2015-07-08 12:52:00

Cicm: ridistribuire 10% dei profughi siriani in Medio Oriente


Ricollocare e distribuire di qui al 2020 il 10% dei 4 milioni di  profughi siriani oggi ammassati nei campi profughi dei Paesi ai confini con la Siria. E’ il pressante appello  rivolto agli Stati europei e di tutta la comunità internazionale dalla Cicm,  la Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni con sede a Bruxelles in un rapporto pubblicato ieri sull’emergenza umanitaria in Medio Oriente.

I campi profughi nei Paesi limitrofi al collasso
Come sottolinea nella prefazione il presidente del Cicm, Peter Sutherland, i Paesi confinanti chiamati per primi a fronteggiare l'esodo dei profughi sono oggi al collasso: “Questi Paesi hanno accolto con grande generosità i siriani. Ma - ammonisce Sutherland - la situazione di questi profughi sta diventando di giorno in giorno più disperata, mentre si assottigliano per loro le possibilità di sopravvivenza e di vivere con dignità”, con la conseguenza che, “in mancanza di alternative, si rivolgono sempre di più a trafficanti per intraprendere viaggi pericolosi attraverso i mari e altre frontiere”.

Distribuire profughi in altri Paesi in 5 anni è una quota sostenibile
In attesa di soluzioni politiche, la Cicm si rivolge quindi all’Europa e ad altri Governi perché sia offerta una nuova sistemazione temporanea ai profughi; siano adottati nuovi programmi umanitari di ammissione in altri Paesi; estesi i  ricongiungimenti familiari; concessi visti umanitari e di studio e autorizzati ingressi sponsorizzati da gruppi privati. Il numero di profughi che la Cicm propone di risistemare è di 400mila persone, pari al 10% del totale, una cifra ben superiore a quelle fissata dall’Alto commissariato Onu  per i rifugiati (Unhcr) che aveva chiesto di accogliere 136mila persone entro il 2016.

L'Europa può rispondere a questa emergenza
Secondo il Segretario generale dell’organizzazione cattolica, Johan Ketelers, si tratta comunque di una cifra sostenibile, considerato che durante l’emergenza boat people dal Vietnam negli anni ’70 e ’80 era stato organizzato un piano di accoglienza per 800mila persone. Come allora l’Europa e il mondo seppero rispondere a quella emergenza”, anche oggi è possibile intervenire, tanto che più sempre cittadini sono disposti, a livello individuale e collettivo, a dedicare il proprio tempo e spazi per dare aiuto, ha detto Ketelers.

Urgente una risposta veramente globale all’emergenza
Il rapporto ricorda che alcuni Paesi stanno già giocando un ruolo importante per accogliere questi profughi: l’Austria, la Norvegia e la Svizzera, ad esempio, hanno già concesso nuovi ingressi;  la Germania da sola ne ha offerti 30mila; un Paese emergente come il Brasile ha concesso 7mila visti di ingresso. Ma non basta: di fronte all’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, all’insufficienza dei fondi Onu e all’emergenza nel Mediterraneo, è ora urgente una risposta veramente globale con la partecipazione attiva di diversi attori: governi, società civile e autorità locali. Secondo il rapporto è in primo luogo necessario accelerare le procedure di ingresso e creare canali umanitari legali e sicuri per questi profughi. (A cura di Lisa Zengarini)








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