Nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Papa Francesco ha presieduto nella Basilica vaticana la Santa Messa con la benedizione dei Palli per i nuovi arcivescovi metropoliti.
Ancora oggi persecuzioni contro i cristiani nel silenzio di tutti
“La lettura tratta dagli Atti degli Apostoli – ha
esordito nell’omelia il Papa - ci parla della prima comunità cristiana assediata dalla
persecuzione. Una comunità duramente perseguitata da Erode che «fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni» e «fece arrestare anche Pietro … Lo fece
catturare e lo gettò in carcere» (12,2-4). Tuttavia,
non vorrei soffermarmi sulle atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni, purtroppo
ancora oggi presenti in tante parti del mondo, spesso sotto gli occhi e nel silenzio
di tutti. Vorrei invece oggi venerare il coraggio degli Apostoli e della prima comunità
cristiana; il coraggio di portare avanti l’opera di evangelizzazione, senza timore
della morte e del martirio, nel contesto sociale di un impero pagano; venerare la
loro vita cristiana che per noi credenti di oggi è un forte richiamo alla preghiera, alla fede e alla testimonianza”.
Le comunità cristiane vanno avanti solo grazie alla preghiera perseverante
“Un richiamo
alla preghiera. La comunità – ha detto Francesco
- era una Chiesa in preghiera: «Mentre Pietro
dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera
per lui» (At 12,5). E se pensiamo a Roma, le catacombe non erano luoghi
per sfuggire alle persecuzioni ma erano, innanzitutto, luoghi di preghiera, per santificare
la domenica e per elevare, dal grembo della terra, un’adorazione a Dio che non dimentica
mai i suoi figli. La comunità di Pietro e di Paolo ci insegna che una Chiesa in preghiera
è una Chiesa “in piedi”, solida, in cammino! Infatti, un cristiano che prega è un
cristiano protetto, custodito e sostenuto, ma soprattutto non è solo. E prosegue la
prima lettura: «Pietro … stava dormendo, mentre
davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere. Ed ecco, gli si presentò
un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro
… E le catene gli caddero dalle mani» (At 12,6-7). Pensiamo a quante volte il Signore ha esaudito la nostra
preghiera inviandoci un Angelo? Quell’Angelo che inaspettatamente ci viene incontro per tirarci fuori da situazioni
difficili. Per strapparci dalle mani della morte e del maligno; per indicarci la via
smarrita; per riaccendere in noi la fiamma della speranza; per donarci una carezza;
per consolare il nostro cuore affranto; per svegliarci dal sonno esistenziale; o semplicemente
per dirci: “Non sei solo”. Quanti angeli Egli mette sul nostro cammino! Ma noi, presi
dalla paura o dall’incredulità, oppure dall’euforia, li lasciamo fuori dalla porta
– esattamente come avvenne a Pietro quando bussò alla porta della casa e «una serva
di nome Rode, si avvicinò per sentire chi era. Riconosciuta la voce di Pietro, però,
per la gioia non aprì la porta» (At 12,13-14). Nessuna
comunità cristiana può andare avanti senza il sostegno della preghiera perseverante!
La preghiera che è l’incontro con Dio, con Dio che non delude mai; con il Dio fedele
alla sua parola; con Dio che non abbandona i suoi figli. Si chiedeva Gesù: «Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano
giorno e notte verso di lui?» (Lc 18,7). Nella preghiera il credente esprime
la sua fede, la sua fiducia, e Dio esprime la sua vicinanza, anche attraverso il dono
degli Angeli, i suoi messaggeri”.
Tante forze cercano di annientare la Chiesa, ma la Chiesa resta salda
Poi, il richiamo
alla fede: “nella seconda lettura san Paolo scrive a Timoteo: «Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare
a compimento l’annuncio del Vangelo … e così fui liberato dalla bocca del leone. Il
Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno» (2 Tm 4,17-18). Dio non toglie i suoi figli dal mondo o dal male, ma dona loro la
forza per vincerli. Soltanto chi crede può dire veramente: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Sal
23,1). Quante forze, lungo la storia, hanno cercato – e cercano – di annientare la
Chiesa, sia dall’esterno sia dall’interno, ma vengono tutte annientate e la Chiesa
rimane viva e feconda!, rimane inspiegabilmente salda perché, come dice san Paolo,
possa acclamare «a Lui la gloria nei secoli dei
secoli» (2
Tm 4,18)”.
La Chiesa non è dei Papi, dei vescovi o dei fedeli: è di Cristo
“Tutto passa – ha osservato il Papa - solo Dio resta.
