2015-07-10 12:48:00

Bolivia. Mons. Bordi: Francesco risveglia la fede della gente


Siate testimoni della misericordia e non di una ideologia: è questo ciò che Papa Francesco ha chiesto a sacerdoti, religiosi e seminaristi boliviani durante l'incontro di ieri. Ma qual è la realtà della Chiesa in Bolivia? Il nostro inviato, Paolo Ondarza, lo ha domandato a mons. Roberto Bordi, vescovo incaricato della Vita consacrata, che ieri ha rivolto pubblicamente il suo saluto al Papa durante l’incontro presso il “Coliseo Don Bosco” di Santa Cruz:

R. – I sacerdoti non sono molti: tra religiosi e clero diocesano ci sono poco più di 2.000 sacerdoti. I vescovi sono 38: un numero che sembra, in rapporto alla popolazione cattolica, sufficiente, però in Bolivia la popolazione – al di fuori delle tre grandi città di La Paz, Cochabamba e Santa Cruz – è molto dispersa. Noi per esempio nel Vicariato apostolico del Beni, ai confini con il Brasile, abbiamo un territorio di 153 mila km quadrati – la metà dell’Italia – con una popolazione di 200 mila abitanti, che però sono sparsi in moltissime piccole comunità indigene, rurali… Quindi, abbiamo bisogno di altri sacerdoti, i nostri non sono sufficienti.

D. – Diminuiscono quindi le vocazioni, sono sempre meno i giovani che entrano in seminario o che abbracciano la vita religiosa…

R. – Sì, in questi ultimi anni c’è stato un calo delle vocazioni in generale dovuto a fattori sociali e anche forse alla mancanza di una pastorale vocazionale seria. È un problema che ci preoccupa, perché la popolazione aumenta…

D. – Una situazione preoccupante se si pensa che in Bolivia la Chiesa gestisce molte scuole, è molto attiva nel campo sociale, sanitario…

R. – Infatti, soprattutto i superiori religiosi sono preoccupati, perché in Bolivia il 20% dell’istruzione è in mano alla Chiesa e anche le opere sociali sono abbastanza consistenti. Però, grazie a Dio, i laici si stanno “svegliando”, possono assumere loro queste iniziative. Ultimamente, sono molto vigorose quelle per esempio dei carismatici, dei “cursillos”, il cammino catecumenale, le comunità ecclesiali di base. Quindi, abbiamo tutto un movimento laicale che forse, nella Provvidenza del Signore, potrebbe sostituire i religiosi e i sacerdoti in queste opere sociali.

D. – Il Papa conosce questa realtà che gli presentate?

R. – Certamente, il Papa è già informato di tutto. Come latinoamericano conosce molto bene la situazione di questi Paesi del Sud America.

D. – Quali frutti lei spera che porti la visita del Papa in Bolivia?

R. – Spero che il Papa risvegli un po’ la fede e l’impegno di tutti i cattolici per una vita più cristiana, perché qui c’è molta fede – praticamente non ci sono atei, non ci sono agonistici – però è una fede popolare molte vote debole, fatta di devozioni, di sentimento, però manca ancora un approfondimento del senso della vita sacramentale e dell’impegno sociale. E quindi speriamo che il Papa con la sua presenza sia un motivo, un incentivo, a vivere con coerenza e con molta gioia la fede. E poi ci auguriamo che anche le relazioni con il governo socialista siano un po’ più cordiali, perché già dall’inizio ci sono stati momenti di difficoltà, di indifferenza, di attacchi reciproci. Poi, il presidente adesso ha fatto appello alla riconciliazione tra tutti, e non solo, tra Chiesa e Stato, ma anche tra tutte le forze politiche e sociali del Paese.








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