“L’incontro di Vilnius è stato occasione di confronto tra varie esperienze legate insieme dal tema dell’accoglienza, ha ricordato in apertura dal card. Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, come l’esigenza per la quale non cedere alle paure e alle semplificazioni a cui una parte della politica ci ha abituato in questi giorni nei diversi contesti nazionali”. Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha preso parte questa settimana all’incontro dei responsabili della pastorale dei migranti e itineranti delle Conferenze episcopali d’Europa, riuniti nella capitale lituana dal Ccee.
Forme di nazionalismo stanno intaccando la storia solidale dell'Europa
Prima di lasciare Vilnius, mons. Perego afferma all'agenzia Sir che durante i lavori
“si è sentita la volontà di contrastare le forme di nazionalismo che sta ritornando”
in diversi Paesi “e che rischia di incrinare la storia solidale dell’Europa costruita
in questi decenni”. Mons. Perego aggiunge: “Si è passati da una lettura del tema dei
rifugiati alla verifica di una problematica della tratta che attraversa l’Europa,
ma di cui ancora debole è la consapevolezza non solo sul piano numerico ma anche della
conoscenza delle diverse storie”. Sul piano pastorale “è stato interessante confrontarsi
sulle esperienze di collaborazione tra le chiese in Europa dove si è registrato l’impegno
a costruire dei modelli condivisi sul piano dello scambio ma anche dell’organizzazione
ecclesiale”.
Una pastorale per i cinesi in Italia
“Interessante è stato, a partire dall’esperienza del Centro pastorale per i cinesi
a Prato - aggiunge mons. Perego - approfondire questa presenza migrante originale
quale è quella dei cinesi” (l’Italia raccoglie una delle comunità più numerose in
Europa con 350mila persone), che “interpella una prima evangelizzazione per chi ha
vissuto una vicenda solo di ateismo”. Un incontro, “qui a Vilnius, di grande interesse
proprio in un momento in cui l’Europa chiede anche dal punto di vista ecclesiale,
di parlare a una sola voce a tutela della dignità dei migranti”.
Ogni operatore pastorale deve essere la sentinella dell’accoglienza
Il responsabile della Migrantes aggiunge una riflessione conclusiva maturata in questi
giorni: “Accogliere non è un atto di bontà, è un progetto politico, di riesame della
nostra vita comune alla luce del mondo, di cui i migranti sono i veri attori, le avanguardie.
Rifiutare l’accoglienza è invece una colpa, ma soprattutto significa non raccogliere
la sfida a ripensare la città, la politica. Come Chiesa che cammina, come ci ha abituato
a fare il Concilio Vaticano II, che ascolta, come ci ha ricordato Paolo VI nell’enciclica
Ecclesiam suam, e ribadisce spesso papa Francesco, ogni operatore pastorale oggi avverte
il dovere di essere la sentinella dell’accoglienza: perché ognuno - tanto più se povero,
perseguitato, offeso - si senta a casa dove arriva, senta la responsabilità di partire
non prima di aver regalato i doni di una cultura, di una religiosità, di una storia.
Il futuro non lo costruiamo senza incontri, senza i migranti”. (R.P.)
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