Si respira ancora aria di festa, in Cile, dopo la storica vittoria calcistica sull’Argentina, ottenuta il 4 luglio, nell’ambito della Coppa America 2015. Ed è proprio partendo da questo contesto sportivo che il card. Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile, ha diffuso una sua riflessione sul quotidiano “La Tercera”. La nota, intitolata “Giocatori per una vita degna”, ricorda che, pur nel contesto calcistico della Coppa America, in realtà in Cile “si sta giocando un’altra partita storica, ovvero quella relativa al dibattito sulla depenalizzazione dell’aborto”.
L’aborto non è mai terapeutico
Da tempo, infatti, è in discussione una proposta normativa mira a depenalizzare l’interruzione
volontaria di gravidanza in tre casi: quando la gestazione mette in pericolo la vita
della madre; quando il feto presenta malformazioni incompatibili con la vita e nel
caso in cui la madre sia rimasta incinta in seguito ad uno stupro. Ricordando, dunque,
che la Chiesa ha a cuore tanto il nascituro, quando la donna che lo porta in grembo,
il card. Ezzati Andrello scrive: “Non vogliamo sottoporre la donna ad un’esperienza
devastante che non dimenticherà mai, perché l’aborto non è mai terapeutico”.
Diritto alla vita appartiene ad ogni essere umano, sin dal concepimento
“Entrambe le vite, sia quella della madre che quella del bambino, sono importanti
– continua la riflessione – Ed è per questo che un atteggiamento autenticamente umano
guarderà sempre alla vita, alla dignità ed al bene primario della madre e del figlio,
e giammai all’esclusione ed alla soppressione deliberata di uno di loro”. Quindi,
l’arcivescovo di Santiago precisa che il diritto alla vita, che tutti gli esseri umani
hanno dal concepimento e fino alla morte naturale, suppone condizioni dignitose, quali
abitazioni adeguate, educazione di qualità, lavoro decente, salario giusto, opportunità
di sviluppo integrale.
La Chiesa rispetta, difende e promuove sempre la vita
A questo proposito, il card. Ezzati ribadisce: “La voce della Chiesa non ha mai mancato
di rispettare, difendere e promuovere la vita umana, specialmente quando essa viene
minacciata. Non ha mancato in passato, quando la persecuzione politica costava la
vita, l’integrità e la libertà della persona; non ha titubato in questi ultimi anni,
richiamando l’attenzione sugli scandali della disuguaglianza, delle condizioni carcerarie
precarie, del maltrattamento degli immigranti, delle tante discriminazioni. E tanto
meno tace oggi, quando gli esseri umani più innocenti sono in pericolo e le loro madri
vivono situazioni drammatiche”.
No allo “scarto”. Aiutare le madri senza mettere a rischio vita dei figli
Citando, poi, l’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, l’arcivescovo cileno evidenzia
che “quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un
embrione umano, di una persona con disabilità, difficilmente si sapranno ascoltare
le grida della natura stessa”. Infine, il card. Ezzati sottolinea che la Chiesa mette
in campo tutti i suoi sforzi per porre fine alle esclusioni sociali: “Non vogliamo
aggiungere le madri traumatizzate o i bambini non nati alla lista di persone ‘scartate’
dalla società, come dice Papa Francesco”, perché “in questa logica di mercato che
ignora i deboli ed i disabili, non possiamo rassegnarci”. “Una società giusta ed inclusiva
– conclude la nota – deve aiutare le madri ad affrontare questi drammi dolorosi, senza
mettere a rischio la vita dei loro figli”. (I.P.)
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