2015-07-04 12:30:00

Giornata Coop: al centro l'uomo, togliere potere a finanza


Si celebra a livello internazionale la Giornata delle cooperative. Il tema di questa edizione è: "Scegli cooperativo, scegli l'ugualianza". L'intento è quello di sottolineare il contributo delle coop per risolvere i problemi globali, primo tra tutti quello dell'iniqua distribuzione della ricchezza. Eugenio Murrali ha intervistato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative:

R. – Nel mondo vediamo una grande disuguaglianza: la metà più povera della popolazione mondiale possiede meno dell’1% della ricchezza, mentre solamente l'1% possiede la metà della ricchezza. È un dato di grandissima disuguaglianza, che produce delle conseguenze economiche e sociali spesso sottovalutate. Noi vogliamo, attraverso più cooperazione nel mondo, ridurre la disuguaglianza e offrire a tutti i cittadini del pianeta le medesime opportunità: un reddito, un lavoro, una dignità.

D. – Che senso ha essere ancora cooperatori in un momento in cui prevale l’economia di finanza?

R. – In un momento come questo occorre uno scatto d’orgoglio della cooperazione: riaffermare – così come il Papa ha fatto anche nell’ultima Enciclica – il bisogno di rimettere al centro l’uomo togliendo il potere alla finanza, soprattutto quella speculativa che ha prodotto la crisi. Rimettere al centro l’uomo con la sua dignità e il suo sviluppo. Una visione antropocentrica dell’economia che ci consentirà di fare un salto di qualità e di progettare anche un futuro più stabile per tutto il mondo.

D. – Durante la crisi, le cooperative sono state un presidio contro la disoccupazione…

R. – Sì, durante la crisi le cooperative sono cresciute dell’8% per l’occupazione. Hanno fatto un grande sacrificio, però hanno soprattutto cercato di coniugare un loro dovere: fare meno utili, ma al tempo stesso salvaguardare l’occupazione.

D. – Il cooperativismo ha anche molti nemici: il ritardo della pubblica amministrazione nei pagamenti, le false cooperative, ma soprattutto le mele marce che danneggiano l’immagine generale…

R. – Questo è il pericolo numero uno, perché quando gli attacchi vengono dall’esterno sappiamo che hanno necessità di risposte di un certo tipo. Quando invece vengono dall’interno, a causa di cattivi cooperatori – cellule tumorali che si inseriscono all’interno di un corpo sano, rischiando di farlo morire – bisogna che scatti il meccanismo di autodifesa, di espulsione delle cellule cancerogene, per dare alle cellule sane la possibilità di far vivere il corpo. Noi stiamo facendo questo: un processo drastico di pulizia, che riaffermi la centralità delle classi cooperative, la centralità della partecipazione dei soci, che devono essere i primi garanti e i primi controllori delle loro cooperative. Si diceva nell’assemblea dell’Alleanza delle cooperative: “Scegliete gli amministratori migliori e controllateli come se fossero i peggiori”, che non è un’azione di controllo, è un’azione di partecipazione e di responsabilità dei soci nella vita della cooperativa.

D. – Che futuro aspetta il mondo delle cooperative, che processi di innovazione prevedete?

R. – Noi dobbiamo innovare la visione del welfare che oggi abbiamo: ci siamo ritrovati ad Assisi a trent’anni dalla prima conferenza, avvenuta quando ancora non c’era la legge quadro. Dobbiamo fare innovazione del credito: non basta più essere piccole banche di credito cooperativo – piccole o medio-grandi – bisogna essere coerentemente inseriti in un contesto complessivo di gruppo cooperativo, che sappia avere le opportunità e le difese per reggere sul mercato più ampio. Le cooperative agricole devono capire che l’orizzonte è il mondo, devono innovarsi nei processi produttivi, facendosi carico, come già stanno facendo, della necessità di produrre con una sostenibilità complessiva ambientale ed economica. C’è molto da fare, ma le cooperative sono pronte alla sfida. 








All the contents on this site are copyrighted ©.