2015-06-23 14:21:00

Ong Ciss: a Gaza nessuna ricostruzione. Popolo traumatizzato


Israele e Hamas rigettano con forza le accuse della Commissione Onu di aver commesso crimini di guerra l’estate scorsa durante il conflitto nella Striscia. Civili colpiti indiscriminatamente e impunemente, la colpa di Gerusalemme, strategia del terrore, tramite razzi e tunnel, la responsabilità dei gruppi armati palestinesi. Il risultato a Gaza però non cambia: "Devastazione e sofferenza umana senza precedenti" e con un "impatto sulle generazioni future", come testimonia chi nella Striscia vive. Il servizio di Gabriella Ceraso:

1.462 morti palestinesi nell’operazione “Confine di difesa” del 2014, un terzo dei quali erano bambini. Nessun cambio di strategia da parte israeliana, dice l’Onu, nonostante gli evidenti effetti sui civili. Sono effetti a lungo termine, sottolineano le Nazioni Unite e lo spiega anche Salvo Maraventano, impegnato con l’Organizzazione Ciss – Cooperazione internazionale Sud Sud – nell’assistenza familiare e dei minori a Gaza:

“Il livello di trauma e le problematiche, sia psicologiche che psicosociali dei minori e delle loro famiglie, hanno raggiunto livelli molto alti. Parliamo di malessere sociale ed economico su larghissima scala. Tra l’altro, tutto questo è aggravato da una chiusura degli accessi che, prima dell’attacco, erano ancora presenti”.

Di "devastazione senza precedenti" parla il Rapporto Onu e così è per le strade e nei servizi – scuole, ospedali, abitazioni – ancora nulla è ripartito:

“Questo fa sì, appunto, che ancora molti sfollati continuino a restare in questo status, quindi a essere ancora ospitati presso case di familiari, abitazioni provvisorie, 'shelter' o scuole stesse. Non sono stati ricostruiti gli edifici relativi ai servizi. Parliamo chiaramente anche di molte strutture produttive distrutte. C’è quindi anche un livello di disoccupazione molto alto, che chiaramente rallenta qualsiasi altro tipo di percorso. Molto del supporto è sempre garantito dagli aiuti umanitari, a fianco a questo si sta diffondendo del lavoro informale di vendita di oggetti e di prodotti per le strade, quindi non in modo strutturato. Fra l’altro, parliamo di un contesto in cui le famiglie devono vivere con, più o meno, sei-sette-otto ore di elettricità al giorno”.

Anche la riapertura di questi giorni del valico di Raffah, in Egitto, non è che un piccolo aiuto per la gente:

“Rendiamoci conto di quanto sia complicato un valico che, dopo un anno, apre per due o tre giorni. Non è come noi ci immaginiamo a casa nostra: di arrivare a una frontiera, presentare il proprio documento e passarla. No, non è così. C’è un sistema, anche abbastanza complesso, di liste, di priorità. Parliamo appunto di liste presentate ormai da più di un anno e si aspettano appunto questi quattro giorni per garantire l’ingresso”.

Violazione dei diritti umani: l’Onu lo denuncia, da parte di Israele e da parte di Hamas, Salvo lo conferma e chiede di non tacere:

“Parliamo del diritto a un normale sviluppo, all’educazione, allo studio. Ci troviamo a un anno da quell’evento e la situazione è in costante peggioramento. Stiamo parlando di diritti che sono sanciti da convenzioni e credo che sia nostro obbligo e dovere essere presenti e testimoniarli”.








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