2015-07-11 11:33:00

Siria, libero p. Azziz. P. Pizzaballa: speranza per altri rapiti


Il francescano Dhiya Azziz “è stato liberato”. Ad annunciarlo la Custodia di Terra Santa. Il frate iracheno, parroco a Yacoubieh, nella provincia siriana di Idlib, era stato rapito nel nordovest della Siria il 4 luglio scorso. Inizialmente si pensava fosse stato sequestrato da jihadisti affiliati ad al Nusra, emanazione di Al Qaeda nel Paese, ma il gruppo ha poi negato ogni coinvolgimento, indirizzando la polizia verso la pista dei villaggi vicini, che ha infine condotto alla liberazione del religioso. Sulle condizioni di padre Azziz ascoltiamo padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, intervistato da Giada Aquilino:

R. – Sono riuscito a sentire brevemente padre Azziz ieri. Sta bene. E’ un po’ stanco, spossato per l’esperienza, ma dice di sentirsi bene.

D. – Non si avevano sue notizie dal 4 luglio: si pensava fosse stato rapito dai jihadisti affiliati ad al Nusra, che è l’emanazione di al Qaeda in Siria. Ora cosa si sa?

R. – Sappiamo che era stato rapito da alcuni gruppi auto-costituiti jihadisti, islamisti, semplicemente banditi o tutte queste cose insieme, comunque gruppi sconosciuti che l’avevano prelevato con il pretesto di portarlo da al Nusra. In realtà, l’avevano rapito a scopo di estorsione e portato nella periferia di Aleppo. Volevano ricattare, in cambio di denaro.

D. – E’ stato pagato un riscatto?

R. – Assolutamente no.

D. – Che zona è quella di Yacoubieh, nella provincia siriana di Idlib, di cui padre Azziz, che è iracheno, è pastore?

R. – Si trova nell’antico Oriente cristiano, al confine con la Turchia, una zona anticamente molto ricca di presenza cristiana: oggi sono rimasti in pochissimi, fra cui il villaggio di padre Dhiya che è ormai da quasi tre anni totalmente sotto il controllo di Jabhat al Nusra.

D. – Come vive la popolazione locale?

R. – E’ una zona di guerra, quindi vive molto male, come succede durante tutti i conflitti. Ci sono tantissime restrizioni sulla vita, soprattutto per i cristiani: sulla possibilità di movimento, sulla possibilità di andare a lavoro, sull’esposizione dei simboli...

D. – Al momento della sua liberazione, padre Azziz ha voluto ricordare gli altri religiosi che sono ancora dispersi in Siria...

R. – Sì, lui si ritiene fortunato, perché è riuscito a uscire dalla sua situazione, ma molti altri, in situazioni credo pressoché identiche, invece hanno avuto una sorte – ahimé – peggiore.

D. – Qual è la preghiera della Custodia di Terra Santa per i religiosi rapiti, tra cui vogliamo ricordare il gesuita italiano Paolo Dall’Oglio, ma anche l’arcivescovo siriaco-ortodosso e il vescovo greco-ortodosso di Aleppo?

R. – Noi ci auspichiamo e preghiamo innanzitutto che siano ancora vivi, perché ormai sono anni che non abbiamo loro notizie e ci auguriamo anche, come nel caso di padre Dhiya, che si possa riuscire ad individuare un indirizzo, un riferimento con il quale riuscire a instaurare una trattativa per la loro liberazione.

D. – E qual è la speranza per il futuro del Medio Oriente, un futuro di pace…

R. – Sono convintissimo che il futuro di pace del Medio Oriente si debba cominciare a costruire oggi, con gli esempi di padre Dhiya e di tanti altri religiosi, di tante congregazioni, di tante Chiese, che caparbiamente restano lì in pace, per stare con la propria gente ed essere testimonianza di serenità e libertà.








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