2015-06-18 16:16:00

Lezioni gender in liceo di Aprilia senza contraddittorio


Dopodomani alle 15.30 le famiglie si raduneranno in Piazza s. Giovanni in Laterano per partecipare alla manifestazione “Difendiamo i nostri figli. Stop gender nelle scuole”. La mobilitazione, alla quale hanno annunciato adesione anche membri di altre religioni, si oppone alla “colonizzazione ideologica”, spesso condotta in modo non palese, nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Giusi D’Amico, responsabile dell’Associazione “Nonsitoccalafamiglia”, riferisce al microfono di Paolo Ondarza di una denuncia fatta da alcuni studenti di 14-15 anni di un liceo di Aprilia, in provincia di Roma:

R.  – Alcune famiglie ci hanno contattati, segnalando appunto un progetto di cui avevano  parlato i loro figli: il progetto era già iniziato ed avviato. I genitori ci chiedevano appunto se era lecito introdurre un progetto, anticipato solo ai rappresentanti di classe appena una settimana prima, e se era giusto obbligare i ragazzi a partecipare, visto che era stato specificato che la mancata partecipazione avrebbe comportato l’assenza ingiustificata. Noi come Associazione abbiamo raccolto i dati di questa segnalazione.

D. – Dunque, il progetto è stato annunciato solo una settimana prima dell’effettiva introduzione nelle aule e non era inserito nel Pof, il Piano di offerta formativa? E i contenuti quali sono stati?

R. – Esattamente. Sono stati quattro incontri estremamente a senso unico e sui quali abbiamo valutato anche non un alto gradimento dei ragazzi. Premetto che i ragazzi hanno chiesto anche perché questo tipo di percorso non venisse, per esempio, presentato ai ragazzi della V liceo, dell’ultimo anno, visto che forse erano un po’ più interessati ed erano un po’ più grandi. E’ stato risposto loro che l’educazione e la formazione in giovani di 15 e 16 anni è più malleabile rispetto a quelli più grandi che hanno già le loro idee formate. Per quanto riguarda i contenuti, l’associazione Agedo ha spiegato nel primo incontro nel dettaglio le diverse varianti LGBT – omosessuali, lesbiche, transessuali, etc. Sono state offerte agli studenti anche testimonianze di famiglie con figli omosessuali: su questo saremmo stati anche d’accordo, ma abbiamo ritenuto che dovevano essere prima informate le famiglie e magari, a nostro modo di vedere, l’incontro doveva essere condotto anche da persone non appartenenti alle associazioni  LGBT. Nel secondo incontro c’è stata la presenza di un avvocato che ha concentrato il suo intervento sui diritti delle persone omosessuali e anche lì i ragazzi hanno ascoltato senza poter replicare. Nel terzo incontro viene proiettato un film sul bullismo omofobico, “Mine vaganti”, ambientato in Sicilia e collegato all’incontro successivo, in cui ancora vengono fatti assistere i ragazzi ad una rappresentazione teatrale di due persone transessuali.

D. – E in aula c’erano i professori dei ragazzi o c’erano solamente i responsabili a cui era stato affidato questo corso?

R. – C’erano solo i responsabili perché i professori sono usciti dall’aula. Tra l’altro, sono sempre ragazzi minorenni per cui anche affidare i ragazzi minorenni a persone estranee al comparto scuola ha lasciato anche questo molto perplessi.

D. – Spesson si parla di gender nelle scuole e si pensa ai bambini. In realtà il gender sta entrando anche negli istituti superiori, nei licei?

R. – Sì, come dice questo progetto si incide più sulla fascia in formazione, in fase di definizione della propria identità, delle proprie idee. E’ anche questo indice di un non rispetto che non guarda alla globalità del processo di crescita del ragazzo e della persona.

D. – Tra l’altro, tra le segnalazioni che avete ricevuto c’è anche quella relativa a un dubbio che è stato fatto provocatoriamente venire ai ragazzi...

R. – Sì perché in una classe un ragazzo viene ripreso per avere offeso due ragazze lesbiche. E su questo giustamente la scuola interviene in maniera tempestiva, apre ovviamente uno spazio di dibattito e di confronto tra i ragazzi. Il dato un po’ allarmante è che all’interno di questo dialogo che si svolge in classe la docente di riferimento lancia un dubbio. L’omosessualità è un po’ ovunque persino dietro la porta di casa e chiede: “Ma chi di voi metterebbe la mano sul fuoco che i propri genitori sono davvero eterosessuali?” Ora, noi pensiamo come Associazione fondata su principi anche scientifici e non ideologici che instillare un dubbio di questa portata nella mente di un ragazzo che sta iniziando a costruire la sua identità sia altamente diseducativo e fuori dalla sfera della didattica e delle materie di insegnamento.

D. – Undici ore sottratte alla didattica hanno avuto un costo per la scuola?

R. – Hanno sicuramente avuto un costo. Quello che ci sorprende è che si stia facendo il bullismo omofobico come una priorità assoluta per il Paese rispetto a tante altre emergenze. Se pensiamo che addirittura i ragazzi nelle scuole elementari portano in classe lo scottex e la carta igienica che la scuola non è in grado di pagare… Ci sono situazioni di difficoltà oggettive serie. Ma se parliamo di omofobia potremo parlare anche di “immigratofobia”… La scuola si è fatta sempre garante di un clima di accoglienza. Ci sono emergenze di cui si parla poco e si dà risalto a quello che oggi fa più audience: esistono  priorità che oggi vengono po’ sommerse nel dibattito pubblico.








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