2015-07-14 13:50:00

Caritas: buone le intenzioni dei governi, ma manca la voce della società civile


L'Italia "conferma ogni giorno la solidarietà salvando migliaia di vite di migranti, ma il cambiamento non è solo salvare vite umane, ma creare in questi luoghi posti di lavoro, nuove prospettive di speranza". Lo ha affermato questa mattina il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, intervenendo alla terza Conferenza dell'Onu per il finanziamento allo sviluppo, in corso fino a giovedì ad Addis Abeba, in Etiopia. Ma quanto è importante questo incontro per gli organismi internazionali impegnati nell’aiuto ai Paesi in via di sviluppo? Marina Tomarro ha intervistato Martina Liebsch, responsabile per le politiche internazionali alla Caritas Internationalis:

R. – Il problema è che abbiamo questa lista di obiettivi molto importanti. Ovviamente, per noi ridurre la povertà, ridurre la fame ma anche prendere cura del nostro medio ambiente sono punti cruciali. Però, se non abbiamo il finanziamento o l’impegno degli Stati a finanziare, sicuramente questa sarà una bella lista di desideri ma non sarà un impegno serio. Quindi, l’importanza della Conferenza di Addis Abbeba in fondo è questa: da una parte assicurare che questi obiettivi possano essere messi in atto e dall’altra sviluppare un po’ una visione per il futuro. Quindi, diciamo che per questo motivo questa Conferenza ha una grandissima importanza e sta a cuore a noi, come Caritas, perché noi diciamo: qui si deve far vedere l’impegno di chi governa verso i poveri.

D.  – Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aprendo i lavori ha parlato della necessità di una ripartenza per il finanziamento dello sviluppo. Cosa vuol dire?

R. – Che si lascino un po’ da parte gli interessi personali ma si guardi veramente a un accordo per il mondo futuro, servendo il bene comune. Si parla anche molto di finanziamenti, da dove proverranno questi finanziamenti… Proverranno anche da fonti private e allora lì bisogna fare delle scelte molto coraggiose. E’ per esempio molto in discussione di mettere in atto un comitato fiscale per avere regolamenti fiscali che assicurino che le compagnie paghino le tasse lì dove hanno anche i loro benefici e non per esempio che trasferiscano i benefici nei cosiddetti "paradisi offshore"...

D.  – Nella bozza del documento finale, si parla di un nuovo patto sociale e di un pacchetto per i Paesi meno sviluppati…

R. – Secondo me, è una lista di intenzioni ma mancano veramente scadenze vincolanti. E’ ovviamente un documento fatto dai governi però sappiamo tutti che la società civile ha un ruolo molto forte da giocare. Però, non mi sembra di aver visto un messaggio forte in quanto alla consultazione e partecipazione della società civile. Però, sappiamo che tutto è ancora in progresso. Ci auguriamo veramente che si arrivi a un accordo. Spero che le persone che devono decidere ascoltino la società civile e ascoltino quello che noi sentiamo spesso e ogni giorno, cioè la sofferenza di chi non ha i mezzi per far fronte a tutte le sfide alle quali ci troviamo di fronte.

D. – Il premier italiano, Matteo Renzi, nel suo intervento ha sottolineato la necessità di creare in questi Paesi posti di lavoro e nuove prospettive di speranza. Cosa ne pensa?

R. – Assolutamente sì. Sappiamo che una parte della soluzione è dare lavoro, dare l’educazione, l’educazione non solo primaria ma anche secondaria per imparare una professione, specie alle popolazioni giovani dei Paesi in via di sviluppo. Però, per questo ci vogliono investimenti e ci vuole anche il coraggio di fare politiche che permettono questo, perché chi abbia in mente di migrare o chi fino a oggi pensava che l’unica soluzione per la sua vita fosse emigrare possa dire: no, ho un’opportunità nel mio Paese.








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