2015-07-06 13:24:00

L'arte islamica approda a Roma con la collezione al-Sabah


Fino al 20 settembre, alle Scuderie del Quirinale di Roma, una mostra racconta l'Arte della civiltà islamica, grazie alle opere della collezione al-Sabah. L'esposizione prevede un percorso cronologico, che attraversa le principali fasi di sviluppo delle civiltà musulmane, e una sezione tematica nella quale il visitatore conoscerà aspetti specifici della cultura islamica: l'arte della calligrafia, la ricerca nell'ambito matematico-geometrico, la fantasia degli arabeschi, le rappresentazioni della figura umana e animale, le opere di oreficeria. Eugenio Murrali ha intervistato il curatore della mostra, Giovanni Curatola:

R. – Il pubblico italiano, purtroppo, non conosce l’arte islamica e dunque abbiamo voluto dare alla mostra un taglio per una grande massa di pubblico che inizia a familiarizzare con un’espressione della civiltà artistica dei mondi islamici. Non parlo mai di islam al singolare, ma dei molti mondi islamici.

D. – Come dialogheranno in questa mostra lavori importanti e opere del quotidiano?

R. – Penso che una cultura, una civiltà, non si esprima soltanto attraverso i suoi momenti più alti, ma ci sia la necessità di far vedere accanto a opere che immediatamente coinvolgono ed emozionano lo spettatore, anche degli aspetti della vita quotidiana, dei tessuti, l’eleganza delle vesti ricche, vesti che potevano essere di un sultano, ma allo stesso tempo la coppa che veniva usata per mangiare, il vetro dove si teneva il profumo.

D. – La collezione al-Sabah ha anche una storia appassionante…

R. – Gli al-Sabah sono la famiglia regnante nel Kuwait e la collezione ha una storia importante. Nasce negli anni ’70 per volontà di Sheikh Nasser Sabah al-Sabah e di sua moglie la Sheikha Hussah, che hanno iniziato con passione a raccogliere opere di arte islamica proprio per documentare, per amore, per vedere quali erano le loro radici, la loro storia. Hanno comprato moltissime opere e poi hanno deciso di donare la collezione allo Stato, in prestito permanente, nel febbraio del 1983 in occasione del giorno festivo nazionale del Kuwait. Poi nell’agosto del 1990, con l’invasione da parte dell’Iraq, alcuni pezzi sono stati distrutti, ma il resto della collezione è stata portata a Baghdad e faticosamente, dopo la liberazione del Kuwait, riportata a Kuwait City.

D. – Quali luoghi comuni aiuta a superare questa mostra?

R. – Uno dei luoghi comuni che cerchiamo di sfatare, anche se è molto difficile, è quello dell’iconoclastia del mondo islamico. Cerco sempre di far comprendere come non esista un’iconoclastia islamica! Esiste una differenziazione nell’approccio artistico islamico fra uno spazio che è pubblico, come la moschea, la scuola coranica e altri edifici pubblici, e il privato. Lo stesso califfo o sultano o shah può ordinare la costruzione della moschea nella quale non troveremo alcun approccio figurativo, mentre nel suo privato, nella decorazione del suo palazzo, oppure negli oggetti, nei libri, nelle miniature, abbiamo una profusione, una massa straordinaria di bellissime immagini, in alcuni casi realistiche.

D. – Lei dice: “L’arte è la migliore ambasciatrice di culture e civiltà”. Quindi c’è bisogno di arte in questo momento?

R. – Sì, c’è bisogno di moltissima arte in questo momento nel quale c’è molta confusione sotto il cielo, c’è molta disinformazione, molta cattiveria, direi. Credo che il messaggio universale dell'arte sia un messaggio di pace e penso che debba essere mostrato e compreso sempre di più. La conoscenza ci porta al confronto – nella diversità, è bene che ci siano le diversità – ma in questa maniera non sottovalutiamo il nostro interlocutore, gli diamo pari dignità. Credo che lo strumento artistico sia per sua natura uno strumento di facile comprensione. Io ho sempre in mente l’idea di poter fare un’altra mostra che si potrebbe chiamare : “Tesori islamici nelle cattedrali d’Europa”, perché pochi sanno che moltissime opere – tessuti, cristalli di rocca, metalli – sono stati donati alle chiese, alle cattedrali e sono stati riutilizzati come reliquiari o in maniera diversa e sono uno dei patrimoni più importanti dell’arte islamica. Quindi le cattedrali hanno preservato quello che in altre circostanze sarebbe stato disperso.








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