2015-06-25 14:58:00

2 milioni davanti alla Sindone. Don Gottardo: evento che lascia il segno


Nella Festa di San Giovanni Battista, patrono di Torino, si è conclusa ieri - dopo 67 giorni - l’Ostensione della Sindone, suggellata da una Messa in Duomo celebrata dall’arcivescovo della città, mons. Cesare Nosiglia. Stamane, nel capoluogo piemontese, in un incontro con la stampa, il bilancio di questo evento storico, arricchito dalla visita di Papa Francesco. Tante personalità del mondo politico, della cultura, dello spettacolo e dello sport, che hanno sostato davanti al Sacro Lino. Roberta Gisotti ha intervistato don Roberto Gottardo, presidente della Commissione diocesana per la Sindone:

Oltre 2 milioni i pellegrini ed i visitatori da 146 Paesi, di ogni continente, non solo cristiani e credenti. Un evento storico seguito da 1200 giornalisti, ben 200 arrivati a Torino dall’estero. Don Gottardo, al di là dei numeri, che sempre suscitano curiosità, quale è stato il clima umano e spirituale che ha accompagnato questa Ostensione 2015?

R. -  Il primo aspetto che certamente da torinese mi permetto di rilevare è come la città cambi volto durante le ostensioni, per la grandissima presenza di pellegrini dall’Italia, ma anche dall’estero, provenienti da Paesi che normalmente non frequentano Torino. Vedere tradizioni e lingue diverse incrociarsi nella città. Vedere grandi gruppi di russi, di polacchi, di giapponesi… è certamente inusuale. Quindi una città che cambia volto per l’influenza di questo evento che nasce dalla fede, dalla Chiesa ma che poi si apre e diventa evento cittadino, ricco di motivi di cultura, motivi di riflessione per tutti, al di là di qualsiasi confessione.

D. – Da quello che mi dice, don Gottardo, un evento, occasione di raccoglimento personale ma anche occasione corale, per ritrovarsi insieme a tante altre persone nella spiritualità?

R. – Sì, certamente il pellegrino può essere venuto come singolo o essere venuto come parte di un gruppo. In ogni caso, la Sindone è quello che ha unito questo insieme di persone, che non si conoscevano, partite da luoghi diversi, con motivazioni diverse, eppure tutte in qualche modo radunate dal desiderio di sostare davanti a quel Volto. In qualche modo la Sindone ha messo insieme queste persone che partite da esperienze diverse. Infatti, qui abbiamo avuto sia il fedele cristiano ma abbiamo avuto anche il semplice curioso; però tutti sono stati interrogati, chiamati, smossi da quel volto che parla del Volto di Cristo, prima di qualsiasi considerazione scientifica ma semplicemente per quel che si vede su quel Telo.

D. – In particolare malati, disabili e giovani sono stati posti al centro di questa Ostensione 2015, proprio per volere di mons. Nosiglia…

R. – Questa è stata la particolarità per quest’ostensione. Può stupire un po’ questa associazione di due mondi che sembrano così lontani, quello della gioventù e quello della malattia o disabilità. Io penso che invece la scelta non sia stata casuale e rispecchi anche un richiamo che ormai conosciamo bene di Papa Francesco ed è quello delle periferie, perché entrambi questi mondi possiamo considerarli una ‘periferia’. Il mondo della malattia e della disabilità sicuramente non è, purtroppo, spesso, in tante occasioni, al centro delle nostre attenzioni, preoccupazioni e alle volte anche il malato, il disabile è più immaginato come una persona a cui occorre offrire delle possibilità, dei servizi e più raramente come una persona che invece ha qualcosa da dare e da offrire alla comunità, esattamente come tutti. E questo abbiamo tentato di fare attraverso l’ostensione. L’altro mondo, quello della gioventù, anche questo purtroppo è una ‘periferia’. Conosciamo i dati sulla disoccupazione giovanile e più in generale questi giovani sono tanto cercati e blanditi come consumatori, quanto ignorati come soggetti e protagonisti della società. E quindi due ‘periferie’ che il Papa ci invita non solo a guardare ma a metterci in quelle periferie per guardare il mondo da quel punto di vista.

D.  – La presenza di Papa Francesco davanti alla Sindone che cosa ha aggiunto, che cosa ha suscitato?

R.  – Certamente è stata la grande conferma di un altro Papa davanti alla Sindone e questo gesto in qualche modo indica la realtà della Sindone come qualcosa di significativo per la Chiesa, per la fede e non solo per questa ma per tutte le persone, gli uomini e le donne, che sono in cammino nella loro vita e cercano un significato, cercano un amore ed uno sguardo, un abbraccio di misericordia, come ci ricorda sempre Papa Francesco. E quindi ancora una volta ci viene confermato questo significato della Sindone, che nella sua umiltà, nella sua semplicità e silenziosità rimane un segno ed un aiuto.








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