Infatti, sono passati regni, popoli, culture, nazioni, ideologie, potenze, ma la Chiesa,
fondata su Cristo, nonostante le tante tempeste e i molti peccati nostri, rimane fedele
al deposito della fede nel servizio, perché la Chiesa non è dei Papi, dei vescovi,
dei preti e neppure dei fedeli, è solo e soltanto di Cristo. Solo chi vive in Cristo
promuove e difende la Chiesa con la santità della vita, sull’esempio di Pietro e di
Paolo. I credenti nel nome di Cristo hanno risuscitato i morti; hanno guarito gli
infermi; hanno amato i loro persecutori; hanno dimostrato che non esiste una forza
in grado di sconfiggere chi possiede la forza della fede!”.
La Chiesa ha vinto il male grazie alla testimonianza coraggiosa dei suoi
figli
C’è infine il
richiamo alla testimonianza: “Pietro e Paolo,
come tutti gli Apostoli di Cristo che nella vita terrena hanno fecondato con il loro
sangue la Chiesa, hanno bevuto al calice del Signore, e sono diventati gli amici di
Dio. Paolo, con tono commovente, scrive a Timoteo: «Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento
che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa,
ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore,
il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro
che hanno atteso con amore la sua manifestazione»
(2 Tm 4,6-8). Una Chiesa o un cristiano senza testimonianza è sterile;
un morto che pensa di essere vivo; un albero secco che non dà frutto; un pozzo arido
che non dà acqua! La Chiesa ha vinto il male grazie alla testimonianza coraggiosa,
concreta e umile dei suoi figli. Ha vinto il male grazie alla proclamazione convinta
di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente», e alla promessa eterna di Gesù (cfr
Mt 16,13-18)”.
Vescovi, uomini di preghiera, di fede e testimoni
“Cari Arcivescovi che oggi ricevete il pallio – ha
detto Francesco - esso è il segno che rappresenta la pecora che il pastore porta sulle
sue spalle come il Cristo, Buon Pastore, ed è pertanto simbolo del vostro compito
pastorale; esso è «segno liturgico della comunione
che unisce la Sede di Pietro e il suo Successore ai Metropoliti e, per loro tramite,
agli altri Vescovi del mondo» (Benedetto XVI,
Angelus
del 29 giugno 2005). Oggi, con il pallio, vorrei affidarvi questo richiamo alla preghiera,
alla fede e alla testimonianza. La Chiesa vi vuole uomini di preghiera, maestri di
preghiera; che insegnino al popolo a voi affidato dal Signore che la liberazione da
tutte le prigionie è soltanto opera di Dio e frutto della preghiera, che Dio nel momento
opportuno invia il suo angelo a salvarci dalle tante schiavitù e dalle innumerevoli
catene mondane. Anche voi per i più bisognosi siate angeli e messaggeri della carità!”.
Non c'è testimonianza senza vita coerente
“La Chiesa – ha rilevato il Papa - vi vuole uomini
di fede, maestri di fede: che insegnino ai fedeli a non aver paura dei tanti Erode
che affliggono con persecuzioni, con croci di ogni genere. Nessun Erode è in grado
di spegnere la luce della speranza, della fede e della carità di colui che crede in
Cristo! La Chiesa vi vuole uomini di testimonianza. Diceva san Francesco ai suoi frati:
predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario,
anche con le parole! (cfr Fonti Francescane, 43). Non c’è testimonianza
senza una vita coerente!”.
Testimoni che non si vergognano del Nome di Cristo e della sua Croce
“Oggi – ha affermato - non c’è tanto bisogno di maestri,
ma di testimoni coraggiosi, convinti e convincenti; testimoni che non si vergognano
del Nome di Cristo e della sua Croce né di fronte ai leoni ruggenti né davanti alle
potenze di questo mondo. Sull’esempio di Pietro e di Paolo e di tanti altri testimoni
lungo tutta la storia della Chiesa, testimoni che, pur appartenendo a diverse confessioni
cristiane, hanno contribuito a manifestare e a far crescere l’unico Corpo di Cristo.
E questo mi piace sottolinearlo alla presenza – sempre molto gradita – della Delegazione
del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, inviata dal caro fratello Bartolomeo
I. La cosa è tanto semplice: perché la testimonianza più efficace e più autentica
è quella di non contraddire, con il comportamento e con la vita, quanto si predica
con la parola e quanto si insegna agli altri! Insegnate
la preghiera pregando; annunciate la fede credendo; date testimonianza vivendo!”.
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