2015-06-23 17:53:00

Uffizi a Casal di Principe. Parroco: investire per il lavoro


"Ben venga questa magnifica iniziativa per dire che qui ci può essere qualcosa di bello e che è necessario auspicare una rinascita". Così Don Franco Picone, Vicario generale della Diocesi di Aversa e parroco a Casal di Principe dove, nella casa di Don Beppe Diana assassinato nel 1994, è stata allestita, per iniziativa del direttore del Museo degli Uffizi, una mostra con opere provenienti dal prestigioso museo fiorentino. Don Tonino Palmese, dalla diocesi di Napoli - dove è Vicario episcopale per la Carità e direttore dell’Ufficio Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato - commenta: "Inventammo uno slogan per la Giornata in Memoria delle vittime di mafia, frase che poteva leggersi nei due versi: 'L’etica libera la bellezza. La bellezza libera l’etica'. E' questo un convincimento totale che si è realizzato ora anche iconograficamente grazie a questa esposizione". 

Nel raccontarci come quell'omicidio abbia segnato uno spartiacque importante per la presa di coscienza della pervasività della criminalità organizzata in questo territorio e come da quel tragico evento abbia preso vita il dibattito nella società civile, Don Picone sottolinea: "E' una iniziativa che è andata a cogliere i segni di speranza quaggiù mostrando l’interessamento della Italia per la stessa Italia. Che il nostro Sud non venga considerato più una terra di scarto", ammonisce il sacerdote. "Qui serviva una mano e ora ce l’abbiamo avuta. Serve anche l’umiltà di dire che non sempre ci possiamo aiutare da soli e dobbiamo accogliere l’aiuto dall’esterno. Certo - aggiunge - si spera che sia il volano per innescare investimenti più massicci anche per lo sviluppo del territorio e per creare lavoro". 

Ma questa mentalità criminale resisterà ancora a lungo? "Purtroppo sì", lamenta Don Franco. "Ancora in tanti, non vedendo risultati immediati di possibilità di lavoro, sono presi dalla tentazione di dire ‘sfruttiamo quell'altro sistema, per cui se ti affidi a noi ti è garantito un margine di guadagno’. L’importante è continuare a combatterla questa mentalità non solo con le armi della fede, della cultura, del convincimento, ma anche cercando di allontanare la mancanza di speranza". 

Sui aspetti riguardanti il lavoro che manca Don Palmese rincara: "Avremmo dovuto dire con una indignazione ancora più forte negli anni passati che è demoniaca l’espressione ‘lavoro a tempo determinato’. Perché vuol dire 'la vita a tempo determinato', il feto a tempo determinato, la natura a tempo determinato etc.". Da qui il riferimento d'obbligo alla Enciclica Laudato Sì: "Per noi scarto ha un duplice significato: essere considerati ‘figli di un dio minore’, ma anche essere depositari dello scarto criminale e malavitoso delle grandi aziende, comprese quelle del Nord Italia, che sono venute a scaricare nel nostro territorio. Scarto per noi è essere pattumiera dello scarto altrui. Che questa mostra serva a liberare dal malaffare la nostra terra così da riconsegnare alle persone una qualità del lavoro che ha a che fare con il senso stesso della vita". 








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