2015-07-09 13:38:00

Rondine-Cittadella della Pace candidata al Nobel


Si è tenuta oggi a Roma la presentazione del Rapporto Annuale 2014 di "Rondine-Cittadella della Pace". L’iniziativa rientra nel programma per le Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, curato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Nell’occasione, la vicepresidente della Camera dei Deputati, Marina Sereni, ha dato l’annuncio ufficiale della candidatura italiana dell’Associazione Rondine al Premio Nobel per Pace. A 18 anni dalla sua fondazione, l’associazione toscana investe ora in 18 giovani provenienti da luoghi di guerra che per due anni sperimenteranno la convivenza con il proprio "nemico" e si faranno testimoni in Italia e nel mondo della possibilità di costruire la pace. Ascoltiamo al microfono di Luca Collodi, il presidente e fondatore di Rondine, Franco Vaccari:

R. – La nostra ostinata convinzione è che per arrivare alla pace ci sono molte strade, ma che non si possa mai saltare la strada della relazione concreta interpersonale e che il nemico va guardato negli occhi, perché in un ambiente particolare si vede che il nemico - in realtà - è un inganno mostruoso, che allontana dall’esistenza umana. Siamo tutti portatori di inimicizia e le propagande cui milioni di giovani, nei vari scenari di guerra del mondo, sono sottoposti alimentano questa idea dell’esistenza del nemico. A Rondine è meraviglioso vedere come questa costruzione malata si sfalda, si sgretola giorno per giorno, lasciando il posto al suo opposto: i giovani possono diventare amici.

D. – In questi 18 anni di vita di Rondine-Cittadella della Pace voi avete dato grande importanza anche alla formazione e all’educazione, partendo dalla scuola fino ad arrivare anche alla creazione di una nuova classe dirigente…

R. – Sì, parole come “educazione” e “formazione” devono diventare pane quotidiano e in generale le estendiamo al di fuori del compito professionale: noi crediamo che nella generazione degli adulti, nessuno si possa esimere da un compito educativo verso le nuove generazioni. Questo è il punto per arrivare poi alla formazione di classi di dirigenti che siano stabili e che abbiano fondamenti morali e spirituali per una tenuta forte in questa epoca di grande cambiamento.

D. – Celebrate questi 18 anni a Roma, alla Camera dei Deputati, per cercare di far capire come si costruisce la pace rispetto alla vostra esperienza…

R. – Sì. E’ ormai il terzo anno che veniamo ospitati dalle istituzioni italiane. La presidente della Camera ci ospita e questo è per noi anche un modo per stare insieme con le rappresentanze diplomatiche dei 25 Paesi del mondo con cui collaboriamo quotidianamente. Quindi è un modo per condividere la strada percorsa nell’anno che ci sta ormai alle spalle e annunciare i progetti nuovi, che sempre partono dai giovani: per questo i nuovi 18 giovani arrivati dai Paesi in guerra verranno presentati a tutte le autorità, alla stampa e alla comunità nazionale e internazionale. Diciamo che c’è bisogno di persone e di realtà che lavorino sui temi del conflitto, perché il conflitto è drammaticamente esasperato in questo tempo e quindi dobbiamo conoscerlo, capirlo e saperlo trasformare.








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