione”: la fede che il "Signore ha vinto la morte", consola, ripete il Papa, “protegge dalla visione nichilista della morte, come pure dalle false consolazioni del mondo” e aiuta le famiglie a superare il dolore del lutto aprendosi alla fraternità e alla solidarietà:

“I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21,4)”

Gesù ci restituirà i nostri cari
La speranza che ci dà la fede, ripete più volte il Papa congedandosi dai fedeli, è ancora nelle parole del Vangelo di Luca :”Gesù che restituisce alla madre, il figlio, dopo averlo resuscitato”. Così farà, assicura il Papa, con i nostri cari:

"E questa è la nostra speranza! Tutti i nostri cari che se ne sono andati, il Signore ce li restituirà e noi ci incontreremo insieme a loro. Questa speranza non delude! Ricordiamo bene questo gesto di Gesù: “E Gesù lo restituì a sua madre”, così farà il Signore con tutti i nostri cari nella famiglia!

Il diritto al pianto
E’ necessario quindi, conclude Francesco rivolto in particolare ai pastori, non negare "il diritto al pianto", attingere dalla testimonianza delle famiglie che nella morte hanno riconosciuto la promessa alla Resurrezione del Signore. "Il lavoro dell'amore di Dio, e' piu' forte del lavoro della morte. E' di quell'amore che dobbiamo farci 'complici' operosi, con la nostra fede”.

La nuova Enciclica
Al termine dell’udienza il Papa alla vigilia della pubblicazione della sua Enciclica sulla cura del creato, augurandosi l’accoglienza con animo aperto del nuovo Documento, ha lanciato a tutti un appello:

“Questa nostra “casa” si sta rovinando e ciò danneggia tutti, specialmente i più poveri. Il mio è dunque un appello alla responsabilità, in base al compito che Dio ha dato all’essere umano nella creazione: “coltivare e custodire” il “giardino” in cui lo ha posto (cfr Gen 2,15)".








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