2015-07-02 15:00:00

Rifugiati e vittime di tratta: sfida comune per le Chiese in Europa


“L’incontro di Vilnius è stato occasione di confronto tra varie esperienze legate insieme dal tema dell’accoglienza, ha ricordato in apertura dal card. Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, come l’esigenza per la quale non cedere alle paure e alle semplificazioni a cui una parte della politica ci ha abituato in questi giorni nei diversi contesti nazionali”. Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha preso parte questa settimana all’incontro dei responsabili della pastorale dei migranti e itineranti delle Conferenze episcopali d’Europa, riuniti nella capitale lituana dal Ccee. 

Forme di nazionalismo stanno intaccando la storia solidale dell'Europa
Prima di lasciare Vilnius, mons. Perego afferma all'agenzia Sir che durante i lavori “si è sentita la volontà di contrastare le forme di nazionalismo che sta ritornando” in diversi Paesi “e che rischia di incrinare la storia solidale dell’Europa costruita in questi decenni”. Mons. Perego aggiunge: “Si è passati da una lettura del tema dei rifugiati alla verifica di una problematica della tratta che attraversa l’Europa, ma di cui ancora debole è la consapevolezza non solo sul piano numerico ma anche della conoscenza delle diverse storie”. Sul piano pastorale “è stato interessante confrontarsi sulle esperienze di collaborazione tra le chiese in Europa dove si è registrato l’impegno a costruire dei modelli condivisi sul piano dello scambio ma anche dell’organizzazione ecclesiale”. 

Una pastorale per i cinesi in Italia
“Interessante è stato, a partire dall’esperienza del Centro pastorale per i cinesi a Prato - aggiunge mons. Perego - approfondire questa presenza migrante originale quale è quella dei cinesi” (l’Italia raccoglie una delle comunità più numerose in Europa con 350mila persone), che “interpella una prima evangelizzazione per chi ha vissuto una vicenda solo di ateismo”. Un incontro, “qui a Vilnius, di grande interesse proprio in un momento in cui l’Europa chiede anche dal punto di vista ecclesiale, di parlare a una sola voce a tutela della dignità dei migranti”. 

Ogni operatore pastorale deve essere la sentinella dell’accoglienza
​Il responsabile della Migrantes aggiunge una riflessione conclusiva maturata in questi giorni: “Accogliere non è un atto di bontà, è un progetto politico, di riesame della nostra vita comune alla luce del mondo, di cui i migranti sono i veri attori, le avanguardie. Rifiutare l’accoglienza è invece una colpa, ma soprattutto significa non raccogliere la sfida a ripensare la città, la politica. Come Chiesa che cammina, come ci ha abituato a fare il Concilio Vaticano II, che ascolta, come ci ha ricordato Paolo VI nell’enciclica Ecclesiam suam, e ribadisce spesso papa Francesco, ogni operatore pastorale oggi avverte il dovere di essere la sentinella dell’accoglienza: perché ognuno - tanto più se povero, perseguitato, offeso - si senta a casa dove arriva, senta la responsabilità di partire non prima di aver regalato i doni di una cultura, di una religiosità, di una storia. Il futuro non lo costruiamo senza incontri, senza i migranti”. (R.P.)








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