2015-07-06 13:13:00

Nucleare iraniano: potrebbero prolungarsi negoziati a Vienna


Potrebbero estendersi fino alla sera di mercoledì o le prime ore di giovedì i negoziati per un’intesa sul nucleare iraniano, in corso a Vienna tra Teheran e il cosiddetto 5+1, cioè Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia, Cina, Francia e Germania. A rivelarlo sono i media iraniani. Nei giorni scorsi era circolata la data del 7 luglio per la firma dell’accordo. Il testo, di circa 80 pagine, una volta approvato dovrà passare al vaglio del Congresso Usa, che punta ad avere 60 giorni di tempo per esaminarlo: l'ultima data utile per chiudere il negoziato è il 9 luglio. I capi delle diplomazie sono riuniti da stamattina; sia il Segretario di Stato Usa John Kerry, sia il ministro degli Esteri della Repubblica islamica Mohammad Javad Zarif hanno però fatto riferimento a “numerose questioni critiche” e a “divergenze” ancora sul tavolo. Ce ne parla Dario Fabbri, analista della rivista di geopolitica ‘Limes’, intervistato da Giada Aquilino:

R. – Principalmente, riguardano l’annullamento o la sospensione delle sanzioni economiche nei confronti dell’Iran. La controparte iraniana, guidata nel negoziato allargato – quindi nel negoziato ideologico – dalla Guida Suprema, l’ayatollah Alì Khamenei, pretende l’annullamento immediato di tutte le sanzioni economiche nei confronti del Paese nel momento stesso in cui si raggiungesse un accordo definitivo. Ed è questa una richiesta – la principale – che gli Stati Uniti, in particolare, non possono garantire nell’immediato, perché invece preferirebbero una serie di ‘step’ che coincidessero con la verifica del rispetto dei termini per lo smantellamento - o almeno della conversione - del programma nucleare iraniano. Ricordiamo anche che non tutte le sanzioni dipendono dagli Stati Uniti: gli iraniani pretendono che sia Washington a garantire per ogni sanzione. Ma ci sono sanzioni che appartengono all’Unione Europea, alle Nazioni Unite, altre – sì – agli Stati Uniti e altre ancora – fondamentali – ai singoli Stati degli Usa che non hanno intenzione di togliere le sanzioni nei confronti dell’Iran, indipendentemente dalla Casa Bianca.

D. – Ciò che però fa pensare a un compromesso è che l’Iran ha assolutamente bisogno della cancellazione di queste sanzioni economiche e che gli Stati Uniti hanno necessità di appoggiarsi su Teheran per affrontare le crisi mediorientali. E’ quindi una questione geopolitica, economica?

R. – Spesso in questi negoziati, e ancora di più nei colloqui a margine che hanno avuto il Segretario di Stato americano e il ministro degli Esteri iraniano, si è parlato di questioni geopolitiche: il programma nucleare non è l’argomento principale. Gli Stati Uniti hanno intenzione di raggiungere un accordo con l’Iran anche per poter sfruttare un aiuto iraniano in Medio Oriente: in primis contro lo Stato Islamico e, in senso più allargato, per l’instaurazione di un equilibrio oltre il caos della regione, un equilibrio nel quale l’Iran dovrebbe giocare una parte fondamentale, assieme a Israele, Turchia e Arabia Saudita, almeno nel progetto di Obama.

D. – Ma le reazioni di Israele di questi giorni non vanno in questa direzione…

R. –Israele è fortemente contrario a un’apertura nei confronti dell’Iran, proprio perché non vuole abbandonare lo status di interlocutore privilegiato degli Stati Uniti.

D. – In questa fase ci sono quindi possibilità di accordo a Vienna?

R. – Senza dubbio sì: non vuol dire che si raggiungerà automaticamente, ma negli ultimi anni le parti non sono mai state tanto vicine a un accordo, proprio per le ragioni geopolitiche che le spingono. Da una parte, l’Iran ha necessità economica di un allentamento – se non di una sospensione assoluta – delle sanzioni e ha anche la necessità di tornare nel sistema internazionale, sebbene a guida statunitense; gli Stati Uniti, dall’altra parte, appunto vogliono l’Iran coinvolto in un Medio Oriente meno caotico di quello attuale. E queste ragioni geopolitiche spingono le parti verso un’intesa. Sappiamo però che il negoziato è sempre molto complicato. Quando trattano poi due Paesi come Stati Uniti e Iran, che di fatto non hanno relazioni diplomatiche dal 1979, può succedere qualsiasi cosa. Ma mai come adesso sono stati tanto prossimi a raggiungere un compromesso.








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