2015-07-02 13:57:00

Libia: parlamento di Tripoli boicotta i negoziati in Marocco


Nuovo stop nei negoziati per la crisi in Libia. Oggi in Marocco era atteso un importante round di colloqui tra tutte le fazioni libiche per la nascita di un governo di unità nazionale. Ma con una mossa inattesa il portavoce del Parlamento islamista di Tripoli ha annunciato il boicottaggio dell’incontro. Secondo la stampa libica, nella fazione islamista sta montando una forte opposizione al dialogo. Da parte sua l'inviato speciale dell'Onu, Bernardino Leon, ha dichiarato di avere tenuto una riunione con tutte le delegazioni arrivate a Skhirat. Marco Guerra ha intervistato Gabriele Iacovino responsabile degli analisti del Centro Studi Internazionali:

R. – Purtroppo – nuovamente – quando si cerca di arrivare a una conclusione del negoziato per trovare una soluzione, anche forzando un po’ la mano delle parti in causa, le divergenze tra tutti i protagonisti, messi con tanta difficoltà allo stesso tavolo da Bernardino León, vengono fuori prepotentemente. Di fatto, questo tentativo negoziale delle Nazioni Unite, che era partito tra i dubbi e le perplessità dell’intera comunità internazionale, ha portato con il tempo ad alcuni risultati, anche perché sono stati coinvolti gli attori tribali e alcuni attori locali libici, come le realtà di Misurata. Ma le divergenze tra il governo di Tobruk, da una parte, e il governo di Tripoli, dall’altra, rendono questo negoziato ancora molto difficile. In più, una situazione è quella che si può trovare in un albergo in Marocco o a Berlino, come alcuni giorni fa; un’altra cosa è la situazione sul campo, che vede ancora il Paese totalmente diviso al proprio interno, slegato sia istituzionalmente sia dal punto di vista della sicurezza.

D. Sembra che le difficoltà di oggi siano dovute soprattutto alle posizioni del governo islamista di Tripoli…

R. – Perché la realtà di Tripoli è la realtà istituzionale non riconosciuta a livello internazionale che forse più deve fare dei passi indietro rispetto al tentativo di negoziato di León, soprattutto in prospettiva futura - quindi della creazione di un nuovo parlamento che veda lo scioglimento dei due attuali, e che cerchi di creare un governo di unità nazionale. Le posizione delle realtà tripoline in questo momento sono ancora lontane, e questi ostacoli rischiano sempre di più di bloccare il processo negoziale, anche perché sappiamo per la storia di questa tipologia di negoziati che più si va avanti con le discussioni, più possono venire al pettine nodi sempre più grandi che quindi saranno sempre più difficili da sciogliere.

D. – Ieri la giornata di guerra nel Sinai con 100 terroristi uccisi; oggi, in Tunisia, 12 arresti legati alla strage nell‘hotel . L’instabilità della Libia sta avendo effetti su tutto il Maghreb?

R. – Sicuramente la situazione libica è un fattore di destabilizzazione per l’intera area. Se possiamo intravedere dei legami molto più stretti tra quello che sta succedendo in Tunisia e, di fatto, il buco nero che si è andato a creare in Libia, per quanto riguarda il Sinai, forse la situazione è meno legata direttamente. La realtà egiziana è una realtà che risente fortemente dell’instabilità successiva alla destituzione del regime di Mubarak, e che ha sempre visto nel Sinai una regione a forte instabilità, che risente delle realtà jihadiste che sono state sempre forti all’interno dell’Egitto.

D. – Lo Stato Islamico quale reale agibilità ha sul territorio libico che, appunto, sfugge al controllo delle varie autorità?

R. – Lo Stato Islamico cerca di inserirsi in questa instabilità, più che altro con il proprio messaggio globale. Il fatto che alcune realtà libiche si siano cominciate a rifare più allo Stato Islamico che ad al Qaeda, se vogliamo è anche una dinamica interna al mondo del jihadismo globale, che adesso vede lo Stato Islamico come più forte rispetto ad al Qaeda e che quindi potrebbe portare a maggiori prospettive di “forza” per delle realtà locali in Libia.








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