2015-07-02 20:01:00

Referendum Grecia, avanti i "sì". Mons. Rossolatos: è disperazione


In vista del referendum in Grecia, il 5 luglio, arrivano gli appelli ai votanti, con circa 250 economisti greci che, per evitare una Grexit che sarebbe peggio di qualsiasi accordo con i creditori, chiedono di votare per il sì, sconfessando il collega, ministro dell’economia Varoufakis pronto alle dimissioni. Il premier Tsipras sancirà il suo no domani ad Atene a piazza Syntagma. Intanto il Consiglio di Stato valuta la legalità del referendum. Francesca Sabatinelli:

A tre giorni dal referendum in Grecia il ministro dell’economia, Varoufakis sa già cosa fare il giorno dopo, dimettersi in caso di vittoria del sì, ossia di accettazione del piano dei creditori. Nel caso passasse la linea del no, riprenderanno immediatamente le trattative – spiega – annunciando che martedì riapriranno le banche. Su tutto però sembra ora pesare il Consiglio di Stato ellenico, che dovrà esprimersi sulla legalità del referendum a seguito di un ricorso presentato da due cittadini.

L’Europa guarda a domenica, il presidente della Commissione Ue, Juncker, aspetta: è il momento – dice – che  i greci decidano il loro futuro.  A spingere invece è Moody’s che boccia la Grecia e taglia nuovamente il rating,  a livelli minimi,  decisione che prescinde, spiegano gli analisti, dal referendum che però comunque rappresenta un rischio in più per i creditori privati.  Per Standard & Poor’s, in caso di Grexit, la situazione delle banche greche, già disperata, crollerebbe. Per il presidente dell’Eurogruppo Dissenbleom, se i greci voteranno ‘no’ sarà difficile mettere in piedi un nuovo salvataggio. La Grecia, sentenzia in un rapporto il Fondo monetario internazionale, avrebbe bisogno di finanziamenti per 50 miliardi di euro fino al 2018 per far fronte all’insostenibilità del suo debito. Le Finanze del Paese, si legge, sono ulteriormente deteriorate perché Atene è stata troppo lenta nel varare le riforme economiche necessarie. Difficile però per ora capire l’orientamento dei greci, i sondaggi vengono smentiti sebbene si dia per vincente il sì. 

Di una situazone "disperata" parla mons. Sevastianos Rossolatos, arcivescovo dei cattolidi di Atene, sentito da Alessandro Guarasci:

R. – Vedo - anche camminando per strada – i pensionati in fila fuori delle banche per prelevare soltanto 60 euro al giorno, e alcuni svengono per le ore che passano ad aspettare. Molti sono quelli che si alzano di notte e arrivano in banca alle 3 del mattino per essere i primi a prelevare i soldi. E’ una situazione veramente di disperazione. La cosa peggiore è che non si sa cosa accadrà da lunedì in poi.

D. – Lei si sente di dire qualcosa sul referendum del 5 luglio?

R. – La stazione televisiva statale cerca di convincerci a votare il ‘no’, secondo la posizione del governo. Tutte le altre stazioni televisive, però, fanno capire che uscire dall’euro sarà proprio la distruzione dell’economia. Quindi la gente non capisce, non sa cosa votare. Gli imprenditori si sono ribellati, perché capiscono che fuori dell’euro l’economia farà molta fatica a riprendersi, ci vorranno degli anni. Anche il sindaco di Atene e quello di Salonicco, apertamente, in televisione, invitano la gente a votare il ‘sì’, cioè a restare nell’euro.

D. – La gente, dunque, in questi giorni sta cercando semplicemente di accaparrare i beni di prima necessità - viveri, vestiti e così via – perché hanno paura per il futuro…

R. – Si vive in un’insicurezza totale. Anche le diocesi, le parrocchie devono pagare gli impiegati e non possono pagarli, perché non hanno soldi e se hanno soldi li devono depositare in modo elettronico nelle banche, dove la gente, però, non può andare a riscuoterli.

 








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