2015-06-29 14:11:00

Juncker apre alla Grecia e chiede il voto "sì" al referendum


Ore decisive per il futuro della Grecia in Europa. “Non abbandonarò mai il popolo greco e il popolo greco non vuole abbandonare l’Unione Europea, per questo chiedo di votare si al referendum di domenica prossima”. Il presidente della Commissione europea, Juncker, lascia aperta la porta al negoziato e chiede al governo di Tsipras di assumersi le proprie responsabilità, dopo l’abbandono di Atene dal tavolo dei negoziati e il rifiuto delle istituzioni internazionali di prolungare il piano d’aiuti. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si dice pronta a riaprire le trattative, perchè “se fallisce l’Euro, fallisce l’Europa”. Intanto, domani scade la rata da 1,6 miliardi di euro che Atene deve al Fondo monetario internazionale (Fmi), mentre la Banca centrale europea (Bce) ha detto che non aumenterà il credito al sistema finanziario greco. Da qui, la decisione di chiudere le banche e la borsa fino al referendum del 5 luglio, quando il popolo greco deciderà se accettare o meno la proposta dei creditori. Domani scatterà anche il divieto di ritirare più di 60 euro dai bancomat. Una situazione che sta mettendo in ginocchio la popolazione, come ci spiega il giornalista greco, Nicola Nellas, al microfono di Michele Raviart:

R. – Io dubito che le banche riapriranno la settimana prossima, perché anche se si farà il referendum domenica e ci sarà un risultato di “sì”, poi non ci sarà tempo per svolgere tutte le procedure della Banca centrale europea per trovare un accordo e per far riaprire le banche. Quindi, si va per un minimo di due settimane – credo – di banche chiuse. E poi, adesso si dice anche che verrà messa la polizia nelle banche, quelle estere per esempio. Già ci sono le file per fare rifornimento di gasolio... Io l’ho fatta ieri, la fila per fare rifornimento: sono andato in quattro diversi bancomat e non sono riuscito a prelevare denaro. Quindi, siamo messi male.

D. – Tu sei giornalista e in questo momento stai lavorando nel settore nautico. Qual è la situazione in questo, che è uno dei punti di forza del Paese?

R. – Io lavoro per un’agenzia di yatch: stiamo affittando yatch, abbiamo clienti di un certo calibro. Se ne vanno via perché hanno paura: noi non abbiamo la liquidità e loro se ne vanno via... Vanno in Turchia, vanno in Montenegro, vanno ovunque… altro che la Grecia. E la Grecia vive di turismo. Noi siam messi male perché se continui a rimanere in Europa con l’euro, sei messo male perché ci sono tagli dappertutto, tasse, sovrattasse, sei ultratassato e non riesci a sopravvivere. E se torni alla dracma, stai ancora peggio.

D. – Ma pensi che la gente voterà per accogliere il piano dei creditori, o voterà "no"?

R. – Credo di no. Già da quello che sento io per strada, da quello che dico con i miei colleghi e con i miei amici, tutti si sono stancati. Credo che arriverà circa al 70% il "no". Se non riescono a capire che la situazione è molto brutta e che avendo le banche chiuse e inoltre dicendo anche di noi, a quel punto per forza bisogna tornare alla dracma. Se non riescono a capire entro questa settimana che il referendum non è un giochetto da usare, credo che il “no” vincerà.

D. – In che termini si pensa all’Europa, ora?

R. – Già l’euro è crollato, è quasi pari con il dollaro. E questo non è un problema solo della Grecia: è un problema di tutta l’Europa. Capisco il loro punto di vista che, giustamente, dicono:  “Noi vi abbiamo prestato dei soldi e rivogliamo i nostri soldi”. Questo è giusto e doveroso, come si dice. Ma se tu mi dici che non sei un mio creditore ma che siamo uniti in Europa, allora o sei mio creditore o sei mio amico. Non dico che la Grecia non abbia fatto degli errori: ha fatto errori gravissimi e per questi errori adesso bisogna pagare. Ma devono trovare un’altra soluzione. Da noi si dice: se non hai, non paghi. Se non ho da pagare la luce, non avrò la luce. Cercherò di sopravvivere; non cercherò di pagare le tasse allo Stato. Conoscono tantissime persone che non ce la fanno a pagare le tasse: non è che non vogliono. Non ce la fanno.








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