2015-06-23 13:24:00

Mons. Nunnari: 'ndrangheta anti-Vangelo, Chiesa la combatte


I vertici della Conferenza episcopale della Calabria e una delegazione della Commissione parlamentare antimafia, guidata da Rosy Bindi, si sono incontrati ieri a Lamezia Terme. Al centro delle due ore e mezza di colloquio, gli strumenti messi in campo per combattere la ‘ndrangheta e l’impegno della Chiesa per condannare con fermezza un fenomeno che strumentalizza la fede, ma che con il Vangelo non ha nulla a che fare. Federico Piana ne ha parlato con mons. Salvatore Nunnari, presidente della Conferenza episcopale calabra e amministratore apostolico della diocesi di Cosenza-Bisignano:

R. – E’ l’anti-Chiesa, è l’anti-Evangelo. Anche quando in maniera subdola cercano di essere presenti in certi momenti, anche solenni, della nostra vita religiosa – penso per un istante alla processione, agli "inchini". E allora, noi vescovi della Calabria, nel febbraio dell’anno scorso – dico febbraio dell’anno scorso, e lo dico sottolineandolo – abbiamo iniziato uno studio sulla situazione per redigere poi una nota pastorale. Quando poi il Papa è venuto, il 21 giugno – ieri era l’anniversario – è venuto a Cassano e ha gridato con forza, addirittura comminando la scomunica contro gli ‘ndranghetisti, la nota era già pronta – questa nota pastorale – che come vede ha un titolo: “Testimoniare il Vangelo”. La nota pastorale non è “contro” nessuno in particolare: è testimoniare il Vangelo per ritornare alla verità. Agli ‘ndranghetisti abbiamo detto chiaramente: “Voi, con la Chiesa, non avete nulla a che fare! Però la Chiesa vi aspetta. La nota finale, infatti, è una nota di speranza: una nota di speranza per coloro che, rendendosi conto del male che stanno operando, del male in cui si trovano invischiati, possano anche ritornare. Però, anche qui “misericordia” va coniugata con “giustizia”: un “no” netto agli ‘ndranghetisti, un’apertura alla speranza perché gli ‘ndranghetisti possano tornare, dimostrando di fatto però di essere persone che sono cambiate veramente.

D. – In che modo, concreto, si debbono spezzare questi legami che sono malvagi, tra ‘ndrangheta e Chiesa?

R. – Completamente. Andiamo ai fatti. Abbiamo pensato, noi vescovi, di non lasciare soli i nostri preti: devono sentire che c’è una Chiesa alle spalle, che c’è un vescovo! Allora, quello che stiamo elaborando adesso – e abbiamo già in mano il testo – è come concretamente noi vescovi mettiamo delle linee comuni: per i funerali dei mafiosi, del padrino, e quindi la risposta da dare, i Sacramenti da concedere a questi mafiosi… Ci mettiamo d’accordo su delle linee comuni. Il decreto poi lo faranno i vescovi nelle varie diocesi. Questo è un documento che mi auguro venga al più presto approvato: il giorno 30 ho convocato tutti i vescovi per discutere ancora di questo documento. Lì, in pratica, saremo anche concretamente operativi.

D. – E concreto quest’anno è stato anche il vostro impegno: l’impegno dei vescovi per cercare di formare preti che siano informati sulla ‘ndrangheta, su questo fenomeno terribile…

R. – Abbiamo deciso di riunire per alcuni momenti formativi tutti i seminaristi degli ultimi anni di Teologia e abbiamo inserito nella "ratio studiorum", un corso di formazione dei seminaristi per la lettura della realtà ‘ndrangheta, come comportarsi personalmente: cosa che ancora non c’era. Stiamo preparando i preti di domani, perché dinanzi a questo fenomeno così terribile non si trovino come tante volte questi giovani preti si sono trovati impreparati.








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