2015-06-24 07:55:00

Ungheria: sospeso il diritto d'asilo. La reazione dell'Ue


Sono stati oltre mille i migranti salvati ieri dalle operazioni di soccorso della guardia costiera italiana, sbarcati tra Pozzallo, Lampedusa e Messina. Per oggi a Palermo ne sono attesi circa 800. E a poche ore dall’inizio del Consiglio d’Europa, dai Paesi Ue arrivano segnali inquietanti. Servizio di Francesca Sabatinelli:

Alla vigilia del Consiglio europeo di domani e venerdì la Commissione Ue difende la sua agenda sull’immigrazione, con il ricollocamento fra i diversi paesi Ue di 40 mila richiedenti asilo, ma dai Ventotto arrivano segnali sempre più inquietanti. E’ ancora una volta l’Ungheria a lanciare il guanto della sfida. Dopo aver stabilito la costruzione di un muro alla frontiera con la Serbia, ora Budapest sospende unilateralmente le norme sul diritto di asilo, il regolamento Dublino 3, il che significa che il Paese non accoglierà più i richiedenti asilo. La barca è colma, dicono gli ungheresi, ai quali l’Ue ha chiesto immediati chiarimenti. L’Unione, aveva detto ieri l’alto commissario Onu per i rifugiati Guterres, deve assicurare la protezione delle vittime, ma finora ciò che è arrivato è solo il varo della missione contro gli scafisti, che ha già incontrato l’aut aut di Tobruk: se le navi entrano nelle acque territoriali – ha avvertito il governo libico – saranno bersaglio dei caccia. Ai leader europei arriva un appello da Medici Senza Frontiere, perché ripensino le proprie politiche migratorie, Msf ha quindi lanciato un hashtag ad hoc: #VergognatiEuropa. Loris De Filippi, presidente di Msf Italia:

“Il primo ‘vergognati’ è sicuramente per l’Italia. Noi di Msf sul terreno ci siamo dal 2002, in Sicilia, a Lampedusa così come in tante altre zone, e abbiamo constatato che in 13 anni non c’è stato alcun cambiamento rispetto agli standard di accoglienza in Italia. Rimangono assolutamente sotto la sufficienza e le immagini di questi giorni lo testimoniano benissimo: Ventimiglia, Ponte Mammolo, Tiburtina, il Brennero. Quello che chiediamo all’Europa è di fare sì che in qualche modo queste persone possano arrivare in Paesi più civili, o forse solo più capaci di accogliere, entrando in modo legale e in modo che queste persone siano poi reinsediate in maniera costante, permanente”.

Le uniche decisioni prese finora dall’Europa e in maniera piuttosto rapida, stigmatizza De Filippi, sono quelle relative alla deterrenza: come i vari muri, in Bulgaria e adesso quello in Ungheria, così come le decisioni prese dai governi austriaco e francese di utilizzare il Trattato di Dublino "come arma per rimandare in Italia persone che tentano di avere un minimo di accoglienza dignitosa". Ancora De Filippi:

“Io credo che questo non meriti altro che un grande ‘vergognati, Europa!’. A noi sembra che si faranno molte chiacchiere sul reinsediamento, sul rilocalizzare le persone altrove, e che il numero delle persone rilocalizzate realmente in un anno resterà molto piccolo, e che l’Italia, soprattutto nei prossimi due mesi, non sarà in grado di dare risposte. Non è stata in grado fino ad adesso, perché in estate dovrebbero migliorare le cose? Nei giorni scorsi ho sentito la proposta di Maroni che dice: 'Creiamo dei campi di transito in Libia'. Bene, la stragrande maggioranza delle persone che abbiamo raccolto finora nel Mediterraneo, 3.800 in venti salvataggi, vengono dal Corno d’Africa, quindi persone che scappano da conflitti o da situazioni assolutamente insostenibili, come quella dell’Eritrea. Tutte queste persone ci hanno detto che il loro Paese era un inferno, con la totale sospensione dei diritti umani. Ma hanno anche raccontato che la parte più dura di questa odissea è stata la Libia, perché sono state picchiate, torturate, violentate, è lì che hanno preso la scabbia, perché sono rimaste tre o quattro mesi, e poi sono arrivate da noi raccontandoci tutto questo. E ora la nostra risposta è: fermiamo i contrabbandieri di persone, fermiamo le barche e facciamo i campi lì. Questa è una manovra di simulazione per poter nascondere ai nostri occhi le persone che colano a picco nel mare, come succedeva prima, ma continueranno a farlo: in parte nel deserto e in parte torturate all’interno dei centri.

Medici Senza Frontiere è anche operativa a Kos, isola del Dodecanneso. La Grecia, così come l’Italia, non è in grado di assicurare protezione adeguata e condizioni di accoglienza umane. I dati in possesso dell’organizzazione dimostrano, inoltre, che “le problematiche mediche sono legate soprattutto alle precarie condizioni dell’accoglienza, oltre che alle ferite e ai traumi subiti duranti i lungi e pericolosi viaggi”. Manu Moncada, coordinatore delle operazioni per la migrazione di Msf in Italia, Grecia e Balcani:

R. – Eravamo già a Kos nel 2014 e ad oggi vediamo un aumento di arrivi pari al 750%. Stiamo parlando di poche centinaia di persone nel 2014. A oggi, nel 2015, siamo a oltre 8.000 persone arrivate nell’isola. Ci rendiamo conto che la maggior parte delle persone che arrivano sono di origine siriana, pressoché il 60%. Le altre nazionalità sono afghani, sono iracheni, dunque tutte persone che fuggono da conflitti. E quello che noi vediamo, soprattutto in Grecia, è la mancanza di sistema di accoglienza, di un sistema di accoglienza che possa offrire un alloggio, cibo, generi di prima necessità.

D. – A Kos c’è un unico centro che accoglie le persone, che è un hotel dismesso, che è carente di qualsiasi precauzione igienico-sanitaria…

R. – Questo hotel è stato messo a disposizione dopo aver fatto un’azione di lobby e di testimonianze nei confronti delle strutture politiche locali che non volevano avere un posto fisso nel quale ospitare queste persone, visto il turismo che esiste in queste isole. Dopo aver visto per settimane le persone accamparsi in ogni luogo, hanno messo a disposizione questo hotel che è completamente in disuso. Dunque Msf, lì, ha dovuto lavorare sul sistema di approvvigionamento di acqua potabile, sui servizi igienici ma Msf non può, e non vuole, sostituirsi alle responsabilità di uno Stato.

D. – Sistema di accoglienza completamente inesistente in Grecia e sistema di accoglienza peggiorato in Italia…

R. – Peggiorato anche perché sembra che il sistema sia sempre impreparato a qualcosa che tutti sapevano. Il sistema, in Italia, era un sistema che l’anno scorso ha accolto un numero pari a quest’anno, dunque con degli imbuti di cui già si sapeva in Sicilia e nel Lazio, che sono le regioni che ospitano più migranti. Quest’anno siamo a numeri, già prima dell’estate, molto alti e dunque siamo di nuovo in una situazione completamente emergenziale quando tutto ciò si sarebbe potuto prevenire con un sistema strutturato e pensato in modo omogeneo sul territorio italiano. Cosa che non avviene.








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