Papa Francesco è rientrato a Roma concludendo così il suo viaggio in America Latina, durato 9 giorni. L’aereo papale è atterrato all’aeroporto di Ciampino verso le 13.40. Poi la consueta visita di ringraziamento alla Vergine nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Ecuador, Bolivia e Paraguay, i tre Paesi visitati dal Pontefice. Ieri, ultimo atto del suo nono viaggio internazionale, la grande festa con i giovani sulla spiaggia di Costanera, ad Asunción, lungo il fiume Paraguay. Il Papa ha indicato ai giovani tre orizzonti: un cuore libero, la solidarietà tra fratelli e la speranza riposta in Gesù. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Davanti ad una festosa moltitudine, Papa Francesco accantona il discorso preparato e parla interamente a braccio. L’incontro si apre con cori e balli. Poi le testimonianze di due giovani precedono il discorso del Santo Padre. Una ragazza, Liz, ricorda che da diversi anni accudisce la nonna e la mamma gravemente malate. Un ragazzo, Manuel, racconta di aver vissuto le drammatiche esperienze della povertà e dell’abbandono.
Un cuore libero
Il Papa sottolinea che la libertà è dono di Dio. Ma occorre saperla ricevere e avere
un cuore libero da tanti vincoli come lo sfruttamento, la mancanza di mezzi di sussistenza,
la dipendenza dalla droga, la tristezza. E poi invita i giovani a pregare:
“Señor Jesús…
“Signore Gesù, dammi un cuore libero che non sia schiavo di tutti gli inganni del
mondo. Che non sia schiavo della comodità e dell’inganno. Che non sia schiavo della
‘bella vita’. Che non sia schiavo dei vizi. Che non sia schiavo di una falsa libertà,
che è fare quello che mi piace in ogni momento”.
Solidarietà tra fratelli
Il Papa ricorda poi la storia di Liz, la ragazza che vive con la nonna e la mamma
gravemente malate. La giovane ha detto che all’inizio era impreparata ma poi, grazie
anche alla solidarietà degli amici, ha trovato la forza per andare avanti. L’esperienza
di Liz – osserva il Papa – ci insegna che non bisogna essere come Ponzio Pilato. Liz
avrebbe potuto mettere la madre e la nonna in un ospizio e vivere la sua vita di giovane.
Invece con amore – aggiunge il Papa – ha compiuto il quarto comandamento: onora il
padre e la madre.
“Es un grado altissimo de solidaridad…
E’ un grado altissimo di solidarietà, è un grado altissimo di amore”.
La speranza è in Gesù
Il Papa ricorda quindi la storia di Manuel, il ragazzo
che ha raccontato di aver vissuto un’infanzia difficile, segnata da violenze e sfruttamento
che lo aveva portato sull’orlo della tossicodipendenza. Poi l’incontro con Gesù lo
ha salvato. La disperazione spinge molti giovani verso la delinquenza: dobbiamo dire
a questi giovani – afferma il Papa – che siamo loro vicini e che li vogliamo aiutare
con amore.
Gesù, insegnaci a servire
Il Santo Padre esorta infine i giovani a far sentire
la loro voce e chiede a tutti di unirsi a questa sua preghiera:
“Jesús, te pido…
“Gesù, ti chiedo per i ragazzi e le ragazze che non
sanno che Tu sei la loro forza e che hanno paura di vivere; paura di essere felici,
che hanno paura di sognare. Gesù, insegnaci a sognare, a sognare cose grandi, cose
belle, cose che anche se possono sembrare quotidiane, sono cose che allargano il cuore.
Signore Gesù, donaci la forza, donaci un cuore libero, donaci speranza, donaci amore
e insegnaci a servire”.
Nel testo consegnato il Papa esorta ad essere amici di Gesù
Nel testo consegnato, il Papa sottolinea che “l’amicizia è uno dei doni più grandi
che una persona, che un giovane può avere e può offrire”. “Uno dei segreti più grandi
del cristiano si radica nell’essere amici, amici di Gesù”. Il Pontefice ricorda che
mentre la strategia del demonio è quella “di promettere molto e non fare nulla” -
è un "venditore di fumo" - Gesù ci mostra un’altra strada: “Ci indica una via che
è vita e verità”. “La felicità, quella vera, quella che riempie il cuore – aggiunge
– non si trova nei vestiti costosi che indossiamo, nelle scarpe che ci mettiamo, nell’etichetta
di una determinata marca”. “La felicità vera – osserva – sta nell’essere sensibili,
nell’imparare a piangere con quelli che piangono, nello stare vicini a quelli che
sono tristi, nel dare una mano, un abbraccio”. “Felici - conclude - coloro che sanno
mettersi nei panni dell’altro, che hanno la capacità di abbracciare, di perdonare”.
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