2015-07-02 13:36:00

Allerta caldo: per gli anziani un programma di S. Egidio


Arriva il grande caldo e in Europa è allerta. In Francia si sono già raggiunti picchi superiori a quelli record del 2003, in Spagna si sono toccati i 45 gradi, preoccupazione anche in Portogallo e nei Paesi Bassi. In Italia, fino all’8 luglio, l’anticiclone africano porterà a un costante aumento delle temperature, in particolare nelle città del Nord e del Centro. A Roma, una delle città più colpite, la Comunità di Sant’Egidio sta intensificando le attività di “Viva gli anziani”, il programma di monitoraggio attivo della popolazione over 75. Eugenio Murrali ha intervistato Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio:

R. – Il programma sta dimostrando che la visita e il monitoraggio degli anziani ultrasettantacinquenni prevengono i ricoveri negli istituti, nelle Rsa o negli ospedali. La compagnia, il consiglio, l’interesse verso queste persone e anche il dare un po’ di informazioni di educazione sanitaria sono una grande opera di prevenzione. Dunque: migliora la qualità di vita dell’anziano, perché rimane a casa, si riducono le spese dello Stato, perché l’anziano non si ricovera.

D. – Il grande nemico degli anziani non è solo il caldo, però?

R. – No. Il loro più grande nemico è l’isolamento. Noi abbiamo migliaia di anziani lontani dalle loro famiglie e di cui nessuno di occupa. La Comunità di Sant’Egidio – con questo programma e con l’azione dei suoi volontari e dei suoi membri in tutta Roma, in cui seguiamo ben 18 mila anziani – sta moltiplicando le iniziative per rompere proprio questo isolamento. Io vorrei fare un appello ai cittadini romani, ai cittadini del Lazio, perché in questo periodo di “emergenza caldo” si ricordino che esistono gli anziani: quelli che abbiamo a casa con noi, quelli che sono nei nostri condomini, nei nostri palazzi, ma anche quelli che vivono da soli negli istituti, nei cronicari, nelle Rsa. Andiamo a trovare gli anziani, portiamo loro da bere, parliamo con loro, ascoltiamo le loro esigenze…

D. – Questo modello di assistenza è diverso anche perché non si basa sull’emergenza…

R. – No, è un programma di assistenza che dura tutto l’anno, perché l’emergenza in un certo senso c’è sempre e quindi non c’è mai. Il problema di fondo è fare delle politiche lungimiranti, che invertano la tendenza a ricoverare gli anziani negli istituti e li aiutino, invece, a vivere a casa loro con semplici supporti, come può essere quello del programma, come può essere la telefonata degli operatori, una visita o mobilitando le forze attorno agli anziani, che sono i condomini, che sono i negozi, che sono le parrocchie, le farmacie… Tutto quello che ruota attorno al mondo degli anziani.

D. – Come agiscono in concreto i vostri operatori?

R. – Innanzitutto ogni anziano ultrasettantacinquenne che è inserito nel programma – e sono 5 mila adesso – viene monitorato telefonicamente per sapere se ci sono esigenze particolari. In questo periodo di caldo a tutti viene recapitato un dépliant con i consigli per proteggersi e vengono incentivate le visite.

D. – L’Italia sta invecchiando, dobbiamo preoccuparci?

R. – La vecchiaia – come ci dice Papa Francesco – è una grande opportunità, una grande occasione, perché è il tempo della saggezza, è il tempo della memoria. Ci dobbiamo preoccupare invece della separazione degli anziani dai giovani. Bisogna ricreare quell’istinto – anche naturale – che rimetta insieme le generazioni, perché solo da un incontro virtuoso tra le generazioni si potrà capire perché la vecchiaia è bella. 








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