2015-07-04 14:00:00

Taizé: Settimana di riflessione sulla vita religiosa


“La vita religiosa come luogo di fraternità fra tutti i cristiani”. Questo uno dei temi al centro della Settimana di riflessione sull’attualità della vita religiosa, che si apre questa domenica nella Comunità di Taizé, in Francia, e in programma fino al 12 luglio. Oltre 350 i partecipanti tra responsabili di Congregazioni, comunità e monasteri, giovani religiosi cattolici, ortodossi e protestanti per riflettere sulla vocazione religiosa. Grazia Serra ha intervistato frère Richard, della Comunità di Taizé:

R. – In quest’anno del Giubileo, a cento dalla nascita di frère Roger e nei 75 anni della fondazione della Comunità, abbiamo invitato giovani religiosi fino a 40 anni per condividere con noi questa settimana di riflessione. Partecipano 350 religiosi, un po’ più di 20 responsabili di comunità, di monasteri, che condivideranno la loro esperienza con noi facendo anche riferimento a intuizioni di frère Roger, che possono forse rinnovare qualcosa della vocazione monastica e religiosa.

D. – Come aiutare i giovani a scoprire la loro vocazione religiosa?

R. – Sono giovani già impegnati nelle comunità religiose o nei monasteri. Dunque, allo stesso tempo, a Taizé continuano gli incontri di giovani come ogni settimana, ma in parallelo abbiamo invitato persone impegnate con i voti e in formazione ma che appartengono a comunità religiose.

D. – Che cosa spinge tanti giovani a raggiungere la Comunità di Taizé?

R. – E’ difficile dirlo. Noi siamo sempre un po’ meravigliati che i giovani vengano a condividere la preghiera e forse – è questo al primo posto – sono accolti assieme a noi nella preghiera comune. Tre volte al giorno ci troviamo nella chiesa della Riconciliazione e noi tutti ci lasciamo accogliere da Dio assieme ai giovani. Poi, c’è questa grande diversità: ci sono giovani cattolici, ortodossi, protestanti... Anche nella Settimana sulla vocazione religiosa ci sono religiosi cattolici in gran numero, ma anche ortodossi e protestanti e forse è anche questo aspetto dell'universalità non solo delle lingue e dei Paesi ma anche delle origini confessionali.

D. – Qual è il modo per riuscire a vivere insieme, pur venendo da tradizioni cristiane differenti?

R. – Frère Roger aveva dall’inizio sentito che ciò che ci unisce in Cristo è molto più importante di ciò che ci divide. Questo è stato detto dai Papi, dal Concilio Vaticano II, e questo presuppone una grande disponibilità ad ascoltare l’altro, a capire l’altro.

D. – Centrale il tema della riconciliazione...

R. – Sì, riflettiamo su come vivere oggi questo impegno di vita nel celibato, nella comunità dei beni, e questo per i religiosi è proprio il punto forte. Già il fatto che la vocazione monastica e religiosa esista – sia nella Chiesa cattolica e in quella ortodossa, ma che sia anche un po’ rinata nelle Chiese protestanti – ha un’implicazione anche di riconciliazione e di unità della Chiesa. C’è pure un aspetto ecumenico e noi speriamo che la vita religiosa possa essere un luogo di fraternità fra tutti i cristiani, di fraternità aperta a tutti gli uomini.

D. – Fin dalla fondazione della Comunità di Taizé, importante è stato il ruolo della musica e del canto…

R. – Sì, le preghiere sono cantate. Questo è per noi fratelli molto importante: che la preghiera sia una lode di Dio, una lode cantata. E frère Roger ha spesso cantato la bellezza della preghiera comune cantata. E questo aiuta tanto i giovani a entrare in una preghiera personale, attraverso il canto che poi conduce anche al silenzio.








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