2015-06-18 07:46:00

L'Ue proroga le sanzioni contro Mosca. Putin aumenta il nucleare


L’Unione europea ha prolungato fino alla fine di gennaio 2016 le sanzioni contro la Russia nel quadro della crisi Ucraina. Intanto sale la tensione tra Mosca e l’Occidente dopo l’annuncio del presidente Putin di aggiungere più di 40 nuovi missili balistici al suo arsenale nucleare. Preoccupati sia il capo della diplomazia americana John Kerry sia il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg e naturalmente tutta l’Europa. E ora la Nato pensa anche alla possibilità di schierare armi nell'Europa orientale, dall’altra parte il Cremlino è da mesi che smentisce e conferma l’incremento di uomini e mezzi lungo i confini. Massimiliano Menichetti ha intervistato Tiberio Graziani presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie:

R. – Le affermazioni nei confronti della Russia fatte dal presidente Usa Obama durante il G7, anche all’indomani della visita del presidente Putin all’Expo, sono state molto forti, e una reazione da parte di Mosca di questo tipo era prevedibile. Il problema è che i due leader si stanno misurando come due pugili sul ring. E questo, ovviamente, è un problema per l’Europa, in particolare per l’Europa che un tempo chiamavamo “orientale”.

D. – Dunque, questa decisione di Putin ha a che fare con la crisi ucraina?

R. – Diciamo che ha a che fare anche con la crisi ucraina, però c’è un interesse da parte degli Stati Uniti di contenere la Federazione Russa; questa strategia statunitense si è attuata utilizzando anche in termini strumentali l’Unione Europea.

D. – In quale modo?

R. – Nel caso dell’Ucraina, è stata l’Unione Europea che ha utilizzato il suo “soft power” attrattivo dicendo a Kiev: “Potete entrare nel nostro club europeo”, senza avere però quella forza che in genere hanno le nazioni che utilizzano veramente il “soft power”; cioè, avere una forza di negoziazione basata anche sulla forza militare. I Paesi dell’Unione Europea si basano sul fatto che aderiscono alla Nato, e qui entra in gioco il fatto che la Nato è un’alleanza sostanzialmente egemonica, in cui c’è un Paese che pesa molto più degli altri e questo Paese – come sappiamo – sono gli Stati Uniti.

D. – In questo contesto, che ruolo ha la crisi ucraina?

R. – Sostanzialmente, solo strumentale, perché il progetto geopolitico degli Stati Uniti è un progetto di lunga data.

D. – Ma adesso, quindi, il braccio di ferro di sanzioni può pericolosamente spostarsi su un braccio di ferro di altro tipo?

R. – Chiaramente è un rischio. Bruxelles è entrata in un ginepraio non soltanto diplomatico ma, come vediamo, anche militare. Al momento non sappiamo se Bruxelles sarà capace di districarsi in questa situazione che è veramente caotica e complessa.

D. – Anche perché la Nato ha detto che aumenterà, comunque, le proprie forze…

R. – Ad ogni presa di posizione, sul piano geostrategico, c’è una contrapposizione dall’altra parte, per adesso soltanto verbale, ma ci sono tutti gli elementi per andare incontro ad una vera e propria crisi di tipo militare.

D. – Come si disinnesca questa tensione?

R. – Attraverso il dialogo. Bisogna riportare l’attenzione dei due presidenti sul piano della dialettica, della negoziazione e in questo, chiaramente, l’Europa può fare la sua parte: in primo luogo la Germania e anche l’Italia, perché l’Italia ha un rapporto particolare con la Federazione Russa.

D. – Quando dice “due presidenti” si riferisce agli Stati Uniti e alla Russia?

R. – Sì, perché bisogna adottare criteri di realismo politico: i due contendenti sono loro. La nostra posizione geografica – quindi la posizione geografica dei Paesi che aderiscono all’Unione Europea – è quella di essere tra i due: tra l’Atlantico e la Federazione Russa.  L’auspicio è quello di ritornare ad un tavolo di negoziazione, di abbandonare questa guerriglia – per ora verbale – perché altrimenti poi dalle parole si potrebbe sempre passare ai fatti.








All the contents on this site are copyrighted ©.