2015-07-05 14:00:00

Nucleare. Iran: accordo vicino


Si intensificano i negoziati a Vienna in vista di uno storico accordo tra le potenze mondiali e l’Iran sul programma nucleare di Teheran. L’intesa potrebbe essere raggiunta entro domani. Restano alcune differenze e stiamo tentando di lavorare duramente". Ha detto il ministro degli esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif. Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha parlato di "genuini progressi". Zarif che ha anche promesso impegno per fronteggiare il sedicente Stato Islamico nella regione mediorientale. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Matteo Bressan, analista politico ed esperto dell’area:

R. - L’accordo per l’Iran ha un significato molto strategico. Il presidente Rohani ha puntato moltissimo su questo, tant'è vero che la politica iraniana si sta anche interrogando su che cosa possa accadere qualora non dovesse andare in porto. Dobbiamo tenere presente che il prossimo marzo ci saranno le elezioni del Parlamento iraniano e quindi Rohani ha bisogno di un accordo, ha bisogno di portare al suo popolo un risultato tangibile che però tuteli e rispetti gli interessi geopolitici iraniani. Quindi c’è tutto l’interesse a ottenere questo riconoscimento di un programma nucleare importante per l’Iran.

D. -  In caso di accordo l’Iran è pronto ad unire le forze contro lo Stato Islamico. Come valutare questa promessa?

R. - L’Iran offre la sua disponibilità come già militarmente è accaduto sul campo in Iraq con i militari iraniani che si sono fronteggiati contro la Stato Islamico. Quindi è importante avere l’Iran all’interno della coalizione in maniera più ufficiale - perché di fatto in parte già c’è - nonostante ci siano degli obiettivi strategici differenti. In Siria alcuni Paesi che fanno parte della coalizione - come Turchia e Arabia Saudita  - vogliono il rovesciamento del regime di Assad. E in questo caso gli interessi sono differenti, ma in Iraq c’è l’interesse a stabilizzare tutta l’area anche perché lo Stato Islamico può essere una minaccia per lo stesso Iran.

D. – Comunque per l’Occidente sarebbe un grande vantaggio…

R. - Indubbiamente la riapertura di relazioni con l’Iran è un vantaggio. Anche sotto il profilo economico, perché qualora si riuscisse a concludere questo negoziato si aprirebbero delle grandi prospettive per i Paesi occidentali, in quanto l’Iran potrebbe essere di fatto il catalizzatore di una serie di investimenti e dare molte opportunità. Quindi non solo un riequilibrio geopolitico nell’area, ma anche grandi prospettive di investimenti dei Paesi occidentali.

D. - E l’Occidente sarà pronto a revocare le sanzioni contro Teheran?

R. - Questo è uno dei punti che di fatto si trova all’ordine del giorno dell’accordo. E riguarda in particolare la tempistica circa la revoca delle sanzioni. È chiaro che gli iraniani dicono: ‘nel momento in cui noi fermiamo il programma e rispettiamo tutto quello che ci è stato chiesto, vogliamo avere la revoca immediata, contestuale e non progressiva', come sembrava all’inizio e come è stato uno dei temi critici di questo accordo. Le due cose dovrebbero coincidere e questo è un po’ l’abc della diplomazia e della negoziazione. Credo che sia anche un aspetto sul quale si capirà se si può raggiungere un accordo.

D. - Altro punto chiave: Teheran aprirà le porta agli ispettori dell’Aiea?

R. – La possibilità di aprire agli ispettori è una cosa, l’accesso a strutture militari è un’altra questione. Quindi bisogna capire bene qual è la sfumatura tra accesso ad un certo tipo di strutture e ad altre. Ovviamente una base militare è un qualcosa che rientra nella sovranità di uno Stato sul quale l’Iran potrebbe avere qualche resistenza. L’apertura di tutti i siti, anche quelli “top secret”, è un tema delicato.








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