2015-06-25 14:30:00

Il Nepal a 2 mesi dal sisma: ancora tre milioni di sfollati


Sono passati due mesi dal devastante terremoto che il 25 aprile e, a seguire, il 12 maggio ha colpito il Nepal. Per un bilancio aggiornato delle vittime, dei danni e dei soccorsi prestati, Roberta Gisotti ha intervistato Lorena D’Ayala Valva, coordinatrice per le emergenze del Cesvi (Cooperazione e sviluppo), tra le organizzazioni umanitarie non governative da subito presente in aiuto alle popolazioni già poverissime del Paese asiatico, dove quasi il 60% degli abitanti vive con meno di 2 dollari al giorno:

R. – Al momento, stiamo contando quasi 9 mila vittime e più di 22 mila persone ferite. Inoltre, il dato veramente importante, forte, che occorre ricordare è che ci sono tre milioni di persone che sono state sfollate dalle loro case e quasi un milione e mezzo di persone che hanno necessità di assistenza da un punto di vista alimentare, oltre che di generi sanitari, e anche per quanto riguarda la distribuzione dell’acqua. Infatti, in moltissimi casi, le strutture idriche sono state danneggiate.

D. - In occasione di questo drammatico anniversario è stata convocata una Conferenza dei donatori nella capitale Kathmandu. Che notizie?

R. – Sì, noi come organizzazione non governativa facciamo parte di una serie di network sia a livello europeo che di coordinamento a livello nepalese. Per cui, ciò che vorremmo sottolineare con forza rispetto a questa Conferenza è che i fondi devono continuare ad arrivare e quindi l’impegno da parte dei singoli governi e delle organizzazioni internazionali non deve cessare. Infatti, il pericolo è che quando si spengono i riflettori su queste tragedie purtroppo vengono a calare gli aiuti internazionali. Quindi, chiediamo con forza ai donatori internazionali di proseguire e al governo nepalese di continuare a favorire le attività delle organizzazioni come ha fatto fino a ora. E chiediamo soprattutto ai media nepalesi di riportare con evidenza quelle che sono le necessità e gli aggiornamenti che arrivano direttamente dal campo.

D. – E’ importante anche far ripartire i flussi turistici essendo il Nepal un Paese di grande patrimonio archeologico…

R. – Archeologico ma anche naturalistico, perché non dimentichiamoci della catena dell’Himalaya per cui quello che noi abbiamo pensato di fare, per esempio, rispetto a questo aspetto è di aprire una raccolta fondi con un’altra organizzazione bergamasca – che si chiama "Everest-K2" e che lavora tradizionalmente anche sull’Everest – per aiutare gli abitanti di un villaggio ai piedi della montagna. Sono “sherpa”, portatori, che con questo terribile evento hanno perso anche il loro lavoro. Per cui, l’idea è quello di supportarli attraverso attività di “cash for work”, garantendo loro un salario per la ricostruzione delle loro case. E speriamo che le attività turistiche ricomincino, ma sarà complicato perché anche le strutture sono danneggiate e ci vorrà tempo.








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