2015-06-20 13:46:00

Migliaia di famiglie a Roma per dire no all'ideologia gender


Promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà e fermare la diffusione dell’ideologia gender nelle scuole. Questi i temi della manifestazione “Difendiamo i nostri figli” in programma oggi pomeriggio in Piazza S.Giovanni a Roma. Arrivate già decine di migliaia di famiglie da tutta Italia per difendere la famiglia naturale composta da un uomo e una donna. Il servizio di Michele Raviart:

“Mamma e Papà aiuto”. “No al gender nelle scuole”.  I primi striscioni cominciano ad apparire in piazza S.Giovanni, dove è in corso la manifestazione “Difendiamo i nostri figli”.  Una protesta nata dal basso e dalle testimonianze di molti genitori, che hanno denunciato l’introduzione dell’ideologia gender a scuola, attraverso quelli che avrebbero dovute essere seminari contro il bullismo e l’intolleranza. La cosiddetta “ideologia gender” parte dal presupposto dell’indifferenza tra l’identità maschile e femminile, concepite più come categorie culturali che biologiche. 

Nel corso dell'incontro saranno lette le parole che Papa Francesco ha pronunciato lo scorso 14 giugno, quando da S.Pietro ha denunciato “le colonizzazioni ideologiche che avvelenano l’anima e la famiglia”. Saliranno sul palco genitori, scienziati e attivisti, che discuteranno anche i punti controversi del “ddl Cirinnà ”sulle unioni civili”, in particolare sull’adozione per le coppie omosessuali e sulla legittimazione dell’”utero in affitto. Chiuderanno il pomeriggio un intervento di Kiko Arguello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale e del neuropsichiatra Massimo Gandolfini di “Scienza e vita”, tra i promotori della giornata.  Parteciperanno anche esponenti dei cristiani evangelici e dell’islam sunnita, mentre la comunità ortodossa e il rabbino capo di Roma invieranno una lettera di solidarietà.

 

Al rientro da scuola la domanda di un bambino insospettisce una mamma. Interpellati gli insegnanti la donna scopre che nella scuola elementare di Lavinio frequentata dal figlio è in corso un ciclo di lezioni di educazione all’affettività e lotta al bullismo affidato ad organizzazioni omosessualiste Lgbt. Immediata la segnalazione all’associazione “Non si tocca la famiglia” di cui è membro del comitato scientifico lo psicologo Mariano Bonanni. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. – Siamo venuti a conoscenza del fatto che, all’insaputa dei genitori, vengono fatto dei corsi “gender” nelle scuole, con la scusa della lotta alla discriminazione omofobica, che insegna ai bambini – anche in tenera età – che si può scegliere il sesso, che essere maschio e femmina non è una legge della natura ma una scelta che si può fare anche in tenera età.

D. – Le famiglie sapevano che nella scuola si stava svolgendo un corso per debellare il bullismo, ma non sapevano come questo corso fosse articolato …

R. – Esatto: questo era un po’ lo specchietto per le allodole. Sono corsi il cui scopo è la lotta alla discriminazione, quando in realtà si parla d’altro. Ripeto, si tenta di instaurare questa ideologia, che è l’ideologia “gender”, un’ideologia che viene da lontano – noi lo sappiamo – e che cerca di far sì che i bambini possano non sentirsi maschio e femmina, secondo quello che è la natura, ma possano scegliere il proprio sesso, favoriti anche da alcuni filmati che vengono loro proposti.

D. – Allora: i genitori non erano stati informati. Quindi, come sono riusciti a capire quello che stava succedendo?

R. – Da alcune domande, no? Nel caso specifico, un bambino alla fine della giornata aveva chiesto alla mamma se fosse vero che, pur essendo maschio, potesse scegliere di essere una femmina …

D. – Quindi ha chiesto se fosse possibile scegliere se essere maschio o femmina?

R. – Esatto. E questo bambino è stato fortunato perché ha avuto una risposta immediata, pronta da parte dei genitori che hanno risposto al bambino che lui era stato concepito, pensato così fin dal concepimento e così il bambino ha potuto incanalare il suo dubbio verso una sfera positiva. Ci sono bambini meno fortunati, ad esempio quando la famiglia è assente o magari impegnata su altri fronti, che rimangono con questo dubbio per molti anni.

D. – Quali sono gli effetti che può produrre un intervento di questo tipo?

R. – Per il singolo ragazzo, il singolo bambino, questa è una confusione che può portarsi per tutta la vita. Ogni bambino ha bisogno di un’identità. L’identità si ha conoscendo la propria radice, conoscendo i propri genitori.

D. – Quindi, anziché contrastare la discriminazione delle persone omosessuali, fronte sul quale tutti devono essere impegnati, immagino anche i genitori che hanno poi protestato fossero dell’idea che sia giusto contrastare il bullismo omofobico, questi progetti rischiano di causare danni più gravi nello sviluppo dei bambini …

R. – Esattamente. E’ proprio così. Nessuno è contro gli omosessuali. Non è abolendo le differenze che si porta poi all’uguaglianza. Qui, invece, per portare dei diritti, si sta togliendo la differenza. Invece, si possono avere dei diritti nella differenza: abbiamo visto come in questo secolo, nei secoli scorsi tutte le utopie egualitarie sono fallite. Quindi non vedo perché adesso bisogna per forza introdurre un’altra ideologia, che è quella così dannosa del “gender”. Non c’è nessuna evidenza scientifica che non avere diversità in una famiglia possa essere un vantaggio, per questi figli.

D. – Cioè, lei sta dicendo che questi corsi che vengono introdotti sotto il cappello della lotta al bullismo omofobico, introducono nozioni che non hanno un fondamento scientifico?

R. – Noi sappiamo che il lavoro scientifico va fatto in un certo modo. Le associazioni che hanno proposto questi corsi hanno portato sempre lavori scientifici che non hanno una valenza importante.








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