2015-07-08 02:09:00

Papa a società civile Ecuador: ricercate sempre l’inclusione


Difendere il “diritto fondamentale dell’individuo a una vita degna”, coltivare una “coscienza di gratuità”, i valori della solidarietà e della sussidiarietà. E soprattutto far sì che i “progetti della comunità civile” cerchino “l’inclusione”. Sono alcune delle “chiavi di convivenza sociale”, mutuate dalla vita familiare, messe in risalto da Papa Francesco nel discorso rivolto agli esponenti della società civile ecuadoriana, incontrati nell’antica chiesa di San Francisco a Quito.
Di seguito ampi stralci del discorso del Papa:

Sono lieto di essere con voi, uomini e donne che rappresentate e dinamizzate la vita sociale, politica ed economica del paese. Appena prima di entrare in chiesa, il Signor Sindaco mi ha consegnato le chiavi della città. Quindi posso dire che qui, a San Francisco de Quito, sono di casa. La vostra dimostrazione di fiducia e di affetto, nell’aprirmi le porte, mi permette di introdurre alcune chiavi del vivere insieme come cittadini a partire dalla vita familiare.

La nostra società vince quando ogni persona, ogni gruppo sociale, si sente veramente a casa. In una famiglia, i genitori, i nonni, i bambini sono di casa; nessuno è escluso. Se uno ha una difficoltà, anche grave, anche quando ‘se l’è cercata’, gli altri vengono in suo aiuto, lo sostengono; il suo dolore è di tutti (...) Non dovrebbe essere così anche nella società?”, si chiede Papa Francesco, che constata come le “relazioni sociali o il gioco politico”, spesso si basino “sulla competizione, sullo scarto”.

Invece, ribadisce, in famiglia “le gioie e i dolori di ciascuno sono fatti propri da tutti”. “Se potessimo vedere – considera Francesco – l'avversario politico, il vicino di casa con gli stessi occhi con cui vediamo i bambini, le mogli o i mariti, i padri o le madri (...) Amiamo – si domanda – la nostra società?”, la “comunità che stiamo cercando di costruire?”. Dunque, continua, “a partire da questo affetto, scaturiranno gesti semplici che rafforzano i legami personali. In diverse occasioni ho fatto riferimento all’importanza della famiglia come cellula della società. In famiglia, le persone ricevono i valori fondamentali dell’amore, della fraternità e del reciproco rispetto, che si traducono in valori sociali essenziali: la gratuità, la solidarietà e la sussidiarietà”.

Parlando di gratuità, Francesco ribadisce che “quello che siamo e abbiamo ci è stato donato per metterlo al servizio degli altri” e che “il nostro compito consiste nel farlo fruttificare in opere buone. I beni sono destinati a tutti, e per quanto uno ostenti la sua proprietà, pesa su di essi un’ipoteca sociale. Così si supera il concetto economico di giustizia, basato sul principio di compravendita, con il concetto di giustizia sociale, che difende il diritto fondamentale dell’individuo a una vita degna”.

“Lo sfruttamento delle risorse naturali, così abbondanti in Ecuador, non deve ricercare il guadagno immediato”, sostiene il Papa. “Essere custodi di questa ricchezza che abbiamo ricevuto ci impegna – afferma – con la società nel suo insieme e con le generazioni future, alle quali non potremo lasciare in eredità questo patrimonio senza una cura adeguata dell’ambiente, senza una coscienza di gratuità che scaturisce dalla contemplazione del creato”.

Francesco si sofferma poi sulla situazione dei popoli indigeni provenienti dall’Amazzonia ecuadoriana, presenti con una delegazione all’incontro col Pontefice. “Quella zona – dice – è una delle ‘più ricche di varietà di specie, di specie endemiche, poco frequenti o con minor grado di protezione efficace. Ci sono luoghi che richiedono una cura particolare a motivo della loro enorme importanza per l’ecosistema mondiale [poiché ha] una biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti’. Là, l’Ecuador – insieme ad altri Paesi della frangia amazzonica – ha l'opportunità di praticare la pedagogia di una ecologia integrale. Noi abbiamo ricevuto in eredità dai nostri genitori il mondo, ma anche in prestito dalle generazioni future alle quali lo dobbiamo consegnare”

Parlando quindi di “fraternità”, il Papa nota che “l’Ecuador, come molte nazioni latinoamericane, sperimenta oggi profondi cambiamenti sociali e culturali, nuove sfide che richiedono la partecipazione di tutti i soggetti interessati. La migrazione, la concentrazione urbana, il consumismo, la crisi della famiglia, la disoccupazione, le sacche di povertà producono incertezze e tensioni che costituiscono una minaccia per la convivenza sociale. Le norme e le leggi, così come i progetti della comunità civile, devono cercare l’inclusione, per favorire spazi di dialogo, spazio di incontro e quindi lasciare al ricordo doloroso qualunque tipo di repressione, il controllo illimitato e la sottrazione di libertà. La speranza di un futuro migliore richiede di offrire reali opportunità ai cittadini, soprattutto ai giovani, creando occupazione, con una crescita economica che arrivi a tutti, e non rimanga nelle statistiche macroeconomiche, creando uno sviluppo sostenibile che generi un tessuto sociale forte e ben coeso”.

Terzo aspetto, la “sussidiarietà”. In questo caso, Francesco invita ad “accettare che la nostra scelta non è necessariamente l'unica legittima è un sano esercizio di umiltà. Riconoscendo ciò che c’è di buono negli altri, anche con i loro limiti, vediamo la ricchezza che caratterizza la diversità e il valore di complementarietà. Gli uomini, i gruppi hanno il diritto di compiere il loro cammino, anche se questo a volte porta a commettere errori. Nel rispetto della libertà, la società civile è chiamata a promuovere ogni persona e agente sociale così che possa assumere il proprio ruolo e contribuire con la propria specificità al bene comune”.

“In una democrazia partecipativa – asserisce tra gli applausi – ciascuna delle forze sociali, i gruppi indigeni, gli afro-ecuadoriani, le donne, le aggregazioni civili e quanti lavorano per la collettività nei servizi pubblici, sono protagonisti essenziali in questo dialogo, non sono spettatori”. E soggiunge: “Le pareti, i cortili e i chiostri di questo luogo lo dicono con maggiore eloquenza: appoggiato su elementi della cultura Inca e Caranqui, la bellezza delle loro forme e proporzioni, l’audacia dei loro stili diversi combinati in maniera mirabile, le opere d'arte che vengono chiamate ‘scuola di Quito’, riassumono un ampio dialogo, con successi ed errori, della storia ecuadoriana. L’oggi è pieno di bellezza, e se è vero che in passato ci sono stati sbagli e soprusi - come negarlo? - possiamo dire che l’amalgama irradia tanta esuberanza che ci permette di guardare al futuro con grande speranza”.

Anche la Chiesa, conclude Papa Francesco, “vuole collaborare nella ricerca del bene comune, con le sue attività sociali, educative, promuovendo i valori etici e spirituali, essendo segno profetico che porta un raggio di luce e di speranza a tutti, specialmente ai più bisognosi”.








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