2015-07-11 13:40:00

Onu, Giornata popolazione: 60 milioni di profughi e sfollati


“Le popolazioni vulnerabili in situazioni di emergenza”: è questo il tema della Giornata mondiale della popolazione 2015 che si celebra ogni 11 luglio, dal 1989. Sono 60 milioni i profughi e gli sfollati nel mondo a causa delle guerre e delle persecuzioni, il numero più alto mai registrato dalle Nazioni Unite. Alessandro Filippelli ha intervistato Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia alla facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano:

R. – La popolazione ha superato i 7 miliardi e continua a crescere: secondo le previsioni delle Nazioni Unite si aggiungeranno almeno altri 2 miliardi da qui alla metà di questo secolo, ma poi si tenderà ad una stabilizzazione. Quello che, però, conta – ed è questa la vera sfida – più che l’aumento del valore assoluto delle persone del pianeta, è la loro concentrazione sul territorio. In alcuni Paesi come l’Italia e come quelli più avanzati, più che la crescita, c’è un aspetto che riguarda il declino e l’invecchiamento della popolazione: la sfida è dunque come gestire l’invecchiamento della popolazione ed eventualmente l’immigrazione. In altri Paesi, invece, in particolare dell’Asia e dell’Africa, dove si concentrerà la gran parte della crescita, c’è un altro tema: di crescita soprattutto e di aumento dei grandi agglomerati urbani. Questi contesti rischiano di produrre una situazione difficile.

D. - Il mondo sta assistendo ad un numero record di persone sfollate: sono 60 milioni, secondo i dati delle Nazioni Unite. Quanto incide sul fenomeno dei flussi migratori e sul divario fra Nord e Sud del mondo?

R. – Lo squilibrio aumenta sempre, incide ed alimenta sempre i flussi migratori. Dobbiamo tener presente che comunque noi ragioniamo in termini di flussi che arrivano dal Sud del mondo verso il Nord: però dobbiamo anche tener presente che, oltre a questi flussi che portano immigrazione verso di noi, ancor di più ci sono i flussi tra i Paesi del Sud e dalle zone rurali alle grandi città. Questo è un movimento che è molto più ampio rispetto a quello che noi vediamo e che è alimentato – ovviamente – anche dagli squilibri. Quindi più riusciamo ad incidere su questi squilibri, meno produciamo conseguenze ed implicazioni negative.

D. – L’aumento della popolazione mondiale, secondo lei, è compatibile con la riduzione della povertà?

R. – L’aumento della popolazione mondiale finora è andato quasi di pari passo con una capacità di combattere il rischio di povertà e di denutrizione. Parallelamente, però, c’è anche l’esigenza di riuscire a mettere in atto delle politiche di aiuto e di progressivo miglioramento. Questo vuol dire che complessivamente la lotta alla fame sta ottenendo dei progressivi miglioramenti, ma che bisognerebbe riuscire ad incidere ancora di più in quei Paesi che attualmente non sono riusciti a mettere in campo un percorso di sviluppo adeguato. Quindi non dobbiamo più pensare alla crescita demografica come alibi o come causa di per sé delle condizioni di sottosviluppo, ma dobbiamo agire più direttamente, con maggior convinzione e con più determinazione, sulle condizioni qualitative: passare dalla questione quantitativa alla qualità della vita delle persone e quindi a strumenti e politiche che possano aiutare le persone a vivere meglio.

D. – L’evento Expo 2015 rappresenta un’occasione per riflettere sulle risorse della Terra. Ma quanto è importante la sensibilizzazione delle generazioni future su questo tema?

R. – Le nuove generazioni lo hanno accolto come un tema in cui si riconoscono pienamente. Allora la grande sfida è quella di valorizzare e non di sfruttare eccessivamente le risorse del Pianeta. Questa sfida si vince esattamente nella direzione indicata da Papa Francesco nella nuova Enciclica “Laudato si’”.








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